«Pulizia», «tabula rasa», «erbacce da estirpare», disinfestazione». Usa il bastone e immagini colorite Giuseppe Conte per spiegare le ragioni dell’addio del Movimento 5 Stelle alla Giunta e alla maggioranza regionale pugliese, dopo gli scandali sulla presunta compravendita di voti. Ma non disdegna neanche la carota, l’avvocato, quando si tratta di parlare del governatore Michele Emiliano, formalmente appena scaricato: «Io non rinnego affatto quello che abbiamo fatto», premette il leader pentastellato.

«Noi siamo entrati in Giunta anche perché il presidente Emiliano ha una storia come pm che ha combattuto le mafie e perché ha una storia in termini di affinità politica rispetto a principi e valori che per noi sono importanti. Penso al welfare, alla giustizia sociale, alla giustizia ambientale. Non disconosciamo le ragioni politiche che ci hanno indotto a fare la scelta di entrare in giunta e non disconosciamo il lavoro che è stato fatto», ci tiene a sottolineare l’avvocato. Che pur utilizzando un vocabolario di lotta, quando si tratta di denunciare il malaffare, non ha il tono di chi sta sbattendo la porta in faccia al presidente della Regione. Anzi, il capo dei 5S sembra quasi conciliante, quando propone al governatore dem la sottoscrizione di un “patto per la legalità e la buona amministrazione”. Un documento, elaborato nelle stanze pentastellate, che l’ex premier consegna personalmente all’ex pm nel corso di un incontro pomeridiano avvenuto nella sede della Presidenza della Regione. Emiliano sembra gradire.

Del resto, quella di Conte somiglia molto più a una mano tesa che a una barriera eretta. Il patto grillino per la legalità si articola in cinque punti: misure relative alle candidature e alla fase elettorale, misure relative allo svolgimento del mandato da parte degli eletti, contratti pubblici, nomine e designazioni, istituzione dell’assessorato alla Legalità e di un organo ispettivo per la legalità. Tutto all’insegna della trasparenza, dell’autoregolamentazione e della cancellazione dei conflitti d’interesse dalla politica. Nulla che possa infastidire o essere rigettato da Emiliano.

Del resto, dopo tutto il clamore mediatico di queste settimane, potrebbe essere lo stesso governatore a mettere in campo delle azioni radicali per ridare un po’ di lustro alla reputazione della Regione. Un azzeramento di Giunta, ad esempio, potrebbe essere un segnale abbastanza forte da lanciare agli avversari e ai vecchi alleati. La mossa andrebbe incontro, tra l’altro, proprio ad alcune delle richieste avanzate da Conte in conferenza stampa. Davanti a un gesto di tale portata - e magari con l’istituzione di un assessorato alla Legalità nuovo di zecca - l’ex premier potrebbe cedere alle lusinghe e tornare in maggioranza. Soprattutto in una fase cui il Pd sembra in balia delle notizie provenienti dalla procura, che ogni giorno aggiungono nuovi tasselli e nuovi nomi a quello che viene descritto come un vero e proprio sistema.

E proprio oggi, dopo l’intervento di Conte, ha lasciato l’incarico anche Filippo Caracciolo, capogruppo dem in Regione. «Sembra una giostra, altro giro, altra corsa. E, aggiungerei, altro fango», ha detto Caracciolo comunicando le sue dimissioni irrevocabili. «Ogni occasione è buona per tirare in mezzo qualcuno, per provare a demolire l’avversario politico sfruttando qualsiasi occasione. Oggi è toccato anche a me. C’è qualcuno che sta tentando di gettarmi in mezzo alla mischia, sfruttando una vicenda che nulla ha a che fare con quelle che da settimane stanno occupando le cronache locali e nazionali».

Con un Pd così acciaccato, il M5S sa di avere il pallino in mano e non intende perdere questo vantaggio. Anche perché in Puglia l’ex premier non gioca da solo. A dare una mano c’è Sinistra italiana, il partito che a Bari sostiene Michele Laforgia insieme ai grillini e che sottotraccia lavora per individuare un terzo candidato che possa andar bene a Conte come a Schlein. Sulle vicende regionali, Nicola Fratoianni non ha dubbi: «È forse arrivato il momento che da parte del presidente di Regione ci sia una iniziativa. Si azzeri la Giunta? Si resetti situazione? Si liberi il campo per una discussione vera. Io penso che un atto come questo può aiutare la qualità del dibattito, lo sottrae alla battaglia elettorale. Questo potrebbe essere un punto di partenza». Un punto di partenza parecchio simile a quello di Conte.