Qualche anno fa il professor Gilberto Corbellini ha scritto un interessante libro per Einaudi Scienza, quindi democrazia secondo cui «insieme all'economia di mercato e alla democrazia, la scienza ha dato vita a un sistema che produce benessere e libertà, riduce le disuguaglianze e diffonde la razionalità: i criteri cognitivi e morali del metodo scientifico hanno favorito la convivenza civile». Ci serve come spunto per affrontare una delle questioni che stanno impegnando molto la politica e la società civile in questi giorni: il possibile obbligo vaccinale contro la Sars- Cov2. La domanda che quindi ci poniamo è la seguente: la scienza che dati ci fornisce per prendere una decisione in merito alla possibilità di una vaccinazione obbligatoria? Ovviamente, si ripropone sempre l'annoso problema di cosa deve farsene la politica dei consigli degli esperti, ma oggi non abbiamo tempo per affrontare questo tema. Allora, proviamo a guardare i freddi numeri. Secondo i dati forniti dall'Anagrafe nazionale vaccini, gestita dal ministero della Salute e alimentata dalle Regioni e Province autonome, ad oggi sono 39 milioni 491 mila 954 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, pari al 73,12 per cento della popolazione over 12. Dati resi noti anche dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l'emergenza Covid che qualche giorno fa ha detto: «Oggi ( 9 settembre, ndr) siamo come prime dosi a livello nazionale oltre l' 80,5 per cento, siamo intorno al 73 per cento di persone che hanno completato il ciclo vaccinale». Inoltre, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio ed elaborati da Agenas ( Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), il nostro Paese è il terzo in Europa per numero di somministrazioni. Con un totale di 80 milioni 293 mila 447 dosi somministrate si piazza dopo solo la Francia ( 90. 583.383 dosi) e la Germania ( 103.814.560 dosi). Dopo l'Italia troviamo Spagna, Polonia, Paesi Bassi. Il Bel paese si piazza al terzo posto anche nella classifica riguardante il totale della popolazione con ciclo di vaccinazione completato. Sono dati in continua evoluzione, tanto è vero che solo una settimana fa stavamo facendo meglio persino di Francia e Germania. A ciò si aggiunge una nostra buonissima posizione anche nel contesto mondiale. Al 2 settembre, in entrambi gli emisferi sono state inoculate 5 miliardi 413 milioni 509 mila 385 dosi di vaccino. Solo in Cina poco più di 2 miliardi. Pensate invece che in Europa “solo” 535.417.713 dosi. In questa graduatoria, noi ci piazziamo al tredicesimo posto. Ma per capire se davvero è allarme vaccinazioni, occorre anche sondare quanto sia possente lo zoccolo duro dei no- vax. Secondo uno studio elaborato da SPS TREND, una risorsa a disposizione del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con SWG su dati 17 marzo- 16 giugno «la grande maggioranza degli italiani è disponibile a vaccinarsi, oltre l’ 80 per cento. La disponibilità a vaccinarsi è in continua crescita: a dicembre 2020, il 60 per cento dichiarava di essere disponibile a vaccinarsi, a giugno si è raggiunto l’ 85 per cento ( molti di questi già vaccinati). I contrari al vaccino sono invece una minoranza che si è ridotta ulteriormente in questi mesi: a dicembre erano il 12 per cento, oggi sono solo il 5 per cento. Cresce il consenso per l’obbligatorietà del vaccino. Oggi più del 50 per cento degli italiani è a favore, a dicembre solo il 40 per cento. Solo il 6 per cento rifiuterebbe il vaccino anche se obbligatorio». Un dato interessante della ricerca è che «i contrari all’obbligatorietà non si trovano solo tra chi è indisponibile a essere vaccinato. Infatti tra chi è molto disponibile a essere vaccinato o ha già ricevuto il vaccino, poco meno del 10 per cento è contrario all’obbligatorietà della vaccinazione. Questo suggerisce che l’intenzione a vaccinarsi non determina necessariamente l’opinione sull’obbligatorietà del vaccino». Tra gli scettici verso la vaccinazione, poi, la principale preoccupazione riguarda gli effetti collaterali. Sono invece pochi i contrari ai vaccini per principio. Questo porta a dedurre che, come dicono diversi bioeticisti, bisognerebbe evitare di additare gli scettici e invece dialogare con loro e spiegargli le ragioni della vaccinazione; mentre, allo stesso modo, bisognerebbe evitare di dare eccessiva visibilità a quella sparuta percentuale di contrari a prescindere dai quali, eliminato il megafono mediatico, viene tolta la possibilità di rafforzare i dubbi degli indecisi e infuocare gli animi. Se questo avvenisse, forse, non avremmo bisogno di un vaccino obbligatorio.