SCIOPERO DELLA FAME SULLE NAVI ONG

Sciopero della fame. È questa la decisione presa da oltre 30 migranti sui 35 ancora a bordo della Humanity 1, la nave della Ong Sos Humanity che da giorni è ormeggiata al porto di Catania in attesa che il governo italiano permetta lo sbarco di tutti i passeggeri, i quali nel frattempo hanno chiesto asilo all’Italia.

Permesso che è stato autorizzato per le oltre 200 persone che fino a ieri sera erano a bordo della Geo Barents, di Medici senza frontiere, che sono state fatte sbarcare dopo la seconda ispezione medica che ha certificato uno stato di «alto rischio psicologico» per i migranti.

«In tema di sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale, gli italiani si sono espressi alle urne, scegliendo il nostro programma e la nostra visione - ha scritto in serata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, su facebook - Il nostro obiettivo è difendere la legalità, la sicurezza e la dignità di ogni persona. Per questo vogliamo mettere un freno all’immigrazione clandestina, evitare nuove morti in mare e combattere i trafficanti di esseri umani. I cittadini ci hanno chiesto di difendere i confini italiani e questo Governo non tradirà la parola data».

Dopo lo sbarco ieri mattina a Reggio Calabria degli 80 migranti della Rise Above, la situazione si è sbloccata anche per la Ocean Viking, di Sos Mediterranée, che sta navigando verso il porto di Marsiglia.

«Saranno fatti scendere tutti i migranti dalla nave e poi registrati come richiedenti asilo - ha spiegato ieri una fonte del ministero dell’Interno francese - tutti hanno diritto di presentare la domanda di asilo». Dunque non ci saranno selezioni, come invece avvenuto a Catania nei giorni scorsi per la Humanity 1 e per la Geo Barents. Questa soluzione estrema - ha commentato Xavier Lauth, direttore delle operazioni di Sos Mediterranée - è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell’Unione europea e degli Stati associati, che non sono stati in grado di indicare un porto sicuro alla nostra nave: la consuetudine di privare i naufraghi di un porto sicuro deve cessare».

E se per il segretario del Pd, Enrico Letta, «la selezione dei disperati è una aberrazione è uno schiaffo alla civiltà», per il leader di Azione, Carlo Calenda, «quello che sta accadendo è la ripetizione dello sconcio avvenuto sotto il governo di Giuseppe Conte e Matteo Salvini». Già domani o al massimo la prossima settimana Piantedosi riferirà in Senato.

-, precisiamo che l’ingresso di alcune imbarcazioni con a bordo i migranti è stato consentito dalle autorità italiane come atto dovuto, altrimenti il nostro paese sarebbe incorso nella violazione delle disposizioni interne, visto che, una volta fatto ingresso nel nostro territorio, scatta l’esercizio del potere giurisdizionale sul gruppo di persone a bordo, nel senso che, nel caso ipotetico, l’allontanamento dal nostro suolo debba essere fatto con provvedimenti per ogni singola persona. L’individuo, se vi sono alla base fondate ragioni, può essere espulso o accompagnato alla frontiera. Il respingimento riguarda la singola persona, che può reclamare il proprio diritto di ricorrere per le vie giurisdizionali nazionali e fare domanda d’asilo».

Il diritto non può essere avulso dalla realtà e richiede la conoscenza di altre materie. «Stiamo affrontando - afferma il professor Gerardo Villanacci, ordinario di Diritto privato nell’Università Politecnica delle Marche - un fenomeno composito, che si tenta di regolare con una disposizione anacronistica. Di fronte ai fatti di alcuni anni fa la regolamentazione è rimasta sempre la stessa. Non è stato creato, attraverso anche disposizioni legislative europee, quel profilo di solidarietà alla base della gestione e della regolamentazione del fenomeno migratorio». La disperazione di chi fugge per raggiungere l’Europa non ha, secondo Villanacci, trovato i legislatori e i giuristi preparati su diversi fronti: «La questione migratoria va indagata a monte. L’impostazione tradizionale, che distingue tra migrazione volontaria e migrazione forzata, va superata, così come è superata la regolamentazione, compresa quella di Dublino, che non ha considerato più lo sviluppo esponenziale del fenomeno migratorio. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un diritto umanitario, che, però, non significa disattendere delle regole fondate sulla solidarietà. Il fenomeno migratorio, che è al tempo stesso sociale ed antropologico, verte su una legislazione che si muove sulla regolamentazione ma anche sulla promozione. La funzione promozionale della legge è prevalente» .