Dopo le tensioni interne sul Mes e la trattativa febbrile sul superbonus, Forza Italia fa il punto della situazione anche in vista del congresso di febbraio che porterà il partito al primo vero banco di prova del dopo Berlusconi. Il capogruppo degli azzurri a palazzo Madama Maurizio Gasparri analizza così l’attuale fase politica.

Come sono i rapporti all’interno della maggioranza? Fi rischia di rimanere schiacciata tra Fdi e Lega sulla scia di quanto avvenuto col Mes?

I rapporti all’interno della maggioranza sono buoni, ognuno ha le sue priorità e le sue sensibilità, ma rispetto ad altre coalizioni del passato la sintonia è nettamente superiore. Non temiamo di essere schiacciati da nessuno, prendiamo atto delle scelte degli elettori e dei numeri, ma riteniamo che la nostra funzione sia centrale e decisiva nella coalizione di centrodestra. Sul Mes nessuna sorpresa, Lega e Fdi hanno sempre detto di essere contrari, noi abbiamo detto di essere favorevoli a condizione che si modifichi il nuovo regolamento, introducendo una possibilità di intervento e controllo del Parlamento europeo. Quindi Fdi e Lega hanno votato contro seguendo le loro impostazioni, noi ci siamo astenuti perché non c’è stata la modifica che abbiamo chiesto e continueremo a chiedere.

Le posizioni azzurre sulle riforme sembrano indebolirsi. Che percorso si aspetta per premierato e giustizia? Viaggeranno insieme all’autonomia differenziata che sembra disturbare i vostri governatori al Sud?

Guardi, non ci sentiamo minimamente indeboliti in materia di riforme. Questioni che un tempo sostenevamo soltanto noi adesso sono diventate patrimonio comune. Penso proprio alla giustizia, un capitolo complicato e da sempre causa di un confronto aspro tra le forze politiche. Oggi si è allargato lo schieramento che vuole una riforma vera, con la separazione delle carriere e altre modifiche che rendano più trasparente e credibile il corso della giustizia. Per quanto riguarda l’autonomia differenziata la vicenda si protrae ormai da qualche decennio, fin da quando la sinistra fece un’affrettata riforma del titolo quinto della Costituzione. Adesso siamo davanti a un nuovo tentativo che non ci spaventa affatto. Abbiamo chiesto delle garanzie nell’interesse dell’equilibrio dell’intera nazione e andiamo avanti, consapevoli che si tratta di una prova molto impegnativa ma che non comporterà penalizzazioni per nessuno.

Anche su extraprofitti e superbonus Fi ha dovuto faticare per ottenere almeno un parziale rispetto delle proprie posizioni…

Sulle banche in realtà si è fatto quello che chiedevamo noi, evitando una norma che penalizzasse le piccole banche del territorio, più vicine alle piccole e medie imprese. Fi si conferma una forza di governo concreta e affidabile. Abbiamo chiesto un atterraggio morbido verso il superamento del superbonus e siamo riusciti ad ottenerlo, individuando una soluzione capace di coniugare le esigenze di tenuta dei conti pubblici, messi in crisi dall’incapacità dei grillini, con la necessità di dare una risposta a chi è arrivato alla fine dell’anno senza aver concluso i lavori. La soluzione individuata tutela le famiglie in difficoltà, non penalizza coloro che non riusciranno a rispettare, entro il 31/ 12, l’obbligo del salto di due classi energetiche e chi ha usufruito di un beneficio in modo lecito e in buona fede. Quello che chiedevano da tempo. Un grande risultato che premia il lavoro del ministro Tajani e del nostro partito.

La leadership di Tajani è abbastanza forte per sostenere da pari a pari l’interlocuzione con gli altri partiti della maggioranza nell’attuale fase politica?

La domanda è mal posta. Altri hanno l’autorevolezza e la stessa esperienza di Antonio Tajani per sostenere da pari a pari l’interlocuzione con lui? Conosco da cinquanta anni Tajani e oggi collaborare con lui nelle delicate funzioni che ricopriamo è un grande onore. Credo poi che trent’anni di impegno all’interno del Parlamento e nelle istituzioni europee sono un dato che in Italia nessuno possa vantare.

Tajani rappresenta una grande riserva di esperienza e lealtà, in un’epoca in cui l’inesperienza e l’inaffidabilità, vedi il caso dei grillini, costituiscono una specie di provvisorio cattivo comandamento della politica. Una sorta di status privilegiato senza alcuna presunzione che consente un confronto da pari a pari con tutti in Italia e nel mondo come ministro degli Esteri. Se poi qualcuno preferisce i comici alla Grillo se li tenga pure.

Che congresso si aspetta? Sarete in grado di superare la fase del dopo Berlusconi?

Sarà un congresso positivo e sereno. Abbiamo superato la fase drammatica del dopo Berlusconi, almeno quella fase in cui alcuni prevedevano la scomparsa del nostro movimento che, invece, è presente, consapevole dei suoi limiti. Non ci sono nuovi Berlusconi in campo, né nel nostro movimento, né per la verità in altri settori della politica italiana, né a destra né a sinistra. Berlusconi è stato un personaggio unico e irripetibile, le cui doti e la cui grandezza vengono apprezzati sempre di più con il passare del tempo. Noi le abbiamo sempre apprezzate a differenza di alcuni che le scoprono solo ora.

Le Europee saranno il primo vero banco di prova dopo la vittoria alle politiche. Quale sarebbe la percentuale da ottenere per considerare superato l’esame?

Pensiamo di proseguire nel percorso intrapreso e puntiamo a raggiungere un risultato a doppia cifra alle elezioni europee e a un consolidamento quando ci saranno le elezioni politiche nell’ancora lontano 2027. Abbiamo i piedi ben piantati a terra, senza presunzioni pericolose e senza depressioni, che forse potranno cogliere gli invidiosi che si auguravano una nostra scomparsa. Siamo importanti e decisivi per una maggioranza di centrodestra che abbia una componente moderata ben collegata ad un europeismo attivo e non subalterno a istituzioni da riformare. E quindi continueremo a dire la nostra negli anni futuri con autorevolezza e solidità.