Quando il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha preso la parola per riferire alla Camera sugli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, una mozione unitaria dell’intero Parlamento contro quegli attacchi sembrava ancora possibile. A fine giornata, la Camera di mozioni non ne ha approvata soltanto una e nemmeno due o tre, ma addirittura quattro: una dell’intera maggioranza, una di Pd, M5S e Avs, una di Azione, Iv e una di +Europa. Ma andiamo con ordine.

«Se si trova un accordo, ben venga, altrimenti ci potranno essere due mozioni differenti da votare», dice il leader di Fi in Transatlantico prima di entrare in Aula, no sapendo ancora che andrà a finire diversamente. E in peggio.

«Sabato Israele ha subito un attacco a sorpresa su larga scala come 50 anni - esordisce poi ricordando i primi eventi di quella che passerà alla storia come la guerra dello Yom Kippur - L’unico responsabile è Hamas: l’attacco è privo di giustificazioni e da condannare senza alcuna ambiguità». Poi fa un lungo elenco che riguarda i cittadini italiani presenti in Israele al momento degli attacchi: i due italo-israeliani non ancora rintracciati, «probabilmente presi in ostaggio», i circa 400 connazionali già rientrati con voli privati o militari, i 500 che lo faranno nei prossimi giorni e i 1.100 militari impegnati nella missione Unifil in Libano. Ma anche i 10 italiani attualmente a Gaza, di cui un bambino di un anno.

Tra i banchi del governo c’è il solo ministro della Giustizia, Carlo Nordio, più alcuni sottosegretari. In quelli dell’opposizione si vedono la leader del Pd Elly Schlein e il presidente M5S Giuseppe Conte.

Al termine dell’informativa, tra i corridoi della Camera è tutto un gran discutere sui testi delle mozioni. «La nostra è unitaria, gli altri faranno un Congresso», commenta ironico il capogruppo di Fdi a Montecitorio, Tommaso Foti. E a un certo punto sembra davvero che Pd, M5S e Avs possano presentare tre mozioni diverse. Che equivarrebbe a una figuraccia di non poco conto. «Il nostro partito è unito, vediamo cosa faranno gli altri», sussurra il presidente del Copasir ed esponente di peso del Pd, Lorenzo Guerini. Il leader di Avs Nicola Fratoianni salta come un grillo da una poltroncina all’altra per decidere con i suoi il da farsi. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, aspetta tutti al varco. La svolta arriva nel primo pomeriggio, pochi istanti prima che la seduta riprenda. Pd, M5S e Avs hanno trovato la quadra. «Garantire ad Israele il diritto di esistere e difendersi nel rispetto del diritto internazionale e umanitario - dice uno dei passaggi della mozione - L'Italia partecipi e sostenga ogni iniziativa che consenta di giungere alla liberazione di tutti gli ostaggi, di evitare l’escalation militare, di proteggere le popolazioni civili: occorre mettere in campo ogni sforzo per ricostruire un processo di pace e riaffermare il diritto di Israele e Palestina alla coesistenza sulla base dello spirito e delle condizioni poste dagli accordi di Oslo, per l’obiettivo dei “due popoli e due Stati”».

Il governo dà parere favorevole a tutte le mozioni, ma si dice contrario al punto 5 della premessa di quella di Pd, M5S e Avs. «Il processo di pace, negli ultimi anni è stato messo in grave crisi da iniziative unilaterali da entrambe parti, come i continui attacchi missilistici provenienti da Gaza e l'allargamento, sostenuto direttamente e indirettamente dal governo israeliano in carica, degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania», si legge nel passaggio contestato. Che il Pd decide di porre in votazione separatamente, e che sarà bocciato dall’Aula. Poco prima Schlein aveva preso la parola per definire, sulla linea del governo, «gravissimo» e «da condannare senza ambiguità» l’attacco di Hamas, giudicata «un’organizzazione terroristica nemica della Palestina».

Tutti chiedono la liberazione degli ostaggi, in primis dei bambini, come farà lo stesso Tajani oggi in Egitto, paese che il ministro degli Esteri in replica al Senato definisce «interlocutore fondamentale» per giungere a una tregua.

Una tregua che, quando dai palazzi della politica in molti si spostano verso l’Arco di Tito, per partecipare alla manifestazione pro Israele organizzata dal Foglio, sembra sempre più lontana.