Il giorno dopo la mozione del Pd con la quale lo si voleva sconfessare e azzoppare, il primo effetto è il rafforzamento di Ignazio Visco sulla via della successione a se stesso. Son stati costretti a dichiararlo un po’ tutti, nessun problema sul suo nome. Ed è calato il grave monito dell’unico padre nobile che al Pd sia rimasto in vetrina, Walter Veltroni, che ha bollato la mossa come «incomprensibile e ingiustificabile». Ma quel che resta, oltre al vulnus arrecato a un’istituzione storicamente strategica da parte di un partito di governo ( che ieri il Wall Street Journal ha sbrigativamente annoverato di colpo tra i «populist party» ), è la generale sorpresa. Soprattutto al Colle. Perché nelle scorse tre settimane una soluzione era stata trovata, e con l’accordo di tutte le parti in causa: Banca d’Italia, Quirinale, Palazzo Chigi.

Occorre pensare che sono ormai alcuni mesi che il Colle aveva istruito il dossier. Si era cercato se all’interno dell’istituto vi fosse una figura di possibile successore a Visco, allo stesso livello di competenza, autorevolezza, e proiezione di entrambe le qualità a livello internazionale. La si era cercata, questa figura, senza trovarla, in una girandola di contatti allargati, che hanno inevitabilmente coinvolto anche Mario Draghi, che del resto conosce bene Via Nazionale essendone stato a sua volta governatore. E come la pensi Draghi lo si è visto con chiarezza quando, il giorno dell’annuale Relazione, è sceso da Francoforte fino a Roma - fatto del tutto inusuale - e si è fatto fotografare mentre si complimentava con Visco - cosa ancor più inusuale.

E invece, con un blitzkrieg nel quale appare in controluce l’impronta digitale di Maria Elena Boschi, di cui la deputata Gregolet prima firmataria della mozione è una fedelissima, si è cercato di far saltare tutto. La sottosegretaria e plenipotenziaria renziana di Palazzo Chigi non ha mai fatto mistero della propria contrarietà davanti alla possibilità di riconferma del mandato all’attuale governatore. Visco no, ci ha creato troppi problemi, era la sostanza del ragionamento. Concetto peraltro esplicitamente ribadito da Renzi, rivendicando che «la crisi delle banche non è colpa del Pd», «chi doveva vigilare non ha vigilato» e, ancora ieri, con l’interrogativo retorico «il problema sarà mica Banca Etruria?».

Davanti a tutte queste contrarietà, una ventina di giorni fa Ignazio Visco, che è un galatuomo di carattere, aveva dato a Mattarella la disponibilità a fare un passo indietro. In fondo, alla fine del prossimo mandato avrei quasi 75 anni, sono troppi, la responsabilità è gravosa... E in una nuova girandola di contatti, la soluzione individuata al Colle era stato un compromesso. Un compromesso con un precedente storico, quando alla nascita della Bce, come non volendo decidere tra Francia e Germania, si scelse come primo presidente un olandese gradito a Berlino, il quale poi dopo alcuni anni avrebbe ceduto il passo a un francese: la staffetta Wim Duisemberg- Jean Claude Trichet. L’idea era riconfermare Visco almeno per un paio d’anni, anche perché una mancata riconferma suonerebbe stonata assai in Europa.

Invece, di fronte al patatrac della mozione, Mattarella è stato costretto a intervenire ( ma i sismografi registravano anche una discreta attività dietro le quinte di Giorgio Napolitano, e secondo alcune fonti si sarebbe mosso anche Mario Draghi), e a farlo attraverso l’agenzia di stampa Reuters proprio per tranquillizzare i mercati internazionali.

Adesso, dovrà passare la nottata. Ma quel che san tutti coloro che si occupano di banche e vigilanza, in Italia e altrove, è che il sistema bancario italiano è sano, come ha spiegato in dettaglio Visco due giorni fa al Wall Street Journal. E, soprattutto, che alla Banca d’Italia non si può rimproverare di non aver fatto i Carabinieri: la Vigilanza opera infatti di fronte a fatti compiuti, e si ferma davanti alle decisioni delle banche stesse, altrimenti si configurerebbe la preminenza di un ente pubblico sull’intero sistema creditizio. Né la Vigilanza comporta superpoteri d’altro genere: come disse Visco in un’intervista, e come non tarderà a ribadire alla Commissione d’inchiesta sulle crisi bancarie, vi sono poi decisioni che sono solo nelle mani di un governo. O, se del caso, della magistratura.