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Lexploit dei Cinquestelle a Roma è clamoroso. Virginia Raggi sfiora il 37 per cento e fa mangiare un uragano di polvere al pd Roberto Giachetti, distanziato di 15 punti e tallonato da Giorgia Meloni che addirittura lo appaia e minaccia di strappargli il pass per il ballottaggio. Non molto meglio per il Pd a Torino. Il sindaco uscente e nome storico della sinistra, Piero Fassino, ha sul collo il fiato della grillina Chiara Appendino, distante di circa cinque punti. A Milano, Giuseppe Sala è in vantaggio su Stefano Parisi: lo scarto tuttavia è troppo esiguo per garantire fondate percentuali di successo tra quindici giorni. Infine Napoli. De Magistris fa il pieno ma non vince al primo turno. Al ballottaggio si profila lo stesso scontro di cinque anni fa: con il candidato cioè del centrodestra. Gianni Lettieri. Significa che Chiara Valente del Pd resta fuori. Che Italia emerge, dunque, dal primo turno amministrativo? Un Paese tuttaltro che pacificato e ancora in cerca di un punto di equilibrio vero. Come rilevato da molti, la fase protestataria e di insofferenza verso la politica tradizionale non è passata, e a farne le spese è il Pd. Nessuno dei suoi candidati vince al primo turno, neanche a Bologna. Se sta fuori dei ballottaggi a Roma (forse) e Napoli (sicuro) mentre la vittoria a Milano, data quasi per scontata fino a pochi mesi fa, torna il bilico, per Matteo Renzi il panorama è sconfortante. Il centrodestra classico va in frantumi. La mossa di Berlusconi a Roma di convergere su Marchini invece di far schizzare in su lex costruttore lo ha zavorrato. Vero è che Milano è contendibile. Ma forse è una magra consolazione. Il bilancio può cambiare se alla fine Parisi prevale. Tuttavia il quadro complessivo reclama una profonda riflessione perchè oltre alla divisione va contrastata anche la spinta centrifuga verso i Cinquestelle.