Dopo il successo della manifestazione di ieri, organizzata dal movimento femminista Non una di meno, che ha portato in piazza a Roma centocinquantamila donne e uomini contro la violenza maschile sulle donne, oggi - giornata internazionale - è il momento di dare uno sguardo ai numeri. Drammatici.  Una vittima ogni 72 ore. Sono circa 50mila donne che hanno chiesto aiuto in un solo anno.  Lo ha denunciato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sottolineando come "in Italia ci sia ancora troppa violenza sulle donne".

Violenza che nei primi dieci mesi del 2018 ha già fatto 106 vittime, una ogni tre giorni. L’ultimo caso è quello di Sabbioneta, nel mantovano, dove Gianfranco Zani, 52 anni, ha incendiato la casa dove viveva la moglie che voleva lasciarlo per punirla, provocando la morte per soffocamento del figlio, Marco, 11 anni, che riposava in camera da letto. Un dramma che si sarebbe potuto evitare, dal momento che il gip di Mantova aveva già emesso un divieto di avvicinamento nei confronti dell’uomo per maltrattamento, ma che invece non ha fatto altro che infoltire una lista già troppo lunga.

I numeri vengono forniti da varie ricerche ma raccontano tutti un’unica realtà: il fenomeno della violenza di genere è tutt’altro che superato. L’Istat racconta soprattutto le richieste d’aiuto rivolte dalle donne a 253 Centri antiviolenza su 281 in Italia: 49.152 solo nel 2017, delle quali 29.227 hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. La maggior parte di queste donne circa il 73 per cento - sono italiane e quasi tutte costrette a subire violenza - psicologica o fisica da uomini italiani, compagni o ex partner, spesso davanti ai propri figli. E di fronte ad un fenomeno drammatico, che non accenna a diminuire, i fondi, anziché aumentare, diminuiscono e vengono utilizzati male: solo lo 0.02 per cento di quelli disponibili è infatti stato utilizzato.

Prevalentemente si tratta di donne del Nord- est ( 170,9), mentre i numeri scendono drasticamente al Sud ( 47,5), dove però cala drasticamente anche il numero di centri e fondi a disposizione. Un quarto delle donne che chiedono aiuto, il 26,9 per cento, sono straniere, e il 63,7 per cento ha figli, minorenni in più del 70 per cento dei casi. Nei primi sette mesi dell’anno sono state circa 2200 le denunce per stupro, da parte di 1.646 donne italiane e 595 straniere. Ma ammonterebbe a circa 1 milione 404mila il numero di donne che hanno subito molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro da colleghi o superiori.

Ma ci sono anche altri numeri, quelli degli omicidi: che sono diminuiti del 7 per cento rispetto allo scorso anno, secondo Eures ( Ricerche economiche e sociali), ma il numero dei femminicidi è salito al 37,6 per cento del totale degli omicidi commessi in Italia, contro il 34,8 per cento dell'anno prima. Prevalentemente in famiglia ( 79,2 per cento dei casi) e in coppia ( 70,2 per cento).

Una violenza sottovalutata, come testimonia sempre Eures: oltre un terzo delle vittime di femminicidi di coppia, infatti, ha subito nel passato maltrattamenti, denunciando nel 42,9 per cento dei casi.

Ed è proprio contro una violenza che non sembra arginarsi che ieri, a Roma, c'è stata la manifestazione del movimento Non una di meno. Una marcia «contro la violenza di genere e le politiche patriarcali e razziste del governo». L’intento, riuscito, è stato quello di denunciare «la strumentalizzazione di stupri e femminicidi, ricordano ancora una volta che la violenza contro le donne non ha colore: è sempre violenza maschile - si legge in una nota - Quest'ultima comincia nel privato delle case ma pervade ogni ambito della società e diventa sempre più strumento politico di dominio, producendo solitudine, disuguaglianze e sfruttamento. Patriarcato e razzismo sono due facce della stessa medaglia: rifiutiamo la paura, l'odio e la violenza del decreto Salvini, costruendo mobilitazione e solidarietà diffusa, in primo luogo con le migranti esposte a violenze reiterate e sulla cui pelle si gioca in modo ancora più tragico la partita della destra al governo». Tra le battaglie anche quella della difesa della 194 e contro il ddl Pillon che, afferma il movimento, «non si riforma, si blocca».

La campagna. “Non è normale che sia normale” è invece la campagna bipartisan presentata dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna, sposata da decine di persone del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura, come Fiorello, Noemi, Claudia Gerini, Maria Grazia Cucinotta, Vincenzo Salemme, Giulia Bongiorno, Maria Elena Boschi e tanti altri. «È una battaglia lunga, serve una rivoluzione culturale - ha spiegato Carfagna - Ho presentato un emendamento per istituire un ulteriore fondo per assistere le famiglie affidatarie di orfani di femminicidio. Non basta più discutere tra addetti ai lavori, oggi bisogna aprirsi, sviluppare in maniera positiva le potenzialità della rete perché se ne parli in famiglia e nei luoghi di lavoro. Si tratta di un tema drammaticamente diffuso e vicino a tutti noi».

Vedi anche il video La mappa delle donne