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IL MINISTRO DI PUTIN: L’INTESA SUL GRANO NON FERMA LE TRUPPE RUSSE
Rovesciare con la forza il governo di Volodymir Zelensky era l’obiettivo della fallita “guera lampo” di Putin, un piano da attuare in pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio con i corpi speciali di Mosca che avrebbero assassinato il presidente. Non andò così: la resistenza di Kiev e la vigilanza dei servizi di sicurezza ucraina scongiurarono quello spregiudicato tentativo. E da allora neanche Vladimir Putin ha più rievocato la possibilità di rovesciare l’esecutivo ucraino, concentrandosi sula conquista delle regioni russofone e altre ambizioni territoriali sullo sfondo del conflitto “freddo” con l’Occidente in un prospettiva di medio- lunga durata.
Ci ha pensato ieri il ministro degli Esteri di Mosca Sergey Lavrov intervenuto come ospite a un vertice dell Lega araba a far tornare l’argomento in agenda. Lavrov ha testualmente definito «regime inaccettabile» il governo di Kiev.
Spiegando che la Russia è determinata come non mai ad «aiutare gli ucraini a «liberarsi dal peso di questo regime».
«Il popolo russo e quello ucraino - ha aggiunto il capo della diplomazia russa - continueranno a vivere insieme, aiuteremo sicuramente il popolo ucraino a sbarazzarsi del regime, che è assolutamente antipopolare e anti- storico, mentre gli alleati occidentali vogliono che l’Ucraina sia l’eterno nemico della Russia». Pura propaganda, certo, ma anche una decisa spinta verso l’alto dell’asticella degli obiettivi che non sembra offrire alcuno sbocco diplomatico alla guerra in atto da ormai cinque mesi.
Lavrov ha infatti spiegato che nonostante l’accordo raggiunto con l’Ucraina per l’export del grano ( con mediazione turca) le operazioni militari vanno avanti senza freni, come e più di prima: «Non c’è nulla negli obblighi che la Russia ha assunto, anche nell’ambito degli accordi firmati il 22 luglio a Istanbul, che ci vieterebbe di continuare un’operazione militare speciale, la distruzione di un’infrastruttura militare e altri obiettivi militari».
Intanto a Kiev i livelli di allerta per un possibile colpo di mano si alzano decisamente; ieri Zelensky in persona tramite un decreto presidenziale d’urgenza ha licenziato Hryhoriy Halahan dalla carica di comandante delle forze speciali delle Forze armate dell’Ucraina e ha nominato Viktor Khorenko al suo posto. Un ruolo cruciale nella gestione del conflitto con i russi.
Ufficialmente si tratta di una sostituzione per “motivi di salute” come recita un comunicato molto articolato della presidenza: ù «Stiamo tutti lavorando al limite delle nostre capacità in questo momento, con grande carico fisico e morale.
Sfortunatamente, lo stato di salute del signor Demchenko non gli permette di lavorare con un tale carico ora».
Verosimile anche se rimane difficile credere a questa versione.