IL RETROSCENA

Il ministro democrat risponde alla minaccia di crisi del leader di Iv Ma la “questione romana” complica l’intesa coi 5Stelle

Il Pd preme per far presto e Conte decide di forzare, sfidando Renzi. Ieri ha incontrato M5S e Pd, oggi sarà il turno di Iv e LeU. Poi la bozza di Piano per l'suo dei fondi del Next Generation Eu sarà varato dal governo, portato in Parlamento, ridiscusso con enti territoriali e forze sociali. Poi, ha annunciato ieri il premier, tornerà per la seconda volta in Parlamento. Formalmente l'iter sarà ineccepibile. Nel merito tutto è molto più confuso, condizionato da una sfida che è politica e non circoscritta al merito di una questione pur di fondamentale importanza.

Il Pd vorrebbe sensibili modifiche alla bozza iniziale preparata da Conte, ma allo stesso tempo vuole fermare Renzi prima che si lanci in una crisi al buio. E' tra due fuochi: se si contrappone a Conte spiana la strada all'offensiva di Renzi, se fa semplicemente muro intorno al premier contro il leader di Iv, come nella prima riunione, rischia di dover avallare un progetto sul quale in realtà nutre più o meno gli stessi dubbi di Renzi. L'ambiguità del quadro, e anche ciò che rede il puzzle difficilmente risolubile, è tutta qui: in una crisi politica che si ammanta dei contenuti per nascondere la sua vera natura, e di conseguenza rende impossibile affrontare e risolvere anche i nodi concreti, i contenuti appunto.

Ieri Renzi è tornato alla carica ma battendo solo sul tasto dolentissimo del Mes. Chiede per l'ennesima volta di accedere subito al prestito per le spese sanitarie e deviare i fondi attualmente previsti per la Sanità, appena 9 mld, per Turismo e Cultura. Fare del Mes la prima linea, la richiesta essenziale, ha un significato preciso: voler arrivare alla crisi a tutti i costi. Su tutto il resto le resistenze di Conte potrebbero, almeno sulla carta, essere vinte. Sul Mes no. Quand'anche il premier decidesse di cedere, il M5S non lo seguirebbe. La proposta di accesso al prestito verrebbe battuta in Parlamento con una maggioranza spaccata, e con immediata caduta del governo un attimo dopo. Se Renzi ha scelto di passare dalle richieste sul Recovery al Mes è solo perché vuole tenersi una carta tale da permettergli di provocare la crisi a piacimento. Con un obiettivo doppio, apparentemente irraggiungibile in entrambi i suoi aspetti: sloggiare Conte da palazzo Chigi e, se appena possibile, sostituirlo con un governo presieduto da Mario Draghi ( o da figura simile) con il sostegno di una maggioranza di unità nazionale o almeno di semi unità nazionale.

E' su questa posta in gioco esclusivamente politica che il Pd ha deciso da alcuni giorni di rilanciare: mettendo in campo sempre più fragorosamente la minaccia di elezioni anticipate ove Conte cadesse davvero. Renzi pensa di essere al sicuro da quel rischio perché ritiene che il Pd non affronterebbe mai le urne con una legge elettorale che pare destinare il centrosinistra a sicura e sonora sconfitta. Franceschini replica facendo sapere che, al contrario, il Pd è pronto proprio perché, con questa legge elettorale, il M5S sarebbe costretto a una coalizione di centrosinistra, dalla quale Iv sarebbe esclusa se provocasse la crisi, e in campo ci sarebbe anche Conte, con una sua lista. Il pezzo forte è questo, perché Franceschini conta proprio sulla popolarità dell'attuale premier per superare la destra nelle urne.

E' un bluff quello di Renzi? E' davvero disposto a rischiare tutto pur di far cadere Conte? La risposta la daranno solo i prossimi giorni ma i segnali che arrivano dal Palazzo dicono che è quanto meno possibile che l'ex premier sia disposto ad arrivare sino in fondo, aiutato in questo dal carattere che è quello tipico del giocatore d'azzardo. In fondo scommettere sulla pochissima voglia di tornarsene a casa, sulle esitazioni del Pd, che comunque dovrebbe affrontare una prova elettorale molto rischiosa, sull'oggettiva difficoltà di votare in piena pandemia e con la crisi economica che picchia non significa puntare a colpo sicuro ma neppure attaccarsi alla fede nei miracoli.

Ma la domanda riguarda anche il Pd. E' un bluff quello di Fran-