«La libertà di manifestazione del pensiero deve essere sempre massima e garantita a tutti, ma trova il suo limite nel rispetto delle persone». Lo ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro

Sangiuliano, che ha scritto una lettera al presidente del Maxxi, Alessandro Giuli, per chiedere spiegazioni su quanto accaduto e dopo le proteste di alcuni dipendenti del museo Maxxi per l’intervento del sottosegretario a una serata con Morgan. «Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le Istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita. Per me - ha proseguito - essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un’estetica di comportamento». «Anche le forme dell’espressione non devono mai ledere la dignità altrui. Le istituzioni culturali, e so che Alessandro Giuli è d’accordo con me, devono essere aperte e plurali ma lontane da ogni forma di volgarità. Chi le rappresenta deve mantenere un rigore più alto di altri», ha concluso il ministro.

In una dichiarazione al Tg1, il presidente della fondazione Maxxi Alessandro Guili, ha chiesto scusa alle dipendenti del museo: «Non ho alcuna difficoltà a dirmi rammaricato e a chiedere scusa alle dipendenti e ai dipendenti del Maxxi con i quali fin dall’inizio ho condivido questo disagio e quindi sono scuse che il Maxxi fa a se stesso innanzitutto, e a tutte le persone che si sono sentite offese da una serata che nei presupposti doveva andare su un altro binario». Giuli ha detto che non si aspettava un tale esito della serata: «Tutto – ha dichiarato – nasceva con presupposti diversi: doveva essere una libera e mite conversazione tra un artista e un sottosegretario, durante la circostanza la discussione ha preso ua piega diversa di fronte alla quale io, per quanto possibile, ho cercato di contenere gli esiti di quel possibile disagio che poi ne è nato». 

Apprezzamento per la posizione del ministro Sangiuliano è arrivato da vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi: «Le parole del ministro Sangiuliano rappresentano lo stile del governo Meloni: rispetto per il pluralismo ma rifiuto di qualsiasi esternazione sessista o volgare. Ci sono personalità estrose e provocatorie - continua Antoniozzi - che hanno una loro identità. Basterebbe ricordare Carmelo Bene, straordinario attore teatrale, per comprendere come a volte la dialettica assume contorni che rientrano più nella cifra stilistica della provocazione ma chiunque abbia incarichi pubblici è chiamato alla continenza e al rispetto del senso della misura». «Si può e si deve fare politica - conclude Antoniozzi - non esimendosi dallo scontro ma sempre nel rispetto delle persone e delle sensibilità: il nostro governo, iniziando dal presidente, è stato spesso oggetto in questi mesi di volgarità da parte di settori culturali, politici e giornalistici e anche questo non va bene e non c’entra nulla con la libertà di espressione».

Anche per Amedo Laboccetta, presidente dell’associazione culturale Polo Sud ed ex deputato, la cultura «non può andare a braccetto con la volgarità. Vittorio Sgarbi è un amico ma un uomo di governo non può esprimersi con un linguaggio da osteria. La sua al Maxxi è stata una pericolosa caduta di stile, che offre un assist insperato agli avversari del governo Meloni e in particolare al ministro Sangiuliano, che sta portando avanti un lavoro eccezionale. Sono convinto che l’amico Sgarbi, uomo straordinariamente intelligente, riconoscerà la brutta scivolata».

Mentre l’opposizione insorge e chiede un intervento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.  Per la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga «Le affermazioni di

Sgarbi al Maxxi sono inaccettabili e gravissime, segno di una regressione culturale preoccupante. Non bastano le parole del ministro Sangiuliano: non si può usare una grande istituzione culturale come platea per uno spettacolo indecoroso e offensivo delle lavoratrici e di tutte le donne. Chiediamo provvedimenti convinti che anche la premier Meloni non può restare indifferente. Non è stata una goliardata, ma un episodio grave per linguaggio, tono e contenuto».

Rincara la dose il deputato e co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli: «Continua il silenzio della Presidente Meloni sui suoi ministri e sottosegretari, come Santanchè e

Sgarbi. Perchè dobbiamo accettare come normali gli insulti e le parolacce di

Sgarbi e subirli in ogni consesso, dai convegni alla tv? I suoi turpiloqui non possono essere la caratteristica del linguaggio di un rappresentante delle istituzioni. È inammissibile che a

Sgarbi sia concessa questa tolleranza nell’offesa e nell’insulto. Oggi il sottosegretario alla Cultura ha detto che avrei stuprato l’Italia; alcuni mesi fa ha detto che le pale eoliche sono orrori e violenza, paragonabili a stuprare bambini. In quell’occasione, la presidente Meloni, che è anche madre, come lei stessa ricorda spesso, non ebbe nulla da dire. Il linguaggio volgare e maschilista di

Sgarbi, offensivo nei confronti delle donne, non ha portato ad alcuna decisione da parte della premier. Io, invece, ho dato mandato di citare in giudizio presso il tribunale civile l’onorevole

Sgarbi, che mi ha accusato di essere lo “stupratore dell’Italia”, come da sua intervista su un quotidiano di oggi. Dalla Puglia, la presidente Meloni trovi la forza a tutela delle istituzioni di dire qualcosa», conclude Bonelli.

In una nota, gli esponenti M5S in commissione cultura alla Camera e al Senato, scrivono: «Le parole di Sangiuliano sull’ennesimo show volgare e sessista di cui si è reso protagonista il suo sottosegretario Sgarbi sono apprezzabili. A questo punto, però, un ministro della Cultura che si rispetti dovrebbe trarre le conseguenze di quanto ha affermato. Se a suo dire in nome di una interpretazione distorta della libertà di espressione, Sgarbi avrebbe leso la libertà delle persone, allora deve dimettersi da sottosegretario».