«Siamo determinati a lavorare per il bene della città. Queste dimissioni non ci spaventano. Diamo fastidio ai poteri forti ma siamo uniti e determinati». Virginia Raggi prova a ostentare serenità, durante la prima riunione di Giunta senza l'assessore al Bilancio, mentre Grillo le volta le spalle e disdice l'incontro previsto per lunedì. E per dimenticare in fretta chi è andato via, la sindaca assicura: «Stiamo valutando personalità di grande rilievo e caratura, già oggi daremo un primo segnale». E il primo segnale si chiama Manuel Fantasia, ingegnere nucleare esperto di trasporti che diventa il nuovo amministratore unico di Atac.IL SILENZIO DEI BIGMa trovare in fretta nomi dei sostituti non basterà per far scordare i pasticci sulle nomine di questi primi due mesi e mezzo di mandato. Nelle prossime ore la sindaca incontrerà il Direttorio per provare a ricucire gli strappi. Ma la prima cittadina in 70 giorni si è fatta troppi nemici. Soprattutto interni. A cominciare dal blocco parlamentare romano, capitanato da Roberta Lombardi e Paola Taverna, che non hanno mai digerito la disinvoltura con cui Raggi ha estromesso dalla plancia di comando del Comune alcuni militanti a loro vicini. C'è da aspettarsi che i consiglieri comunali "lombardiani" non firmino più assegni in bianco alla sindaca, vincolando il voto di fiducia al rispetto dei patti. È questo il tallone d'Achille che Virginia sa di avere. La prima cittadina però è riuscita a innervosire anche Carla Ruocco, membro del Direttorio nazionale in genere non incline al protagonismo mediatico. Marcello Minenna l'aveva proposto lei come assessore al Bilancio, ottenendo l'avallo di Luigi Di Maio. Le dimissioni del titolare del conti municipali hanno mandato su tutte le furie la deputata campana. I big del partito, invece, si tengono alla larga dal caso romano, quasi non li riguardasse. Luigi Di Maio rispolvera la retorica del "complotto" senza entrare nel merito. Alessandro Di Battista prosegue il suo tour sul referendum costituzionale (ieri era in Cilento) come se nulla fosse successo. E Roberto Fico sembra sparito dai radar. La loro linea "mimetica", del resto, è in sintonia col caos che regna all'interno del Movimento. Persino Beppe Grillo ha cambiato più volte idea nel giro di poche ore. Il leader pentastellato, infatti, ha prima annunciato e poi smentito la notizia di un imminente arrivo del comico a Roma per sedare gli animi. Così come era stata annunciata e poi smentita la notizia di una lettera firmata da tutto il Direttorio per rinnovare la fiducia alla sindaca. La guerra tra bande in corso suggerisce prudenza e nessuno se la sente di esporsi al fianco di Virginia Raggi.IL CASO MARRAAnche perché la battaglia è ancora in corso. In queste ore bisogna scegliere i nuovi dirigenti delle partecipate e i nuovi volti della Giunta. Bisogna trovare i sostituti dell'assessore Minenna e del capo di Gabinetto Raineri che proprio ieri ha ribadito un concetto già espresso all'indomani delle sue dimissioni: «Se manca legalità, diciamo che un magistrato se ne va». E proprio il posto che fu della giudice riscalda gli animi dei militanti grillini. La maggior parte degli attivisti pone un veto: no a Raffaele Marra, l'ex collaboratore di Alemanno che avrebbe confezionato il documento inviato a Cantone per silurare Carla Raineri. Virginia Raggi ci aveva già provato a portarlo con sé, all'inizio del suo mandato, nominandolo vice di Daniele Frongia quando ancora l'attuale vice sindaco guidava il Gabinetto. Poi fu costretta a revocarlo per l'intervento diretto di Beppe Grillo che non vedeva di buon occhio la presenza di un "alemanniano" in una Giunta targata 5 stelle. Eppure Marra, anche senza incarichi ha continuato a frequentare molto la macchina amministrativa. Entrando a far parte del ristrettissimo "raggio magico". La base grillina è sul piede di guerra: una sua promozione causerebbe una frattura insanabile.CANTONE NON HA FINITOMa c'è un altro fronte aperto. La ragione "ufficiale" che ha spinto Virginia Raggi a chiedere un passo indietro a Carla Raineri nei prossimi giorni potrebbe far saltare altre teste. L'Autorità nazionale anticorruzione, infatti, si dovrà esprimere su tutte le nomine fatte dall'Amministrazione capitolina. Tanto che qualcuno prova a correre ai ripari prima del tempo. Alcuni compensi verranno rivisti al ribasso. Come quello di Salvatore Rome, capo della segreteria della sindaca finito al centro delle polemiche per i maxistipendi che dice: ha confermato: «Sicuramente il mio compenso non sarà rivisto al rialzo, e dovremo rivedere tutte le fasce di retribuzione».Le sorprese, insomma, potrebbero non essere finite.