Se non è un test nazionale poco ci manca. Insomma, le elezioni emiliane non sono un semplice voto locale. E anche se dalle parti del Nazareno continuano a rassicurare e a minimizzare, tutti sanno che l'eventuale caduta della storica roccaforte rossa farebbe traballare la poltrona del segretario dem, Nicola Zingaretti, e quella dello stesso premier Conte. Troppo alta la posta in gioco e troppo "fresco" il cambio di maggioranza del premier - che è passato con estrema nonchalance dall'alleanza con Salvini a quella con Zingaretti - per pensare di passare indenne da un eventuale e tutt'altro che improbabile sconfitta. E non è un caso che la riforma del cuneo fiscale sia arrivata proprio a 48 ore dal voto. Palazzo Chigi ha infatti messo in campo ogni contromisura pur di evitare la debacle elettorale. Ma un insperato appoggio a Conte sembra arrivare dal Quirinale. Se fino a ieri il Colle era convinto che in caso di caduta del governo Conte la via obbligata fosse il voto anticipato, oggi sembra che il referedum sul taglio dei parlamentari abbia cambiato l'agenda. Ma dall'altra parte della barricata sono convinti che da lunedì lo scenario sarà completamente cambiato. A cominciare da Giorgia Meloni che ha già annunciato: "Se vinciamo, da lunedì chiederemo elezioni anticipate, andiamo a citofonare a Conte per dare a questa nazione un governo forte, serio e coeso".