Viviamo nell’epoca del “pragmatismo egoistico”, che spesso porta ad un vero e proprio delirio di onnipotenza. Una tendenza a dominare tutto e tutti, che fa perdere il contatto con le proprie origini. Ettore Gotti Tedeschi, banchiere di fama internazionale ed ex presidente dello Ior ( la banca vaticana), riflette su dove sta andando il mondo, colpito, oltre che da una grave pandemia dagli effetti sociali ed economici devastanti, da una guerra dagli esiti imprevedibili. Lo fa nel suo ultimo libro, intitolato Così non parlò Zarathustra ( Edizioni Cantagalli), con Giovanni Castellini Rinaldi. L'occidente ha cambiato, nel bene e nel male, il mondo. Adesso è il resto del mondo che sta cambiando l'occidente? Direi piuttosto che l’occidente negli ultimi cinquant’anni ha cambiato, anzitutto male, sé stesso ed ora sta subendo le conseguenze di questo cambiamento. L’occidente ha ucciso la sua cultura cristiana, ne ha rinnegato i valori. Soprattutto ha negato le leggi naturali sulla vita e sulle nascite, ma senza neppure assimilare una vera cultura illuministica, positiva e razionale. L’occidente è declinato senza creare le condizioni per un suo nuovo rinascimento. Ora il resto del mondo dovrebbe soprattutto riflettere sulle cause di questo declino, onde evitare gli stessi errori.

Il degrado morale, su cui lei si sofferma molto, è anche causa di guerre e carestie?

Certo. Perdere il senso della vita, del bene e del male, negare il peccato confondendo virtù con vizi, confonde il senso da dare alle proprie azioni, che sono allora influenzate da vizi, quali l’avidità, egoismo, indifferenza al prossimo. In sintesi convertendosi al cinismo, al pragmatismo egoistico. Il degrado morale è conseguenza della perdita di valori di riferimento e l’accettazione di forme di nichilismo che nell’ultimo mezzo secolo hanno dominato le culture. È la miseria morale che provoca la miseria materiale in tutto. Non il contrario, come qualcuno vorrebbe lasciar intendere. Spesso, si commette un errore: cercare di correggere gli effetti e non le cause. Secondo lei, si persevera anche adesso con la guerra in Ucraina? Questo è un punto chiave. Le situazioni che noi identifichiamo nella famosa “realtà” da cui non si deve prescindere sono state causate da errori originali che non vogliamo riconoscere. Ma se agiamo sulla realtà, che è un effetto, e non sulla causa che l’ha generata, non solo non risolveremo il problema, ma lo aggraveremo. Se sbaglio la diagnosi, la prognosi non potrà altro che esser errata. Ciò vale anche evidentemente per l’origine della guerra in Ucraina. Rileggiamo ciò che dichiarava sull’Ucraina Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza sotto la presidenza Carter dal 1977 al 1981. Nel suo ultimo libro lei parte da Nietzsche. Il pensiero del filosofo tedesco è ancora attuale? Il pensiero di Nietzsche e le profezie di Zarathustra permettono di comprendere perfettamente ciò che è avvenuto negli ultimi cinquant’anni. Nietzsche ha ispirato il pensiero della cultura dominante nell’intero ultimo secolo. Persino, oserei affermare che è stato l’insegnamento di Nietzsche a fare immaginare e formulare un nuovo ordine mondiale e di taluni reset successivi. Il suo pensiero ha aiutato non poco la distruzione delle fondamenta dell’occidente. Il suo pensiero ha affermato proprio il primato della realtà sulla morale tradizionale, ridimensionando, negando, la trascendenza, assolutizzando la scienza e la tecnica, imponendola come unica verità indiscutibile. Non dimentichiamo che Nietzsche spiega, attraverso Zarathustra, che «un tempo peccare contro Dio era il massimo sacrilegio, oggi è peccare contro la terra la cosa più orribile». Più attuale di così. La pandemia ha messo in crisi la globalizzazione o le farà cambiare pelle per conservare il suo carattere pervasivo? Come è forse nata la pandemia e come è stata successivamente gestita, è sintomo della crisi della globalizzazione. Il processo di globalizzazione, di per sé buono e opportuno, risente di come è gestito. Ciò avviene per tutti gli strumenti in mano all’uomo. Per la globalizzazione potremmo usare la stessa definizione che San Giovanni Paolo II diede di capitalismo, spiegando che produce benessere, ma può confondere l’uomo immaturo. Sempre San Giovanni Paolo II, nell’enciclica “Sollecitudo rei socialis”, spiega che i problemi che l’uomo deve fronteggiare sono conseguenza del fatto che l’uomo di questo secolo ha investito molto in scienza e tecnica, ma ben poco in sapienza, rischiando pertanto di trovarsi molto immaturo nel saper gestire detti strumenti che gli sarebbero sfuggiti di mano. Stesse considerazioni le fa Benedetto XVI in “Caritas in veritate”, quando spiega che l’uomo di questo secolo intriso di nichilismo rischia di lasciare prendere agli strumenti autonomia morale. Che succede se uno strumento prende autonomia morale? Fa la guerra? È evidente che la globalizzazione cambierà. Cambierà nome. Si chiamerà globalizzazione inclusiva per tutti e sostenibile per l’ambiente. In pratica si sta progettando un nuovo- nuovo ordine mondiale. Chissà però se Cina, India, Africa condivideranno. Il nuovo mondo vedrà contrapposti i produttori di materie prime e i consumatori delle stesse. Dopo gli sconvolgimenti degli ultimi due anni, andremo incontro a modelli economici e sociali che metteranno al centro l'uomo e i territori? Gli sconvolgimenti degli ultimi due anni, che sono conseguenza di ciò che è avvenuto negli ultimi cinquant’anni, sono frutto di innumerevoli tentativi di correzione degli errori non riconosciuti nelle cause, ma solo curati negli effetti. L’ultimo reset che ci viene imposto, definito capitalismo inclusivo e sostenibile, produrrà una serie di conflitti che concorreranno ancor più a creare condizioni complesse da risolvere. Pensi solo a due conflitti potenziali, ma più volte annunciati e avviati. Il primo tra natalità in occidente, crescita economica e protezione dell’ambiente, sempre in occidente. Non le pare impossibile conciliare questo triplice conflitto? Il secondo tra investimenti tecnologici e intelligenza artificiale e lavoro umano. Come sentiamo la mancanza di una autorità morale.