Nella Lega è ormai guerra fredda, con i due schieramenti, quello del segretario Matteo Salvini e quello del “presidente a vita” Umberto Bossi che non si parlano più.

La rottura definitiva è arrivata oggi quando Bossi si è presentato al Pirellone, sede della Regione Lombardia, per chiedere al presidente Attilio Fontana che Comitato Nord, la lista del Senatur, venga ammessa tra quelle a sostegno della ricandidatura di Fontana.

«Salvini non mi parla? È un bambino, non si comporta come un uomo e io sono abituato a parlare con gli uomini», confida Bossi ai suoi poco prima del colloquio con Fontana.

Al tavolo del Consiglio Regionale ci sono i luogotenenti del vecchio capo, gli uomini che coordinano il Comitato Nord. Ci sono l’eurodeputato Angelo Ciocca e l’ex deputato e segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi. Con loro i consiglieri regionali Roberto Mura, Federico Lena, Antonello Formenti e Max Bastoni, i quattro espulsi da Salvini dopo lo strappo degli scorsi giorni. Tutti ascoltano le parole di Bossi, Fontana sa che ci sono in ballo voti importanti per la regione e promette di farsi carico «anche di promuovere un incontro, un tavolo per chiarire le posizioni di tutti», con riferimento ovviamene a Salvini.

Bossi durante l’incontro ha avanzato una richiesta chiara e inequivocabile: farsi parte attiva con gli alleati di coalizione al fine di riconoscere il Comitato Nord come lista all’interno della coalizione di centro destra in appoggio al presidente Fontana. Che però non si sbilancia e spiega che «la strada apre stretta».

Ma Umberto Bossi voterà Attilio Fontana alle prossime regionali in Lombardia? «Su questo non ci sono mai stati dubbi, lo conosco da troppi anni e siamo amici da troppi anni», risponde Fontana. Poi, a chi gli chiedeva come ha trovato Bossi, Fontana ha risposto: «In grandissima forma, lucidissimo come sempre e bravissimo».

Ora la palla passa dunque a Via Bellerio, con Salvini che dovrà dare una risposta. Cioè se vuole i voti del Comitato per Fontana, oppure tenere la linea dura dimostrata con le espulsioni in base allo statuto della Lega per Salvini premier, che resta cosa distinta da quello della vecchia Lega Nord, di cui Bossi è presidente a vita.