ANTISEMITISMO

L’antisemitismo - termine coniato nel 1879 dal giornalista tedesco Wilhelm Marr e inteso come l’avversione e la lotta contro gli ebrei - è un fenomeno presente nella storia dell’umanità fin dai primi secoli del Cristianesimo, acuitosi nel tempo, essenzialmente per motivi religiosi ed economici, sino all’epoca attuale, concretizzatosi in ingravescenti episodi di intolleranza contro la popolazione ebraica. In Europa il fenomeno si manifestò con grande virulenza all’inizio del diciannovesimo secolo, specie nei Paesi dell’Est, sotto forma di violente sommosse popolari ( pogrom) che causarono centinaia di morti fra le comunità ebree.

A fronte di tali episodi insorse Theodor Herzl, scrittore ungherese naturalizzato austriaco, Presidente del Movimento sionista internazionale, che, nel 1896, diede inizio a una campagna tesa a proteggere i suoi correligionari favorendone l’esodo consenziente dall’Europa, indicando come possibile loro insediamento Stati extracontinentali quali l’Argentina, il Congo belga o il Mozambico portoghese, ma tutte queste Nazioni rifiutarono la loro accoglienza.

Nel corso del VI Congresso Internazionale sionista del 1903 a Basilea, sull’onda degli orrori avvenuti nel primo dei pogrom perpetrato dai Russi a Kishinev ( Chisimaio) in Bessarabia il 2O aprile di quell’anno e nel corso del quale erano stati uccisi 45 ebrei, Herzl avanzò una nuova dettagliata proposta per il trasferimento della popolazione ebraica dell’Est europeo in Africa, in uno dei possedimenti della Gran Bretagna.

Il Ministro delle colonie di S. M. britannica, Joseph Chamberlain, o? rì agli ebrei un territorio nel Sinai egiziano ( allora Protettorato inglese dal 1882) e, a seguito della ricusazione da parte di Herzl che riteneva tale territorio troppo arido e inospitale, gli propose una zona di 13omila chilometri quadrati in un altro dei possedimenti inglesi e precisamente nell’Uganda, nella Contea di Nasin Gishu sui monti Mau, vicino alla città di Mbale, a 200 chilometri dalla capitale Kampala(“ Progetto Uganda”). Il territorio era stato prescelto in quanto abitato da una popolazione, gli Abayudaya, che da tempo, sotto la guida del prestigioso capo spirituale e militare Semei Kakungulu, praticava una sorta di ebraismo e che quindi avrebbe potuto accogliere e fraternizzare con correligionari europei. La proposta, portata a Basilea al VII Congresso sionista nel 1905, non trovò però l’approvazione di tutti i congressisti che ritennero il luogo o? erto troppo isolato, privo di risorse, infecondo e circondato da popolazioni ostili. Gli ebrei dell’Europa restarono pertanto nel Vecchio Continente, alla mercé dei pogrom che andavano moltiplicandosi contro di loro specie all’Est e le loro comunità erano costrette a vivere in condizioni di grave indigenza, spesso portate alla povertà assoluta dallo sfruttamento loro imposto dalle maggioranze cristiane.

Questa situazione si protrasse sino ai primi decenni del ventesimo secolo, allorché peggiorò ulteriormente a seguito della presa del potere, in Germania, del Partito Nazionalsocialista di Hitler, da sempre fiero antisemita. Il suo obbiettivo era quello di rendere la Germania «Judenfrei» ( libera dagli ebrei) e con la emanazione delle cosiddette Leggi di Norimberga del 1935 ( «Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco» e «Legge sulla cittadinanza del Reich» ) e dei successivi Decreti, il suo programma per raggiungere quello scopo era espresso in tre «Loesung der Judenfrage» ( Soluzioni della Questione ebraica) da realizzarsi progressivamente. La prima Soluzione ( Ersteloesung, 1935) prevedeva l’emigrazione ( Auswanderung) degli ebrei tedeschi, costringendoli a lasciare la Germania mediante provvedimenti oppressivi e boicottaggi economici. La seconda Soluzione ( Zweiteloesung, 1941) consisteva nella espulsione ( Vertreibung) e nel confinamento di tutti gli ebrei presenti nei territori occupati dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale ( Francia, Belgio, Olanda, Stati baltici, Norvegia, Danimarca, Yugoslavia, Grecia) in zone remote ai limiti orientali dell’Europa. La terza Soluzione ( Endloesung, Soluzione finale, 1943) prevedeva, infine, la loro deportazione ( «Abschiebung» ) ed eliminazione totale in Campi di sterminio ( Vernichtungslager) appositamente costruiti ( gli ebrei russi venivano uccisi immediatamente ad opera delle apposite Eisatzgruppen, Truppe speciali) durante l’avanzata della Wehrmacht in Russia nel 1941.

Tragicamente note sono le modalità d’esecuzione della Terza soluzione, mentre meno lo sono quelle che furono proposte per la Seconda, per le cui realizzazione furono proposti, nel tempo, diversi “Piani”, nessuno dei quali tuttavia si realiz- zò. I primi luoghi ipotizzati nei Piani per le dislocazioni ebraiche erano stati suggeriti nel 1936 dal SS Obergruppenfuehrer Walter Darrè, Responsabile dell’U? cio Centrale per la Razza e le Colonie del Reich ( RUSHA), nella Repubblica Dominicana o nell’isola di Cuba ( Amerika Project, Piano America) ma vennero esclusi per la loro eccessiva lontananza e le conseguenti di? coltà dei trasporti. Un territorio a quello scopo venne proposto direttamente al Fuehrer nel 1938 da Benito Mussolini ( che, nello stesso anno, aveva inaugurato in Italia, con le cosiddette Leggi razziali, una politica apertamente antisemita) in Africa, nella depressione etiopica della Dancalia, colonia italiana dal 1936 ( Piano Dancalia), ma l’o? erta venne declinata da Hitler.

Nell’ottobre 1939, subito dopo l’occupazione della Polonia da parte dei tedeschi nel corso della Seconda guerra mondiale, ebbe inizio il Piano Nisko ( Nisko Project) che faceva parte del Kleine Planung ( piano di pulizia etnica dell’Europa da e? ettuarsi durante il conflitto) a sua volta parte del grandioso Generalplant Ost che prevedeva la deportazione e l’insediamento di tutti gli ebrei catturati in territori europei remoti ai confini con la Russia, e del Lublino Reservat ( Riserva del territorio di Lublino), vasto territorio dell’omonimo circondario destinato, nel 1942, ad ospitare i Vernichtungslager ( Majdanek, Sobibor e Treblinka) della Terza Soluzione.

Il Piano Nisko era stato studiato nel 1939 dall’ideologo Nazista Alfred Rosenberg, autore del “Piano generale di sviluppo dei territori orientali occupati” e approvato dal SS Reichfuehrer Heinrich Himmler: la località prescelta per l’insediamento degli ebrei era una zona paludosa, umida e malsana sulle rive del fiume San, nel Distretto di Lublino, Contea di Nisko che si trovava nel Generalgouvernement ( territorio della Polonia conquistata che non era stato direttamente annesso al Reich) ed era ammininistrato dal Governatore SS Obergruppenfuehrer Hans Frank. Il progetto di Rosenberg - che prevedeva anche l’impiego dei deportati nella bonifica della zona paludosa destinata successivamente a coloni tedeschi - fu a? dato, per la sua realizzazione, al SS Obergruppenfuehrer Reinhard Heydrich, Direttore dell’U? cio Centrale della sicurezza del Reich e Vice Protettore della Boemia e Moravia ( nel cui territorio si trovava Nisko), che a sua volta lo demandò al SS Obersturmbannfueher Alfred Eichmann, Responsabile dell’U? cio centrale per l’emigrazione ebraica. Quest’ultimo iniziò, nell’ottobre 1939, il trasferimento a Nisko di 120 ebrei provenienti dalla Slesia e dall’Austria, ma dopo una settimana tale attività venne sospesa per l’opposizione espressa a Himmler dal Governatore Frank che non intendeva ricevere ed essere responsabile di altri ebrei nel territorio sotto la sua giurisdizione. Il Piano Nisko venne sostituito con analoghe finalità - dal Piano Madagascar ( Madascaskar Project) che prese corpo nell’agosto 1940 dopo la vittoria della Germania sulla Francia avvenuta due mesi prima. A seguito di tale vittoria, anche la grande isola di Madagascar al largo delle coste del Mozambico e dello Zimbabwe, Protettorato francese dal 1885, era passata, tramite il Governo francese filotedesco di Vichy, sotto il controllo tedesco ed era stata da questo individuato come adatta all’insediamento ebraico lontano dall’Europa.

L’ipotesi di un trasferimento forzoso degli ebrei in tale isola era già stata ventilata anni addietro da alcuni antisemiti quali il francese Paul de Lagarde nel 1885, dagli inglesi Henry Hamilton Beamish e Arnold Leese nel 1992 e dal polacco Mieczyslav Lepeki nel 1937, ma la sua pianificazione fu opera del solito Alfred Rosenberg che, nel 1938, aveva previsto la possibilità di insediare nell’isola alcune migliaia di ebrei ogni anno.

Rosenberg propose il suo progetto ad alcuni dei più alti gradi del Governo nazista ( Hermann Goering, Joachim von Ribbentrop, Josef Goebbels) e fu giudicato «molto corretto» da Himmler che, nel giugno 1940, lo portò all’approvazione di Hitler. Della sua attuazione, fu incaricato Franz Rademacher, capo della Judenferat ( Unità ebrei) del Ministero degli Esteri tedesco, che a sua volta ne demandò l’esecuzione pratica allo specialista Adolf Eichmann. Il Projet non superò però la fase preparatoria in quanto intervenne nell’operazione il Gross Admiral Erich Reader, Comandante in capo della Kriegsmarine ( Marina da guerra) che fece presenti le scarse probabilità di un suo successo, poiché le navi che avrebbero dovuto trasportare gli ebrei dalla Germania all’isola lontana sarebbero andate incontro ai micidiali attacchi da parte della flotta britannica. Esso fu pertanto abbandonato definitivamente nel dicembre dello stesso anno. L’ultimo Piano tedesco per l’allontanamento degli ebrei dall’Europa fu quello noto come Pripet Project ( Pryp’jat Marsh) che era stato escogitato nel 1940 dall’agronomo tedesco SS Oberfuehrer Konrad Hetling Meyer, da attuare non appena la Wehrmacht avesse conquistato la Bielorussia nel corso della “Operazione Barbarossa” contro la Unione sovietica.

Il Piano - fortemente sostenuto dal Governatore Hans Frank per i suoi soliti motivi - fu approvato da Himmler nel maggio 1941 in quanto rientrava nel Generalplan Ost e consisteva nell’inviare gli ebrei russi e polacchi in una zona paludosa ( Marsh) al confine con l’Ucraina, sulle rive del fiume Pryp’jat, tributario del Dniepr. Quivi i deportati avrebbero dovuto lavorare al prosciugamento della zona, nella quale era previsto il successivo insediamento di coloni tedeschi alla fine della guerra ( come era stato ventilato anche nel Piano Nisko): il Project non venne però approvato da Hitler che lo aveva giudicato «insicuro» in quanto la zona risultava in mano a numerose bande di partigiani russi e fu conseguentemente abbandonato nell’agosto 1941. Con la fine anche di quest’ultimo Project, si concluse anche la Seconda ipotesi di «Loesung der Judenfrage» e la sorte degli ebrei d’Europa volse in tragedia con l’inizio della Terza Loesung - la «Endloesung», Soluzione finale, pianificata nel gennaio 1942 nella Conferenza di Wannsee - che ne portò a morte, nei Vernichtungslager, oltre 2 miliari dei complessivi 6 milioni uccisi dai nazisti tra il 1933, così che solo la sconfitta della Germania nazista permise alla comunità ebraica europea di non scomparire completamente.

NELLA PAGINA A DESTRA 1903 VITTIME DEL POGROM DI FRONTE A UNA CASA VANDALIZZATA NELLA CITTÀ BESSARABIANA DI KISHINEV, 1938 GERMANIA, LA NOTTE DEI CRISTALLI, LA SINAGOGA DISTRUTTA

1945, AUSCHWITZ, IL REPARTO DONNE IN BASSO IL GERARCA NAZISTA HEINRICH HIMMLER ( A SX), CAPO SUPREMO DELLE SS, CON ERNST KALTENBRUJNER E ALTRI MENTRE ISPEZIONANO IL CAMPO DI STERMINIO DI MATHAUSEN

La questione ebraica

IL PROGRAMMA DELLA GERMANIA NAZISTA PER LA «LIBERAZIONE DAGLI EBREI» SI ESPRIMEVA IN TRE «SOLUZIONI», DI CUI LA SECONDA È LA MENO NOTA: L’ESPULSIONE E IL CONFINAMENTO, ATTRAVERSO DEI “PIANI” POI MAI REALIZZATI, DI TUTTI GLI EBREI PRESENTI NEI TERRITORI OCCUPATI DAI TEDESCHI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE IN ZONE REMOTE AI LIMITI ORIENTALI DELL’EUROPA

La «Soluzione finale» della Germania Nazista

LA SORTE DEGLI EBREI D’EUROPA VOLSE IN TRAGEDIA CON L’INIZIO DELLA «ENDLOESUNG», LA «SOLUZIONE FINALE», PIANIFICATA NEL GENNAIO 1942 NELLA CONFERENZA DI WANNSEE, CHE NE PORTÒ A MORTE NEI CAMPI DI STERMINIO OLTRE 2 MILIARI DEI COMPLESSIVI 6 MILIONI UCCISI DAI NAZISTI DAL 1933 FINO ALLA SCONFITTA DELLA GERMANIA DI HITLER CHE PERMISE ALLA COMUNITÀ EBRAICA DI NON SCOMPARIRE COMPLETAMENTE