«Rosy Bindi usa la commissione antimafia, approfittando del ruolo per fini personali nella sua crociata contro Vincenzo De Luca». Vittorio Sgarbi, grande estimatore del governatore della Campania, bolla così l'iniziativa della commissione antimafia di richiedere preventivamente informazioni urgenti alla Procura della Repubblica di Napoli in merito a eventuali indagini in corso contro "lo sceriffo". L'ennesimo capitolo del duro confronto tra De Luca e la commissione antimafia, iniziata nel 2015 quando il suo nome venne inserito nella lista dei 16 "impresentabili" alle elezioni regionali.Professore, partiamo dalle dichiarazioni di De Luca che hanno acceso la polemica. Non le ha trovate un po' forti?Tutte cose già viste e sicuramente non tali da scandalizzare.Eppure qualcuno si è scandalizzato ugualmente, non le sembra?Sono state parole provocatorie, un'arte che posso dire di aver insegnato io ai vari Francesco Cossiga, Silvio Berlusconi e Vincenzo De Luca. Li considero tutti un po' miei discepoli nel modo di essere delle voci fuori dal coro del politicamente corretto. De Luca è lo stesso che ha detto in televisione «Che vi possano ammazzare tutti» riferito ai 5 Stelle e anche lì si sollevò il putiferio. Dal mio punto di vista, essere estremi è tutt'altro che sconveniente.Rientra nel personaggio, insomma. Eppure la mafia è un tema piuttosto serio...Anche a me è successo di essere indagato per mafia in Calabria: per questo considero intollerabile chi usa la mafia per attaccare gli onesti e per questo difendo Vincenzo De Luca, che mafioso non è.Quindi come si spiega la decisione della commissione antimafia degli ultimi giorni?Me la spiego a partire dal fatto che è stata Rosy Bindi per prima, con quella sua lista degli impresentabili resa nota poco prima delle elezioni, a utilizzare per fini personali il sigillo dell'antimafia. Quella è stata un'azione autonoma tutta sua in quanto presidente, che la commissione non ha potuto che ratificare. E ora questo nuovo attacco.Nel caso della lista degli impresentabili la reazione di De Luca fu tutt'altro che posata...Fu una reazione più che normale ad un'azione esecrabile.Perché esecrabile?Perché la Bindi, con quella lista, approfittò del suo ruolo per appicciare addosso a De Luca un'etichetta che lo infangava. Un'azione violenta in piena regola: quello di Rosy Bindi sì è stato uno spirito mafioso, altro che De Luca.Le ultime esternazioni del governatore della Campania, contro le quali si è sollevato praticamente tutto il mondo politico, sono state decisamente forti («Rosy Bindi è un'infame, da uccidere ndr). Anche queste rientrano nel personaggio?De Luca ha uno spirito colorito. Del resto non mi sembra che Beppe Grillo utilizzi termini più educati, quando dice che il premier è una «scrofa ferita» e molti altri appellativi che ha dispensato nell'arco degli ultimi anni. Rimane il fatto che il panorama politico italiano non è nuovo a voci dissacranti, per così dire. Le parole sono una cosa, le azioni come quelle della Bindi sono un'altra, soprattutto quando si usa la parola mafia e tutto ciò che evoca.E veniamo quindi alla commissione antimafia. Trova che si sia mossa al di fuori del suo alveo di competenza?Io onestamente non so a che serva questa commissione antimafia, visto che si occupa solo di scontri politici interni che riguardano la presidente e per nulla di mafia. Mi piacerebbe capire dove hanno visto la mafia nelle esternazioni di De Luca, al netto del suo modo di esprimersi.Il tutto nasce dalla denuncia di Luigi di Maio di questo supposto voto di scambio di De Luca, che avrebbe fatto pressioni sindaci campani perché facciano campagna per il sì al referendum per avere fondi in Campania.Ma che c'entra la mafia? La mafia è tutt'altro, quello che voleva dire De Luca è che i cittadini hanno bisogno di un riferimento politico. Le sue parole sono frutto di un suo modo di fare politica sul territorio e che di mafioso non ha assolutamente nulla.E quindi la commissione antimafia che cerca?E' l'ennesima crociata personale di Rosy Bindi contro De Luca e io lo difendo totalmente contro questo utilizzo personale dell'antimafia. Le battaglie politiche si combattono in un altro modo.