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La Camera conferma la fiducia al governo Conte II. I voti favorevoli sono 321, quindi supera la maggioranza assoluta - fissata a quota 315 a causa delle dimissioni di Carlo Padoan, non sostituito - per 6 voti. I contrari alla fiducia sono 259, gli astenuti 27 (quindi al gruppo di Iv, composto da 30 deputati, mancano 3 voti). Le ipotesi in campo Incassata la fiducia della Camera, Giuseppe Conte si presenta ora al Senato e in base a come andrà la votazione, si capirà quali saranno i prossimi passaggi di una crisi che è politica ma non ancora formale. Ecco dunque i possibili passaggi che attendono governo, Parlamento e Quirinale nei prossimi giorni. - Conte incassa la fiducia anche al Senato. La crisi formale è scongiurata, il governo Conte II prosegue il suo corso e il premier non è tenuto ad andare al Quirinale, anche se potrebbe fare un passaggio per informare il Presidente della Repubblica sulle sue intenzioni. Nelle comunicazioni alla Camera infatti il premier ha annunciato la sua volontà di varare un patto di legislatura e di lavorare a un rafforzamento della squadra di governo. Rimpasto. Conte, incassata la fiducia, mette mano alla compagine dei ministri. Solitamente il Capo dello Stato consiglia di far svolgere un nuovo voto di fiducia in caso la squadra cambi sostanzialmente. Allargamento della maggioranza. In concomitanza con il rimpasto e la stesura del nuovo patto di legislatura all’attuale maggioranza (composta da Pd, M5s e Leu) si potrebbero aggiungere anche i cosiddetti volenterosi riuniti in un gruppo parlamentare strutturato. - Conte incassa la fiducia della Camera ma sentito il dibattito al Senato non aspetta che si voti e sale al Quirinale. In questo caso potrebbe rassegnare le sue dimissioni senza essere stato sfiduciato, salvando l’ipotesi di un eventuale tentativo di Conte ter. Potrebbe cioè chiedere un reincarico al Presidente della Repubblica: tale strada viene giudicata molto impervia. Conte incassa la fiducia alla Camera ma non al Senato. La crisi da politica diviene anche formale. Il governo cade e il premier sale al Quirinale per presentare le sue dimissioni al Capo dello Stato. Il Presidente può chiedergli di restare in carica per gli affari correnti e indice immediatamente le consultazioni. Le consultazioni al Quirinale. Vista la situazione del Paese, attanagliato dalla pandemia e dalla crisi economica, Mattarella ha fatto sapere che il primo giro di consultazioni sarebbe rapidissimo, poche ore durante le quali dal presidente emerito Giorgio Napolitano ai presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico, fino a tutti i gruppi parlamentari (eventualmente accompagnati dai leader politici) dovrebbero far sapere le loro valutazioni e le loro intenzioni. Se fossero convocate, le consultazioni di questo gennaio sarebbero le prime durante l’epidemia di Covid-19; una condizione che renderebbe necessarie misure particolari, dal distanziamento alla presenza di un numero limitato di giornalisti, con una diretta streaming sempre aperta per le dichiarazioni delle delegazioni. Sentite le delegazioni Mattarella potrebbe avere già un quadro chiaro e annunciare la sua decisione o più probabilmente potrebbe dare alcune ore ai partiti per esprimersi su una serie limitata di opzioni. Al termine di questo eventuale secondo giro di consultazioni, il Presidente della Repubblica potrebbe annunciare l’esito dei suoi sondaggi. Ecco le varie possibilità sul tappeto. Conte ter. L’ipotesi di un nuovo patto con Conte alla guida sarebbe di fatto annullata dal voto di sfiducia al Senato. Governo con la stessa maggioranza ma nuovo premier. Se M5s e Pd aprissero a un nuovo premier, Iv potrebbe tornare a dialogare con M5s e Pd. Ipotesi residuale ma possibile perchè in politica mai dire mai. Governo di scopo o di larghe intese. I partiti potrebbero unirsi, con una maggioranza più ampia dell’attuale, per varare il recovery plan e far proseguire la legislatura. Il premier dovrebbe essere una personalità di alto profilo e ben vista da tutti i partiti di maggioranza. Governo elettorale. Il Presidente verifica che non ci sono le condizioni per un governo che arrivi alla fine della legislatura, incarica un premier di sua fiducia che, con un esecutivo snello, vari il recovery e porti il Paese alle urne. - Elezioni anticipate. Se non emergesse alcuna maggioranza possibile, il Capo dello Stato potrebbe sciogliere le Camere anticipatamente. Se infatti il Parlamento non fosse in grado di esprimere un governo è chiaro che non resterebbe altra strada e il Paese sarebbe chiamato a votare ad aprile.