Giovedì 25 Dicembre 2025

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Attacchi a Pd e M5S, riferimenti calcistici e Rino Gaetano. Cronaca dell’ultimo comizio di Meloni prima del voto

La presidente del Consiglio ha chiuso la campagna elettorale di Fd’I in piazza del Popolo 

01 Giugno 2024, 16:43

14 Dicembre 2025, 15:48

Attacchi a Pd e M5S, riferimenti calcistici e Rino Gaetano. Cronaca dell’ultimo comizio di Meloni prima del voto

Europa, “TeleMeloni”, attacchi alla sinistra, paragoni calcistici. C’è stato tutto questo nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Giorgia Meloni, in piazza del Popolo a Roma. Quella piazza alla quale «noi non rinunceremo mai», ha esordito la presidente del Consiglio, «perché è da dove siamo venuti». 

Una piazza, ha aggiunto la leader di Fd’I che «racconta anche la differenza tra noi e la rabbia, la cattiveria dei nostri avversari più livorosi» perché «il nostro motore sarà sempre l'amore e non l'odio, costruire e non distruggere». E torna subito alla mente quel «l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio», storico slogan berlusconiano di piediellina memoria. 

Ma poi si fa sul serio e allora ecco il primo attacco sul premierato. Che «è una riforma che dà agli italiani il diritto di scegliere da chi essere governati». Secondo Meloni «sinistra e M5S stanno facendo un'opposizione che non hanno riservato a nessun altro provvedimento del governo» perché «non gli va giù l'idea che possano essere gli italiani a scegliere direttamente il presidente del Consiglio». E la stoccata. «Bisogna capirli, del resto il Pd come avrebbe fatto a governare quando perdeva le elezioni? E come avrebbe fatto Conte a diventare premier quando gli italiani non sapevano nemmeno chi fosse? – si chiede la presidente del Consiglio – Per loro la democrazia c'è solo se comandano». In piazza ci sono migliaia di persone ma siamo lontani dal pienone, prima dell’intervento risuona a tutta palla “sono quella stronz… della Meloni”, frase pronunciata qualche giorno fa contro il presidente della Campania, Vincenzo De Luca. E non manca un passaggio anche su questa vicenda. «Si scandalizzano se una donna si difende...vale solo per me perché io sono una donna di destra e lui un uomo di sinistra? Una donna insultata può difendersi o no? – ha chiesto Meloni – Noi siamo abituati a non abbassare la testa e non darla vinta a bulli e gradassi. Sono una donna e pretendo lo stesso rispetto che do agli altri. Eccola la parità, eccolo l'orgoglio femminile, quello che gli altri non sanno più difendere». 

E si arriva anche a parlare di servizio pubblico, di quello”TeleMeloni” più volte urlato dalle opposizioni negli ultimi mesi. «Ci accusano di occupare la tv pubblica e censurare gli intellettuali scomodi, poi vai a guardare i dati e scopri che al Tg1 io sono stato il presidente del Consiglio meno presente degli ultimi sei presidenti del Consiglio – spiega l’inquilina di palazzo Chigi – Il problema non è che c'è Tele-Meloni, è che non c'è più Tele-Pd. Abbiamo promesso che avremmo portato il pluralismo e lo faremo anche se vi stracciate le vesti». 

Il comizio viene interrotto da un malore che colpisce un militante, subito soccorso. E così si arriva alla chiusura sulle Europee, visto il voto imminente. «L'Italia a quei tavoli si siederà e lo farà da protagonista, non più col piattino in mano, quella stagione è finita – dice Meloni – L'8 e il 9 giugno abbiamo la possibilità di archiviarla per sempre. Vogliamo fare a Bruxelles quello che abbiamo fatto anche a Roma, costruire un governo di centrodestra e mandare all'opposizione le sinistre rosse verdi e gialle». Dunque niente maggioranza coi socialisti, anche se il Ppe non sarà d'accordo. «Con la sinistra non abbiamo mai governato e non governeremo, né in Italia né in Europa – conclude la leader di Fd’I – abbiamo vinto lo scudetto, ora vinciamo la Champions League». Inno di Mameli, “A mano a mano” di Rino Gaetano e la piazza, lentamente, si svuota sotto il sole cocente di Roma.