Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento è nota perché nel Palazzo ducale e nel Castello sono state girate alcune scene de Il Gattopardo, il kolossal diretto nel 1963 da Luchino Visconti, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Negli anni ’ 90 è diventata teatro di scene più crudeli, di guerra vera della e nella mafia. Nel corso del secolo, la storia narrata nel capolavoro della letteratura del Novecento è quasi svanita nella memoria collettiva e, negli ultimi decenni, ha preso il sopravvento la cronaca nera di fatti drammatici di violenza inaudita che hanno lasciato ferite profonde non ancora del tutto rimarginate: molti servitori dello stato sono stati uccisi e molti autori di quegli omicidi, prima complici e poi, all’improvviso, divenuti nemici e assassini l’uno dell’altro. Nell’atrio di Palazzo degli Scolopi, sede del Municipio di Palma, campeggia una lapide che ricorda le vittime di mafia onorate della cittadinanza postuma: il carabiniere Giuliano Guazzelli, il giudice Rosario Livatino, il magistrato Antonino Saetta ucciso insieme al figlio Stefano.

A ventisette anni dalla morte del giudice Rosario Livatino, il comune di Palma ha scelto il film Spes contra Spem – Liberi Dentro di Ambrogio Crespi per ricordare la figura del “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Un film che raccoglie le testimonianze di condannati all’ergastolo ostativo che hanno riconosciuto le loro terribili colpe e hanno manifestato il definitivo ripudio di ogni scelta criminale. Tra i protagonisti del film, girato nel cercare di Opera a Milano, c’è anche Gaetano Puzzangaro, cittadino di Palma, che fece parte del commando che tolse la vita al magistrato.

L’evento senza precedenti è stato particolarmente voluto dal sindaco di Palma, Stefano Castellino, neo iscritto al Partito Radicale e lui stesso colpito dalla mafia che gli ha strappato lo zio. «E’ rivoluzionario che un uomo delle istituzioni ricordi un altro un uomo delle istituzioni assassinato con parole di compassione e inclusione del responsabile di quella morte a fronte del suo cambiamento», ha notato Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, che ha proposto la costituzione di una “Lega di Sindaci per il Diritto alla Speranza”.

Per il giovane sindaco, il bene e il male sono entrambi cittadini di Palma: il bene che ha ispirato la vita di Rosario Livatino, un giudice buono e giusto; il male compiuto da Gaetano Puzzangaro che gli ha tolto la vita e ha segnato la sua stessa vita condannata all’ergastolo senza speranza. Stefano Castellino è convinto che il male compiuto da Gaetano può essere convertito nel bene per altri che oggi hanno l’età che lui aveva quando, illuso dal guadagno facile, dal potere e da un malinteso senso del rispetto, ha scelto la via della violenza.

A loro si rivolge Gaetano con una lettera letta dall’avvocato Maria Brucale, che lo segue in tutto e per tutto. «Scegliete di mettere in gioco la parte sana di voi stessi a beneficio delle persone che vi stanno vicino e per la comunità in cui vivete, poiché, mettendo a disposizione la parte migliore di voi, potrete capire il significato dei valori per cui vale la pena di vivere e perfino sacrificare il vostro respiro per ciò che amate».

Il nipote di Gaetano, Anthony Puzzangaro, è intervenuto per dire di essere orgoglioso e felice del cambiamento di suo zio e di aver visto nei protagonisti del docufilm «uomini senza speranza che riescono a dare speranza ad altre persone, aiutandole a non intraprendere strade che portano alla morte non solo degli altri ma della loro stessa anima». La proiezione docufilm di Ambrogio Crespi, presente all’evento e commosso nel suo intervento, si è tenuta nel cortile del palazzo comunale affollato di cittadini di Palma.

Nel suo intervento, dopo aver ricordato le vittime della mafia onorate della cittadinanza di Palma e che ha conosciuto nel corso della sua vita da magistrato, Santi Consolo ha detto che «gestire il disagio, la sofferenza e l’emergenza è possibile se non si uccide la speranza».

«E’ facile, soprattutto quando siamo travolti dalla paura, dire “pena di morte” o “buttiamo via la chiave”. Ma voi credete che uno stato sia civile se a crimini efferati, omicidi, morti risponde con uccisioni di massa? La violenza chiama violenza e quando noi facciamo del male al prossimo quel male torna a noi stessi». «Occorre guardare avanti con coraggio e fiducia e costruire insieme un futuro di accoglienza, solidarietà, giustizia, verità e benessere», ha scritto nel suo messaggio don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del giudice ucciso, che da tempo sta seguendo il percorso di riconciliazione di Gaetano Puzzangaro.

Il 21 settembre, a Palma di Montechiaro, forse, è iniziata un’altra storia, di segno diverso da quella descritta dalla cronaca degli ultimi decenni. E’ storia di tolleranza, inclusione, accoglienza e di riscatto di un’intera comunità, alla quale i protagonisti negativi di quegli anni possono tornare per essere non più un pericolo ma una risorsa preziosa.