Una interpretazione di routine delle mosse berlusconiane aveva paragonato il fenomeno Parisi a quello dei vari presunti delfini, da Alfano a Fitto a Toti. E invece, nonostante gli attacchi - contraccambiati a muso duro soprattutto con Renato Brunetta - della "guardia" azzurra, non sembra che l'ex candidato sindaco di Milano, incaricato a giugno da Berlusconi di rilanciare Forza Italia, abbia ballato una sola estate. Questo certo non significa che sarà Stefano Parisi il successore come il diretto interessato ogni volta ribadisce. «Nessuna scalata al partito», rassicura. Perché, ha sottolineato, «di Berlusconi, che resta il leader, ce ne è uno solo ed io auspico che si possa ricandidare, noi invece dobbiamo creare una squadra». Ma il politico-manager, a differenza degli altri, ha un vantaggio: non nasce o comunque non emerge con Forza Italia. Viene dalla scuola del Psi di Craxi e De Michelis e tanti traguardi da civil servant ha già raggiunto nella sua vita politica e professionale. Per lui alla soglia dei 60 anni, insomma, non è come per gli altri un'avventura del tipo o la va o la spacca. E in questo può essere più rassicurante per il Cav.Per il profilo giusto che avrebbe e anche per il successo ottenuto lo scorso fine settimana in Sicilia dalla partenza del tour parisiano "Megawatt energie per l'Italia" Berlusconi, come Gianfranco Micciché ha riferito, gli ha quindi detto: «Stefano bravo, vai avanti». Non a caso Parisi su Il Corriere della sera ha avvertito: «Se qualcuno pensa che mi tiri indietro sta sbagliando di grosso». «Il tour non finirà con il referendum, ma andrà avanti fino alla primavera. Sarà per lui un tour de force che metterà alla prova anche le sue energie fisiche», annunciano nel suo staff. La tappa finale potrebbe essere Roma in primavera, quando, al di là dell'esito referendario, sia per Berlusconi che per Parisi le elezioni politiche potrebbero essere più vicine. È In vista di quell'appuntamento soprattutto che l'ex direttore generale di Confindustria è stato mandato in campo per riconquistare i tanti voti persi da Fi, che rappresentano quei moderati che Parisi preferisce chiamare liberali. E che devono essere il traino del nuovo centrodestra. Anche ieri Mister Chili tv è tornato a rilanciare la sua ricetta di un "liberalismo popolare". Con la convinzione che Matteo Renzi, che sta cercando di «acchiappare voti di destra» è in difficoltà a dare risposte a questo tipo di elettorato. Berlusconi e Parisi si sentirebbero spesso. E il No del politico manager sembra avere gli stessi toni "costruttivi" di quello indicato dal Cav dopo un lungo silenzio. Una strategia che non convince Matteo Salvini che ha detto di essere stato chiamato anche da tanti di FI. Ma Parisi rilancia rivolgendosi anche allo stesso elettorato leghista. Ieri sera era a Varese, culla della Lega Nord. E ieri mattina al consiglio comunale di Milano ha illustrato la sua proposta sulle moschee: stop alla costruzione senza una legge sulla tracciabilità dei finanziatori.Il vertice del centrodestra comunque sembra che si faccia o domani o dopodomani ma nella tarda serata di ieri è arrivato lo stop della Lega: «Non è più tempo di vertice».Intanto, Parisi va avanti. Nei prossimi giorni sarà a Brescia, Lecce, Arezzo, Perugia, Udine, Mestre, Padova, Crema, Cuneo, Torino, Parma Sassari, Termoli. Dicono nel suo staff: «Le richieste sono moltissime dalla cosiddetta società civile fatta di professionisti e imprenditori, ma anche da Forza Italia dove non ci sono solo quelli che lo contestano, ma tantissimi amministratori locali, sindaci e consiglieri, che lo vogliono». Ogni tappa del tour avrà una finestra per il "No" «spiegato» nei contenuti, perché «basta partito urlato». Secondo fonti azzurre di rango è proprio quello che pensa Berlusconi, «il ritorno al Patto del Nazareno non c'entra niente». Il punto è un altro: «Per le urla ci sono già i Cinque Stelle, FI non può confondersi con Grillo». Questo è il timore vero del Cav.