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IL CENTRODESTRA PROVA A RICUCIRE DOPO LA FUGA IN AVANTI DEL LEADER LEGHISTA
I due si sono ritrovati ieri mattina assieme ad Antonio Tajani Berlusconi segue “da remoto” col ruolo di pacificatore
Ache gioco stai giocando? Possiamo presupporre che sia stata più o meno questa la domanda che Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha posto al suo omologo leghista, Matteo Salvini. I due si sono ritrovati ieri mattina, assieme al vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, nella sala Caduti di Nassirya del Senato per illustrare gli emendamenti alla legge di bilancio, da presentare unitariamente come centrodestra in vista di una battaglia parlamentare che finirà per correggere, e di molto, la manovra 2021 pensata dal governo. Una sorta di quiete dopo la tempesta, o sarebbe meglio dire una tregua prima di una possibile, lunga ed estenuante guerra. Finché si parla di proposte da presentare all’esecutivo, infatti, l’unità tra i partiti è granitica e si basa sulla richiesta di sostegno ai lavoratori autonomi e alle partite Iva, così come ai giovani con la riapertura delle scuole e agli operatori sanitari con l’esortazione ad aumentare, e non di poco, i miliardi da investire sulla sanità. «Abbiamo riunito il centrodestra per dare soluzioni, visto che siamo maggioranza nel Paese», ha detto Salvini prendendosi il centro della scena ancora prima dell’inizio. Ma è stato stoppato mezz’ora dopo, al termine degli interventi, quando Meloni è tornata a parlare delle polemiche degli scorsi giorni dopo la richiesta di dialogo fatta di persona da Salvini al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L’incontro in Senato durante il voto sulla riforma del Mes e il successivo scambio di messaggi tra i due aveva fatto alzare più di un sopracciglio in via della Scrofa, tanto che Meloni aveva messo una barricata di fronte a un possibile riavvicinamento tra Lega e Movimento 5 stelle. «Confido che si possa continuare a lavorare compatti e con alcune sintesi per noi fondamentali - ha detto ieri la leader di FdI - Siamo fatti per governare insieme la Nazione e non siamo più nello scenario in cui si va con altri». L’ex ministro delle politiche giovanili con Berlusconi al governo ha anche parlato di «avviso ai naviganti» quando ha ammonito il governo su un eventuale trattativa. «Noi non trattiamo - ha specificato - e non partecipiamo a nessuna mangiatoia allestita sulla pelle degli italiani».
Quando le dichiarazioni fanno pensare a una polemica non ancora del tutto rientrata, ecco che il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi tenta di gettare acqua sul fuoco, con una lettera al Corriere in cui parla di “convergenza” con la maggioranza su alcuni dei temi citati da Salvini, pur specificando la differenza di ruoli tra chi governa il Paese e chi sta all’opposizione.
«Coerentemente con il voto sullo scostamento di bilancio, i nostri parlamentari stanno lavorando a proposte migliorative con impegni precisi», ha detto Tajani sottolineando ancora una volta la vicinanza «a ristoratori, autonomi e partite Iva».
Ma l’impressione è che il lavoro di messaggero di pace tra i due litiganti messo in atto da Berlusconi nelle ultime settimane, prima votando contro la riforma del Mes e poi richiamando all’unità del centrodestra, non stia dando il risultato sperato. O meglio, che rimanga un po’ fine a se stesso. Perché i consensi verso Fratelli d’Italia sono ormai non così lontani da quelli della Lega, motivo per cui Meloni vedrebbe di buon occhio un veloce ritorno alle urne. E motivo anche per cui, dall’altra parte, Salvini ha auspicato sì una fine anticipata della legislatura ma con il voto «non sovrapponibile alla campagna vaccinale», sapendo benissimo che a luglio l’Italia entrerà nel semestre bianco ( gli ultimi sei mesi di settennato del presidente della Repubblica, che in quel periodo, per Costituzione, non può sciogliere le Camere) con una finestra di voto primaverile sempre più stretta. E con una legge elettorale che il governo, almeno a parole, è pronto a cambiare da tempo.
I due leader hanno tirato le somme ieri con i propri fedelissimi: l’una nell’assemblea nazionale, già convocata da giorni; l’altro nella segreteria politica, l’organismo che lo affianca nella gestione del partito. Nell’attesa dei risultati che arriveranno dalla verifica di governo chiesta da Conte, la confusione è tanta anche sotto il cielo del centrodestra. Che tuttavia, quando si tratta di votare in Aula, raramente si divide.