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Silvio Berlusconi lo liquida come «un altro governo non scelto dagli italiani, con un premier il cui ruolo temo che sarà poco più che notarile». Attacca di nuovo «il pauperismo e giustizialismo» pentastellato, ma tiene il punto sull’alleanza con la Lega che spera «faccia valere i programmi del centrodestra».
Lo dice al Giornale di Vicenza, alla viglia delle elezioni amministrative di domenica dove quasi 800 Comuni andranno al voto. E il centrodestra, diviso sul governo Conte, si presenterà unito ovunque, tranne che a Brindisi dove sarà sfida tra la Lega ( insieme con Fratelli d’Italia) e i Cinque Stelle. Forza Italia andrà da sola. Per il resto, la coalizione unita lancerà la sfida in Comuni amministrati dal Pd come Viterbo, Brescia, Catania. La mappa del voto del 10 giugno rappresenta un po’ il paradosso della coalizione divisa per tre, con il resto dei due alleati di governo ( i vicepremier Salvini e Di Maio) corsi a duellare nell’arena brindisina. Dove comunque se si andrà al ballottaggio tra Lega e Cinque Stelle, sarà per la prima volta messo in pratica l’appoggio dell’uno a favore dell’altro. Prima prova tecnica del partito unitario populista? Nella Lega continuano a smentire e a presentare quello tra Salvini e Di Maio come un rapporto di competizione- collaborazione, in cui il Carroccio occupa una posizione “win- win”. Perché, come il Dubbio ha già scritto, l’obiettivo dei leghisti è strappare nei primi cento giorni più risultati possibili su immigrazione e riduzione delle tasse e poi se non si appianano i nodi delle divergenze sulle infrastrutture «o continueremo a governare lo stesso con una scomposizione del quadro nel quale rientrerà tutto il centrodestra oppure si riandrà a votare e noi siamo l’unico partito al quale converrebbe». La Lega batte il tasto sulla crescita. Senza la quale, come dice la senatrice azzurra Stefania Craxi, non si affronta una situazione difficile messa in luce «dai dati diffusi dall’Istat». In questa situazione Berlusconi resta guardingo e dice: «Mi auguro che la Lega consideri questa coalizione innaturale come una soluzione d’emergenza e non come una scelta strategica». E aggiunge: «In ogni caso, il centro- destra che nacque in Italia quando io scesi in campo nel 1994 continuerà ad esistere rappresentato da Forza Italia». E per contrastare la cosiddetta Opa leghista nei confronti di Fi, di cui anche il voto di domenica sarà un test, il Cav si rivolge al mondo degli astenuti: «Noi siamo quest’Italia perbene, oggi forse confusa, smarrita, delusa ma che rappresenta la maggioranza». Si tratta «di un popolo che non vuole liti, vuole soluzioni vere, concrete, realizzabili non soltanto a parole». Secondo Berlusconi «per questo centro- destra c’è uno spazio enorme anche come argine al pauperismo, l’invidia e l’odio sociale, lo statalismo e il giustizialismo». Per quello che lo riguarda, il Cav ribadisce: «Io sono in campo, con tutte le mie energie, alla guida di Forza Italia, che può e deve rilanciarsi». Insomma, il Cav attacca i grillini ma preserva l’alleato separato al governo, quella Lega che ora avrà a che fare con un premier pentastellato che però come contraltare ha il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, sempre il vero pontiere con Arcore. L’altro risultato che la Lega punta a strappare è un suo sottosegretario alle Tlc, dove sembra in pole il giovane Alessandro Morelli, salviniano doc, direttore di Radio Padania.
Le Tlc sono un punto strategico di quel conflitto di interesse agitato dai pentastellati. Anche se Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, dà atto a Conte di non aver affrontato il tema «in modo ideologico, ma di averlo posto come problema di tutti». E, comunque sia, al di là di questo, dicono dentro il Carroccio: «Conte certo è uno che fattosi da solo è molto orgoglioso di se stesso, ma sappia pure che noi ci mettiamo tre minuti tre a staccare la spina. Poteva però almeno ricordarsi il nome del fratello del presidente della Repubblica? E via, lo dobbiamo dire proprio noi che siamo leghisti?» .