Archiviata la telenovela sulla Giunta, per Virginia Raggi inizia la parte più complicata. Perché amministrare Roma significa prima di tutto prendere confidenza coi numeri. Anzi, con un numero spaventoso: 12 miliardi di euro. A tanto ammonta il passivo accumulato negli anni dal Campidoglio. In campagna elettorale la sindaca aveva assicurato il massimo impegno per raggiungere un obiettivo prioritario: la ricontrattazione del debito, rinegoziando i mutui contratti con le banche e con la Cassa depositi e prestiti. Il debito finanziario, con suoi oltre 8 miliardi di euro, è infatti la voce che pesa maggiormante sulle cassa comunali. Un tesoro a cui bisogna aggiungere altri 3 miliardi di passivo commerciale in cui figurano i debiti con Atac, Ama, Regione ed Equitalia. Toccherà Marcello Minenna, ex Consob appena nominato assessore al Bilancio, riuscire a districare la matassa romana convincendo i creditori ad accettare una rinegoziazione del debito.Ma uno dei parametri più immediati per valutare un buon amministratore è l’efficienza del trasporto pubblico. E Virginia Raggi è chiamata al miracolo: risanare Atac, la municipalizzata capitolina in costante perdita. A guardare l’azienda in cifre c’è da mettersi le mani nei capelli: 1 miliardo e 500 milioni di euro di debito, quasi 12 mila dipendenti, 80 milioni di rosso nel 2015, un parco automezzi di quasi 2 mila veicoli con un’età media di dieci anni. Ma in campagna elettorale, la prima cittadina ha insistito sulla necessità di mantenere pubblica la società, opponendosi alla proposta di privatizzazione avanzata dallo sfidante dem Roberto Giachetti. «Abbiamo una grande sfida da qui al 2019, quando cesserà il contratto di servizio tra Roma Capitale e Atac e quindi il servizio dovrà essere messo a gara», ha dichiarato solo pochi giorni fa Raggi. «Cercheremo in tutti i modi di risanare l’azienda affinché nel 2019 possa partecipare al bando di gara, competere con gli altri soggetti e vincere la gara. Per noi questo è l’obiettivo. Servono corsie preferenziali per bus, semafori intelligenti. E bisogna estendere il servizio nelle periferie dove è stato tagliato». Forse sarà più semplice creare «una rete di corsie ciclabili “leggere”, sicure, interconnesse e collegate con le stazioni della metropolitana, rastrelliere diffuse nei pressi delle stazioni e in tutta la città, consentiranno un utilizzo efficace e protetto della bicicletta per tutti gli spostamenti quotidiani di piccola e media distanza», come promesso da Raggi ai romani prima del voto.Altra bomba pronta ad esplodere è la grana dei rifiuti. Appena insediata, Raggi ha messo subito le cose in chiaro: «Siamo in una fase di pre-emergenza sul fronte dei rifiuti, e dobbiamo capire come portare immediatamente a conclusione questa vicenda. Ho chiesto un report quotidiano su tutta l’attività svolta da oggi in avanti. Ora sistemiamo la situazione, ripuliamo la città e facciamo ripartire gli impianti. Poi si prenderanno le decisioni». Il problema è di come «è stata gestita Ama», ripete da tempo la sindaca 5 stelle che poi proponeva, «dobbiamo aprire centri dove Ama possa trattare direttamente i rifiuti e rivenderli». Tra pochi giorni però i romani potrebbero svegliarsi in mezzo al pattume. L’11 e il 12 luglio infatti i netturbini saranno in mobilitazione: 48 ore di sciopero per chiedere il rinnovo contrattuale e che la domenica sia considerata un normale giorno di lavoro a pieno, a differenza di come avviene oggi.Infine l’immigrazione. Prima del voto Raggi proponeva una «distribuzione equa dei migranti su tutti i Municipi romani e conseguente verifica puntuale degli obiettivi di integrazione, vigilando sulle infiltrazioni del malaffare». Adesso la prima cittadina potrà rendere Roma finalmente accogliente. Potrebbe iniziare offrendo un riparo alle persone che da giorni sono costrette a occupare una strada, Via Cupa, perché senza alternative. Sono arrivate in Italia da pochi giorni e tra loro ci sono moltissimi bambini. La neo assessora alle Politiche sociali, Laura Baldassarre, che proviene dall’Unicef, potrebbe subito dare il segnale dell’inizio di un nuovo corso in Campidoglio.