Separazione consensuale. Alternativa popolare si spacca. The end per il partito di Angelino Alfano. C’è la parte maggioritaria di Maurizio Lupi e Roberto Formigoni che guarda al centrodestra che fa riferimento al Ppe, e quindi a Forza Italia, con la quale intende allearsi nella cosiddetta quarta gamba centrista; c’è la parte minoritaria del ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, Fabrizio Cicchitto e Sergio Pizzolante che resta alleata del Pd. E’ l’esito dell’ultima direzione di Ap, durata quasi quattro ore all’Hotel Flora, a Roma, alla presenza di Angelino Alfano che ha avuto una standing ovation unitaria per la sua scelta di abbandonare il Parlamento, «una scelta che restituisce dignità alla politica» ha riconosciuto Lupi all’ormai quasi ex presidente. Oggi la direzione di Ap tornerà a riunirsi ma solo per decidere le modalità della separazione, come spiega Cicchitto, uno dei tre fondatori insieme con Lorenzin e Lupi chiamati ad avviare il percorso. «Non è finita a piatti in faccia, la nostra è stata una separazione civile e consensuale, per questo abbiamo voluto evitare la conta interna e voteremo uniti i termini della separazione consensuale», spiega Formigoni a Il Dubbio.

Prosegue l’ex governatore lombardo: «Non ci pentiamo affatto di avere dato con la nostra scelta di stare al governo stabilità al Paese, ma la nostra è stata una scelta istituzionale e non politica. Non è che in Germania se la Merkel governa con i socialisti allora diventa socialista pure lei». Sottolinea Formigoni: «Ora dobbiamo costruire una gamba moderata, autonoma, con esponenti come Raffaele Fitto, come Lorenzo Cesa ( Udc ndr) e speriamo anche Stefano Parisi, per dar vita a una componente autonoma, capace di superare il 3 per cento. Si tratta di costruire una forza il cui dialogo principale non può che essere con Forza Italia, il maggiore partito del Ppe che c’è in Italia per poter contenere nel centrodestra populismi e euroscetticismi». Rassicura: «Non ci saranno ora contraccolpi sul governo perché avevamo già detto unitariamente no allo ius soli e al biotestamento». E Lupi, ritenuto il capofila dell’ala filo- centrodestra: «Siamo accomunati dal giudizio per cui abbiamo portato l’Italia in porto. Personalmente penso che oggi serva una propo- sta seria, moderata, liberale alternativa al Pd». Alfano, che ha annunciato e confermato il suo forfait dal Parlamento, ma non dalla politica, invece puntualizza: «Io la mia scelta di campo l’ho fatta, nel cosiddetto centrodestra non ci torno, non ci posso tornare». Pizzolante, vicecapogruppo alla Camera, e Cicchitto, fondatore di Ncd poi diventato Ap, insieme con Lorenzin invece difendono le posizioni di chi ha creduto all’alleanza di «un centro moderato con un Pd riformista come quello di Renzi». Ora si tratta di iniziare a definire con la nuova direzione di oggi il percorso tecnico e giuridico della separazione. Non è finita a piatti in faccia, ma certamente sono in ballo questioni non di poco conto come ben due simboli ( quello di Ncd e poi quello di Ap), sedi e gruppi parlamentari. Per evitare di incappare nella norma di legge secondo la quale per correre alle elezioni occorre presentare un elevato numero di firme se non si ha un gruppo in Parlamento sembra si stia studiando un escamotage come quello di restare uniti, seppur separati, dividendosi i due gruppi tra Camera e Senato: uno ai filo- Pd e l’altro al filo- centrodestra. Le notizie che vengono della fine di Ap non possono che suonare come musica per Forza Italia. Ieri anche l’ex sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, espulso dal Carroccio da Matteo Salvini, ha annunciato la volontà di candidarsi aderendo alla quarta gamba. Che a questo punto è affollatissima. Restano le resistenze di Salvini: «No all’arca di Noè, no a chi ha lavorato con i governi di centrosinistra». E figuriamoci l’opinione del leader del Carroccio proprio su Tosi da lui stesso espulso. Ma l’ex sindaco di Verona: «Mi candiderò nel proporzionale, Berlusconi è il king maker». Berlusconi in un’intervista a Il Tempo del resto aveva già detto: «Chi in questi anni ha sostenuto governi di sinistra ovviamente non può candidarsi in Forza Italia. Se però alcuni parlamentari che vengono dalla nostra storia politica vorranno dare vita a un soggetto elettorale schierato nel centrodestra, sarà una scelta di coerenza che valuto positivamente». La quarta gamba è quella decisiva per arrivare o superare quota 40 per cento. E secondo il racconto che avrebbe fatto Alfano in direzione sarebbe stato proprio Fitto, l’altro ex delfino del Cav, l’anti- Alfano da sempre di Fi, rimasto però sempre nel centrodestra, a far saltare l’ipotesi di un rassemblement centrista che avrebbe tenuta unita tutta Ap. Corsi e ricorsi della storia azzurra.