«Mi doveva portare novità e invece mi ha portato solo liti. Ma ora basta polemiche su di lui, tutti pancia a terra per il No», così Silvio Berlusconi avrebbe espresso la sua delusione su Stefano Parisi, ieri a Palazzo Grazioli di fronte allo stato maggiore azzurro. E ai capigruppo, Paolo Romani e Renato Brunetta, al vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, Giovanni Toti, Altero Matteoli, Mara Carfagna, Simone Baldelli e anche la ex tesoriera Maria Rosaria Rossi (tornata sembra anche in qualità di amministratrice dell'ufficio-residenza di Palazzo Grazioli) il Cav avrebbe espresso anche il suo disappunto per come la gran parte della stampa avrebbe interpretato la sua uscita a sorpresa nella quale ha riconosciuto che in politica Matteo Renzi è l'unico leader, oscurando l'altra faccia della medaglia: se stesso, che con quella affermazione in realtà voleva mettere al centro. E cioè che Renzi c'è perché lui «è stato buttato fuori dalla politica». Quindi, il messaggio era e resta: attenzione, il leader vero, con investitura popolare, quello che non è frutto dei giochi di Palazzo, ma anzi da questi è stato eliminato dal parlamento resto io. Del centrodestra, innanzitutto, ma anche di quell'opposizione non anti-sistema con la quale il giorno dopo il referendum in ogni caso il Capo dello Stato dovrà fare i conti. E ai suoi ha dato la carica: «Ora tutti impegnati per il referendum». Anche perché - ha sottolineato il Cav - «se vince il no torniamo alla democrazia». Sottolinea Gasparri al termine del vertice: «La vittoria del No è essenziale per archiviare una nefasta fase di governo che sta danneggiando gravemente l'Italia». Insomma, altro che inciuci.Al di là delle interpretazioni date alle frasi su Renzi, che un po' di stupore avevano creato nel mondo azzurro, la realtà è che il Cav si è rimesso al centro dei giochi interni e esterni. Mentre Parisi attacca e dice che quella frase sul premier rischia di portare «disorientamento tra gli elettori» e accusa Berlusconi «di oscillazioni», perché non è «con le coalizioni calate dall'alto e attaccate con lo scotch che si riconquistano i 10 milioni di voti persi», Berlusconi avrebbe bocciato il lavoro dell'ex candidato sindaco di Milano. I cui sostenitori si stanno ancora scervellando sul fatto che tra loro sarebbe finita così senza un vero perché. Il motivo in realtà starebbe in un sondaggio di cui ieri per primo ha parlato Adalberto Signore su Il Giornale, secondo il quale il Cav sarebbe rimasto sorpreso dal fatto che in questi mesi nonostante il lavoro intenso di Parisi per allargare il centrodestra, Forza Italia non è cresciuta. Da qui la delusione del Cav, che risulta anche a Il Dubbio. Osservano fonti azzurre: «Nonostante il tour Megawatt energie di Parisi, Forza Italia è rimasta sempre inchiodata tra l'11 e il 13 per cento. E questo anche perché Parisi ha sempre sottolineato di non essere di Forza Italia e questa è forse la cosa che al presidente è davvero dispiaciuta». Ma non è dei sondaggi che Berlusconi ha parlato ieri a Palazzo Grazioli. Gasparri, che non ha mai fatto mistero di non essere entusiasta dell'ex dg di Confindustria afferma secco: «Di Parisi abbiamo parlato due minuti, due, completamente archiviato, ma se vuole dare un contributo anche lui si metta in coda e lo dia». E aggiunge il vicepresidente del Senato: «La demagogia di Renzi, le continue bugie, gli schiaffi in faccia che prende in Europa, l'emergenza immigrazione e sicurezza, devono essere superati al più presto. Ora le discussioni sorte in queste settimane da parte di alcuni devono essere messe in archivio. Chi scalpitava per acquisire leadership litigando con tutta la coalizione, adesso potrà dedicarsi a altro». Parole liquidatorie che rivelano un po' l'umore del corpo forzista. Anche se come dice il senatore Franceschi Giro: «Berlusconi non licenzia mai nessuno». E un po' prova ne è il ritorno della senatrice Rossi a Palazzo Grazioli, alla quale sembra sarà dato l'incarico di amministratrice dello stesso Palazzo. Ma alla fine della fiera quel che risalta è che Berlusconi si è ripreso il centro della scena e si sia, secondo indiscrezioni anche «un po' affrancato da quella protezione della cerchia più intima di familiari e amici di una vita che recuperando sempre più la salute dopo l'intervento al cuore gli incominciava ad andare un po' stretta». Certo darà ascolto al parere dei medici, ma dicono che abbia già ripreso a lavorare a pieno ritmo. E lo stesso Fedele Confalonieri, che ne sarebbe stato uno degli sponsor, ieri parlando con la Stampa è parso scaricare anche lui Parisi: «A differenza di Toti non ha un buon carattere». Ma il boccino, si sa, in mano lo ha solo "Silvio" e ora ancora molto di più dei mesi di riabilitazione. Ieri sera a Palazzo Grazioli ha anche incontrato i giovani di "Missione Italia" in giro con la carovana di "500" per il No. Anche se, come avrebbe detto ai suoi ieri, resta convinto del fatto che Forza Italia si debba dare una mossa, perché «Salvini fa il suo di mestiere, ma noi dobbiamo fare meglio il nostro». Insomma, non è con lo stop o "licenziamento" di Parisi che i problemi interni si siano tutti risolti.