Avotare ci andrà, «perchè si deve, è un dovere e un diritto», ma il dibattito non lo appassiona per niente. Michele Anzaldi, parlamentare renziano senza peli sulla lingua, non risparmia critiche a nessuno.

Perchè non la appassiona? Per l’unica cosa che capisco. Queste primarie e questi candidati non funzionano a livello comunicativo. Le diversità tra le posizioni ci sarebbero anche, ma non si capiscono. Servirebbero tre slogan, tre “card” da far girare su internet in cui ognuno dice: “Se vinco, queste sono le priorità”. Invece zero. L’unico punto caratterizzante uscito nella fase finale sarebbe l’alleanza coi 5 Stelle, ma anche su questo tutti e tre dicono di no. Nessuno ci crede, però.

È una critica pesante. Cosa vuole che le dica: se non si sanno comunicare le proprie peculiarità, come si pretende di coinvolgere un popolo? In tutte le primarie precedenti c’erano degli slogan che funzionavano. Penso a quelle in cui è nato Matteo Renzi: “Se vinco io ci sarà il big bang”. Invece qui è tutto piatto.

Ma queste differenze ci sono davvero, alla fine? Ma certo che ci sono, però per capirle i nostri elettori devono leggere tutta la mozione e, soprattutto guardare le biografie.

Le biografie? Le biografie e i ritagli di giornale. Io quelli li conservo tutti e alcuni non mi tornano.

Ora deve chiarire. Io Zingaretti lo conosco dagli anni della Fgci, lo vidi ad una riunione e si capiva che aveva una marcia in più. Peccato che ora, intorno a lui, ci sono persone che nei miei ritagli dovrebbero stare altrove.

Serve qualche nome… Le racconto un aneddoto personale. I primi giorni in Parlamento dovrebbero essere i più emozionanti, no? Ecco, per me nel 2013 lo sono stati solo parzialmente, perché appena sono stato eletto vivevo nel sogno che Paolo Gentiloni diventasse sindaco di Roma. Sarebbe stato un ottimo sindaco, come si è dimostrato poi essere un buon sindaco della Nazione da premier. Invece, per uno strano gioco delle tre carte, in un partito romano che all’epoca era guidato dal gruppo che da sempre rappresenta il riferimento per Zingaretti, a quelle primarie vinse Ignazio Marino, che era quello meno conosciuto e che conosceva meno Roma, che sconfisse anche il mezzobusto più famoso d’Italia, David Sassoli. Ecco, questo oggi per me è un ritaglio che non torna, proprio a proposito di Zingaretti.

Me lo vuole dire per chi voterà domenica? Io vado a votare da semplice cittadino, senza incarichi nel partito. Andrò e voterò Roberto Giachetti. E’ frizzante ed è coraggioso.

Perchè non Martina? Martina è un amico, ero in commissione Agricoltura e lui era il mio ministro. Però senta, prima con Martina segretario si era detto che serviva un nome nuovo, e tutti ci siamo rivolti a Marco Minniti. Poi lui sparisce, e ora come facciamo ora a spiegare che torniamo su Martina? E’ complicato. Giachetti, invece, ha una posizione chiara, che si riesce a spiegare ai delusi. Lui è nuovo, proviamolo.

Però diceva che questa campagna elettorale non ha funzionato. No che non ha funzionato. Gliela racconto dal mio punto di vista: una delle poche cose che ho fatto è stato scrivere all’amministratore delegato della Rai, per chiedere che garantisse pari opportunità in tv ai tre candidati. Sono stato l’unico, nessun altro collega di partito si è mosso, nemmeno i candidati. Solo Anna Ascani ha rivendicato pari opportunità a Porta a Porta, altrimenti anche lì ci sarebbe stato squilibrio. Le pare che né i contendenti né gli altri miei compagni di partito abbiano battuto ciglio? Eppure la Rai non si è comportata affatto bene.

Cosa c’è sotto? Mi limito a dire questo: speravo che non si usassero i mezzucci da campagna politica, pur di andare di più in video. Della serie: qui ci vado perchè sono presidente di qualcosa; là perchè sono appassionato di calcio; dall’altra parte perchè sono parlamentare... Insomma, se volevano sembrare tre amici che si contendono sportivamente la segreteria, se la sono giocata molto male. Mi sarei aspettato più correttezza.

Però c’è anche un problema dei media, non crede? Ma certo, non faccio altro che dirlo. Il problema c’è sia nel servizio pubblico che nei giornali, che chiudono oppure sono succubi di una forza politica arrogante e violenta. I 5 Stelle hanno deciso che i finanziamenti ai giornali erano soldi buttati e hanno levato tutti i contributi all’informazione, penalizzando però anche chi faceva un servizio importante. E’ un clima complicato e non si riesce a comunicare in modo corretto. Guardi me: io faccio tante cose in Rai, ma nessun giornale le scrive perchè sono scomode. E l’arbitro, l’Agcom, si volta dall’altra parte. Sa quanti esposti ho fatto senza che facesse nulla?

Quindi anche l’arbitro non è imparziale? Con tutti gli esposti e le prove che ho presentato ad Agcom e Corte dei Conti, la Rai dovrebbe essere paralizzata. Invece nessuno risponde, dalla violazione del silenzio elettorale di Salvini al Tg2 per la Sardegna, fino alla nomina di Foa. Pensi che mi stanno negando l’accesso ad atti parlamentari, come le schede di voto in Vigilanza, che sono conservati a vita e devono essere consultabili. Io sono deputato, commissario e segretario della Vigilanza Rai, eppure non me li fanno vedere, nel silenzio del presidente Fico.

Parliamo del caso del padre di Maria Elena Boschi: mediaticamente è stata una mazzata. Ora la sua posizione viene archiviata e nessuno lo scrive. Il problema è più grave di così ed è proprio dentro il Pd. Abbiamo molti addetti stampa, e almeno tre capi uffici: uno alla Camera, uno al Senato e uno per il partito. Avrebbero dovuto prodigarsi per capire come comunicare, chi sarebbe dovuto andare in tv e lavorare per ottenere spazi. Invece cosa è stato fatto? Si protesta perchè su Boschi è uscito solo un trafiletto, ma il responsabile comunicazione del partito c’è? E cosa ha fatto?

Il Pd e la comunicazione non vanno proprio d’accordo? Per questo dico che non mi appassiona il congresso, è un modo per parlare d’altro, mentre gli altri guadagnano voti altrove. L’unico segnale di vita lo sta dando Renzi in tour con il suo libro, ma gli sta succedendo di tutto. Vorrei dire ai candidati del Pd che, nel 2013, una forza politica nata dalle intuizioni di Casaleggio, che non è mai andato in televisione, ha preso il 25%. Possiamo dire che è colpa degli altri, ma forse dovremmo anche muoverci. Un partito vero dovrebbe fare così.

Almeno opposizione in Parlamento il Pd riesce a farla? Anche in Parlamento l’opposizione c’è, peccato che nessuno sappia comunicarla. Capisco che ci sia un problema di stile e di età, ma pensiamo a cosa facevano gli altri al posto nostro qualche anno fa. Pensi al caso della presidente della commissione Giustizia, Giulia Sarti, e di Rocco Casalino portavoce del Governo: fosse successo a noi, il finimondo. Invece, gli unici a denunciare il caso sono stati parlamentari di prima nomina, come Pagano e Miceli. Da tutti gli altri, silenzio.