Cominciamo dalla fine. Le intercettazioni che tirano in ballo, indirettamente, il ministro dell’Interno Angelino Alfano non sono riportate nell’ordinanza con cui, l’altro giorno, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Maria Giuseppina Guglielmi ha sottoposto alla misura cautelare custodiale 24 persone nell’ambito dell’operazione denominata “Labirinto”. L’indagine della Procura della Capitale relativa ad una asserita associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla corruzione ed al riciclaggio. E che vede come indagato eccellente Antonio Marotta, deputato del Nuovo centrodestra, già membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. Anche per lui era stato richiesto l’arresto. Per il giudice Guglielmi, che ha effettuato il vaglio del materiale probatorio, le telefonate riguardanti le modalità di assunzione presso le Poste del fratello del ministro e le premure del padre di quest’ultimo, non configurano allo stato condotte penalmente rilevanti. E, tanto meno, elementi d’indagine degni di essere riportati in un provvedimento cautelare. Nel provvedimento del giudice non c’è traccia, dunque, di tali conversazioni che sono, al momento, rimaste agli atti del Nucleo Speciale Valutario della Guardia di Finanza che su delega dell’aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Rocco Fava ha condotto fino ad oggi le attività intercettive. Tale “particolare” è importante per comprendere la genesi dello tsunami che sta colpendo Alfano in queste ore, con la richiesta delle sue dimissioni avanzata dalla Lega e dal M5s. Anche perché l’obiettivo non dichiarato ma facilmente intuibile è un altro: Matteo Renzi. Colpendo Alfano, infatti, si mira al cuore dell’esecutivo, dato che senza i voti del Ncd il governo non ha più la maggioranza in Senato. Dal momento che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e non essendoci stata la discovery degli atti da parte degli indagati con la chiusura delle indagini, le intercettazioni “incriminate” sono atti coperti dal segreto e non pubblicabili.Tralasciando, quindi, la violazione dell’articolo 326 del codice penale, c’è da chiedersi cosa ci sia dietro queste mirate “fughe di notizie”. A questo punto è necessario un passo indietro per capire quanto stia succedendo all’interno della Guardia di Finanza, la forza di polizia che, come detto, sta conducendo l’operazione “Labirinto”.A maggio il governo Renzi ha nominato il generale Giorgio Toschi nuovo comandante generale della Guardia di Finanza. Toschi, investito di un mandato secco di due anni, legato alla scadenza della legislatura, ha preso il posto del generale Saverio Capolupo, andato in pensione per limiti di età, dopo essere stato prorogato da Enrico Letta in uno dei suoi ultimi atti da presidente del Consiglio.La nomina di Toschi è stata fortemente valuta dal premier in persona che al generale era legato da una conoscenza di vecchia data, visto che costui dal 2006 al 2010 era stato comandante regionale della Guardia di Finanza in Toscana. Proprio negli anni in cui Renzi, scalando il potere, diventava prima presidente della provincia e poi sindaco di Firenze.Sulla nomina di Toschi Renzi era arrivato addirittura allo scontro con il Capo dello Stato. I dubbi del Quirinale erano concentrati sulle vicende giudiziarie del fratello del generale Andrea, ex presidente della banca d’affari Arner. Il procedimento penale, per il quale Andrea Toschi era stato arrestato, non è ancora definito. In caso di condanna metterebbe in grande imbarazzo il Corpo della Guardia di Finanza.Toschi è sempre stato vicino al generale Michele Adinolfi, già comandante in seconda del Corpo, amico personale di Renzi e Lotti, balzato agli onori delle cronache visto che il suo nome è finito all’interno delle intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate dal Noe dei Carabinieri nell’ambito dell’indagine a carico della Cpl Concordia, accusata di corruzione per la metanizzazione dell’isola di Ischia. Procedimento, allo stato, trasferito da Napoli a Modena. Il 17 gennaio 2014 Adinolfi, inviò un sms a Luca Lotti, allora capo di gabinetto di Matteo Renzi a Palazzo Vecchio. Saverio Capolupo era stato appena prorogato da Enrico Letta su proposta del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. “Allucinante - scrisse Adinolfi che mirava all’incarico di vertice - che sei mesi prima della naturale scadenza dell’incarico in Consiglio dei ministri si proceda alla proroga del comandante”.Ed è sempre Adinolfi, qualche settimana dopo, parlando al telefono direttamente con Renzi, a definire “incapace” Enrico Letta. I rapporti politici sono sempre stati importati per fare carriera nelle forze armate. Questo non scandalizza. Con il nuovo assetto del comparto sicurezza e difesa, però, tali entrature conteranno ancora di più. Quindi, essere amici di Renzi e Lotti non è un handicap. Anzi. Uno dei primi atti di Giorgio Toschi è stato quello di trasferire il generale Luciano Carta, il suo ex competitor per la carica di comandante della Guardia di Finanza.Luciano Carta era molto legato al Generale Capolupo. Dalla base era considerato il comandante in pectore. Dal 15 giugno Carta è stato trasferito dal comando dei Reparti Speciali al comando delle Scuole del Corpo. Sulla carta trasferimento pienamente legittimo ma, ovviamente, di minore prestigio. Considerata la “centralità politica” delle inchieste di competenza dei Reparti Speciali. Da cui, appunto, dipendono il Comando Tutela della Finanza Pubblica, il Nucleo Speciale Entrate, il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, il Comando Tutela dell’Economia, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, il Nucleo Speciale Tutela Mercati, il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizata (Scico), il Nucleo Speciale Frodi Telematiche, il Nucleo Speciale Tutela della Pubblica Amministrazione, oltre al Nucleo Speciale Commissioni parlamentari d’inchiesta. Al posto di Carta è stato destinato Filippo Ritondale che, secondo i ben informati, non è mai stato in buoni rapporti con il suo predecessore. A cascata, nelle prossime settimane sono previsti molti altri avvicendamenti. Una vera rivoluzione che modificherà gli assetti di vertice per i prossimi anni. Con generali, da un lato, legati a dinamiche “politiche”, nel caso di specie di stretta osservanza renziana. E con generali legati a cordate più “militari” dall’altro. C’è il rischio che questo “spoil system all’italiana abbia, però, conseguenze imprevedibili. Soprattutto per la politica. Perché passare da un fisiologico turnover ad una feroce vendetta è un attimo.