Il filosofo Massimo Cacciari spiega che «visto come siamo messi in Europa, con una situazione patetica tale per cui ormai non abbiamo alcuna voce in capitolo nelle grandi crisi internazionali, tanto vale mettere alla guida della Commissione una persona tra quelle poche che prendono davvero le decisioni che ci riguardano tutti», cioè una persona come Mario Draghi.

Professor Cacciari, può essere Mario Draghi l’uomo giusto per risollevare i destini dell’Europa?

Se non cambieranno le regole di funzionamento della comunità, non basterà nemmeno Draghi. Occorre cambiare le regole basilari, fondamentali, come rivedere i poteri della commissione e ridurre quelli del consiglio europeo. Certo se Draghi dovesse decidere di “lottare” sotto questo punto di vista può essere la carta giusta. E se così fosse il governo italiano dovrebbe sostenerlo, visto che il nostro paese non ha candidature più forti della sua.

L’ex presidente del Consiglio ha contatti a livello internazionale ed esperienza in Europa e nel mondo. Lo vede come il favorito alla guida della commissione?

Draghi fa parte di quel manipolo di persone “transnazionali” che da decenni regola le nostre vite al di fuori di ogni elezioni e procedura democratica. Ma non lo dico io, è il segreto di Pulcinella. E visto come siamo messi in Europa, con una situazione patetica tale per cui ormai non abbiamo alcuna voce in capitolo nelle grandi crisi internazionali, tanto vale mettere alla guida della Commissione una persona tra quelle poche che prendono davvero le decisioni che ci riguardano tutti.

L’anno prossimo oltre alle Europee ci saranno anche le elezioni negli Stati Uniti e, per quanto contano, in Russia. Sarà un anno di svolta per il mondo intero?

Lasciamo perdere le elezioni in Europa, che contano relativamente per i motivi di cui sopra. Quelle che contano davvero sono le elezioni americane, che saranno decisive. Speriamo che anche tra i dem si affermi una linea politica che possa condurre sulla strada delle trattative e degli accordi sia per quanto riguarda l’Ucraina che per il Medio Oriente. Poi se vincerà Trump, Biden o chiunque altro è secondario. Serve un approccio politico diverso a queste crisi. In Europa diciamo che Draghi dovrebbe avere la forza di imporre le riforme necessarie, altrimenti sarà magari un po’ più forte della von der Leyen ma comunque all’interno di un contesto di generale impotenza.

Draghi è uno dei protagonisti della famosa foto in treno verso Kiev con Macron e Scholz. Con Draghi alla guida, l’Ue potrebbe avere un ruolo decisivo nella guerra in Ucraina?

Non saprei perché su quel terreno contano gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Ma bisogna vedere quale sarebbe la linea di Draghi, che fino a che è stato presidente del Consiglio è sempre stata sdraiata su quella americana. E di conseguenza non credo che da questo punto di vista cambierà atteggiamento. Attenzione però: Draghi è un economista e sa quanto sta costando all’Europa il conflitto con la Russia. E quindi è possibile che punti non sulla sconfitta della Russia, come è stato finora, ma su un accordo tra le parti. In ogni caso, penso che potrebbe essere più incisivo nello scenario mediorientale.

Perché?

Perché su quel fronte gli stessi Stati Uniti hanno una posizione molto diversa. Sul fronte russo l’atteggiamento è quello di sconfiggere il nemico mentre sulla guerra israelo- palestinese è ben diverso. C’è una critica esplicita al governo di Israele e credo che li i margini di un’azione efficace della politica estera europea, ove mai questa esistesse, sarebbero più ampi.

Ha parlato prima dei grandi cambiamenti che dovrebbero interesse l’Ue e in questi giorni si parla del nido Patto di Stabilità: è una buona base di partenza?

Il Patto di stabilità riguarda il mercato, la moneta, l’aspetto finanziario, mentre i grandi nodi dell’Europa riguardano l’aspetto amministrativo e politico. L’Ue non può essere retta dal consiglio europeo, che funziona all’unanimità, e dall’altra parte essere stretta da una macchinario burocratico e amministrativo pachidermico che pesa sempre di più sulle nostre vite. Tale apparato, statalistico nella peggiore definizione del termine, va rovesciato come un calzino.

Come dovrebbe muoversi il prossimo presidente della commissione per fare ciò?

Servono politiche di convergenza in materia fiscale e di politica sociale. Prima ancora dello scandalo di un’Europa afona su tutti i temi di geopolitica, c’ tutta una serie di questioni fiscali che l’Europa non riesce a decifrare, basti guardare alla presenza di stati canaglia da questo punto di vista come Paesi Bassi e Lussemburgo.

È pensabile l’idea dell’Europa a due velocità, più volte rilanciata nel Vecchio continente?

É del tutto secondario. Il punto è l’allargamento, perché se allarghi, come sarai costretto a fare viste le premesse degli ultimi anni, sarà ancora più chiara l’impossibilità di continuare con il sistema attuale dell’unanimità. Serve una sede di governo effettivo capace di decidere.

Draghi dice che l’Europa deve «farsi Stato» : è d’accordo?

Draghi è un uomo molto intelligente ma dal punto di vista della cultura storico politico è quel che è. L’Europa non sarà mai uno stato. Se Draghi ha in mente questo non farà altro che aumentare sovranismo e nazionalismo. L’Europa deve essere una struttura federale in cui siano ben evidenti le particolarità delle diverse nazioni. Altro che statolatria.

Di statolatria parlava un secolo fa Benedetto Croce per criticare i regimi totalitari… Tutte le persone intelligenti parlano di statolatria, perché uno stato centralistico e burocratico fallisce dappertutto. L’Europa finora ha messo insieme la vecchia statolatria con l’impotenza politica e decisionista di oggi. Cioè il peggio degli estremi in cui un regime politico può finire.

Si augura Draghi alla guida dell’Ue?

Guardi, se Draghi decidesse di agire una linea federalista e rivoluzionaria dal punto di vista delle regole, lo applaudirei. Ma sono puri esercizi mentali, non vedo le condizioni perché questo accada. Se dovessimo vedere l’Europa nella situazione attuale non sarebbe neanche capace di sbarcare il lunario. I miei sono tutti discorsi in prospettiva, auspici speranze. La realtà attuale europea è quella che vediamo quotidianamente. Cioè una struttura che funziona nelle situazioni di emergenza, vedi covid e guerra, nel permettere agli Stati di fare debito. Per il resto, è un allegra combriccola che scivola verso il baratro.