«Non possiamo dirci contrari». Quattro semplici parole che testimoniano la volontà di Forza Italia, almeno negli annunci, di non lasciar cadere la proposta lanciata da Nessuno Tocchi Caino per un “mini-indulto” di un anno che permetterebbe di far uscire dalle carceri i detenuti con ancora 12 mesi di condanna da scontare.

A parlare per gli azzurri sono i due capigruppo in commissione Giustizia: Tommaso Calderone alla Camera e Pierantonio Zanettin in Senato. «Non possiamo dirci contrari, anche se sottolineo che a noi interessa di più il discorso legato all’abuso della custodia cautelare in carcere che colpisce ogni anno migliaia di presunti innocenti - spiega al Dubbio Calderone - Più che interessarsi dei condannati, tema che va comunque considerato perché il sovraffollamento è un problema serio che l’indulto di una anno potrebbe almeno parzialmente risolvere, la stella cometa di FI sono i presunti innocenti». Questo perché, aggiunge l’esponente azzurro, un quarto o un quinto della popolazione carceraria è in custodia cautelare e circa novemila persone in attesa di primo giudizio».

Una situazione che Calderone definisce «inaccettabile per uno stato di diritto». Quindi limitare l’abuso della custodia cautelare in carcere sarebbe secondo gli azzurri la soluzione, perché «devono stare in custodia cautelare solo coloro che hanno commesso reati di massimo allarme sociale e in caso di pericolo di reiterazione codificato». Per questo FI riproporrà un emendamento al decreto Sicurezza, ma al tempo stesso Calderone ammette che sull’indulto «non possiamo essere contrari». E pazienza se gli alleati di maggioranza, cioè Lega e FdI, non ci staranno. «Vedremo - commenta laconico Calderone - Di certo il ministro della Giustizia Carlo Nordio da mesi parla di riformare la custodia cautelare e ha posto il tema come una priorità».

Sul «messaggio» di papa Francesco si focalizza invece Zanettin, il quale spiega di essere d’accordo con un «atto di clemenza» in qualsiasi forma perché «abbiamo visto tantissime espressioni di commozione e di partecipazione al funerale di papa Francesco» e di conseguenza «perché la politica sia un minimo coerente dovrebbe dare un segnale di adesione al magistero e alle idee di papa Francesco».

Dunque d’accordo con l’indultino di un anno e poco importa se gli alleati non saranno d’accordo. «Non ne faccio una questione politica ma di coerenza rispetto a certe dichiarazioni fatte a Pasqua e poi dopo la morte di Bergoglio - glissa Zanettin - dopodiché ognuno risponde alla propria coscienze». Ma la risposta arriva a stretto giro dal deputato Jacopo Morrone, delegato del Dipartimento Giustizia della Lega.

«L’appello che ritengo utile lanciare a colleghi di maggioranza e minoranza è quello di ragionare con più lucidità e consapevolezza sulla questione carceri - ha scritto ieri Morrone in una nota - A chi pensa di “svuotare le carceri del nostro paese” sull’onda emotiva della scomparsa di Papa Francesco, nonostante siano noti i dati preoccupanti della criminalità e le ripercussioni su un’opinione pubblica sfiduciata sulla capacità di fronteggiarla, rispondo che le politiche carcerarie di uno Stato sovrano non possono avere come punto di riferimento l’opinione del Vaticano o forme clemenziali indiscriminate che esulano del concetto costituzionale di umanità della pena». Una risposta durissima, e tuttavia l'esponente leghista si spinge oltre spiegando che «basta analizzare con realismo la situazione degli istituti di pena italiani per comprendere che la situazione non solo non può dirsi “insostenibile” ma è certamente in via di miglioramento grazie alle iniziative assunte dal Governo dopo anni di immobilismo o, addirittura, di scelte sbagliate».

Non solo. Morrone ribadisce l’attenzione di via Bellerio per «la fermezza della reazione e la certezza della pena» visto che le vittime vivono «”un ergastolo perpetuo”». Per questo, conclude Morrone, «l’approccio più pragmatico e realistico di qualunque politica seria è quello di non perdere mai di vista la dimensione oggettiva del fenomeno, evitando risposte emergenziali che non solo non sarebbero comprese ma che non risolverebbero alcun problema».

Di amnistia, indulto o comunque una qualche forma di clemenza aveva già parlato l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, ripreso da Benedetto Della Vedova di Più Europa che, come gli altri partiti centristi, è favorevole. «Fa bene Casini, a ricordare un aspetto peculiare benché scomodo del magistero di Papa Francesco: l’attenzione alle carceri e alle condizioni di vita dei detenuti - ha detto ieri Della Vedova - Il Parlamento smetta di girarsi dall’altra parte e si metta al lavoro sulle possibili riforme di breve e di più lungo periodo necessarie per affrontare una situazione divenuta insostenibile sotto tutti i punti di vista, a partire dalla legge proposta da Giachetti sulla liberazione anticipata all’indulto e amnistia, sarebbe un modo coraggioso e non ipocrita per celebrare nei fatti, non solo a parole, l’opera di Francesco».