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Salvatore Vassallo
Salvatore Vassallo, ordinario di Scienza politica a Bologna, spiega che «se i leader del centrodestra guardano alle Politiche del 2023 sanno che la loro migliore condizione è il mantenimento dell’equilibrio attuale» e per questo «sanno benissimo che non possono tirare la corda fino in fondo e forse non sono neanche interessati». Sul futuro della legge elettorale è netto: «È improbabile che si possa arrivare a un accordo in maggioranza per cambiarla, ma oggi, se le due coalizioni si compattano, ci sono buone possibilità che una delle due, in particolare il centrodestra, possa ottenere la maggioranza assoluta».
Professor Vassallo, il battibecco tra coalizioni nato sui temi più disparati, dalla giustizia al catasto, denotano una campagna elettorale già cominciata?
È chiaro che i leader di partito sono già con la testa rivolta alla campagna elettorale, anche perché sappiamo bene che da più di un anno la politica italiana è in un certo senso “sospesa” per una decisione alla quale gli stessi leader hanno contribuito, credendo anche che fosse necessario conferire il ruolo di attore principale del governo a un non politico, con una maggioranza che taglia trasversalmente le linee di divisione politica tradizionale.
Battere il ferro su questioni dove Draghi aveva già deciso di tirare dritto denota quindi il tentativo di “farsi vedere”?
I leader sanno che tra un anno dovranno riacquisire piena responsabilità di tutte le decisioni, anche complesse, che dovranno essere prese all’indomani delle prossime elezioni e pensano a questo sapendo però che oggi possono influenzare l’agenda ben poco, visto che è nelle mani di un primo ministro con il quale non si possono fare troppi negoziati.
Crede che la strategia del centrodestra di minacciare talora anche una crisi di governo pagherà?
Ci sono diversi fronti su cui i leader cercano di segnalare le loro posizioni distintive per non perdere completamente d’identità e di riconoscibilità nei confronti del loro elettorato, ma sanno benissimo che non possono tirare la corda fino in fondo e forse non sono neanche interessati. E questo riguarda sia il centrosinistra che il centrodestra, ma quest’ultimo di più.
Per quale ragione?
La ragione è semplice: se i leader del centrodestra guardano alle Politiche del 2023 sanno che la loro migliore condizione è il mantenimento dell’equilibrio attuale. Da almeno due anni a questa parte infatti la situazione è che Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, sommati, valgono tra il 45 e il 48 per cento. Per arrivare a una percentuale simile, dall’altra parte qualcuno dovrebbe essere in grado di integrare Pd, M5S, Iv, Azione/+ Europa, La Sinistra e i Verdi. Mi sembra complicato.
E però anche nel centrodestra non c’è tutta questa unità d’intenti, basti vedere la reazione dei tre partiti al primo turno delle presidenziali francesi…
Certamente ci sono stati cambiamenti negli equilibri interni del centrodestra e questo è uno dei motivi di fibrillazione, ma ormai è acquisito che la leader più forte è Giorgia Meloni e l’esperienza del governo Draghi, inclusa la guerra in Ucraina, ha consolidato questa posizione, risolvendo alcune possibili ambiguità.
Ad esempio?
Meloni ha avuto la sufficiente lucidità per capire prima e con maggiore nitidezza qual era la posizione da prendere. Era già nella scia giusta perché in Europa è alleata non di Orban e Le Pen ma dei polacchi di Diritto e Giustizia.
Quindi con una filiera molto preoccupata dell’invasione russa e partendo da qui ha preso una posizione che la consolida come leader più credibile del centrodestra e come eventuale capo di una coalizione di governo di un grande paese europeo.
E Salvini?
Salvini fino a che ha potuto ha mantenuto questa aura di leader “pacifista”, ma da quando ha capito che era diventata insostenibile la sta piano piano abbandonando. Ma la Lega deve fare i conti con una posizione ambigua da parte di diversi suoi esponenti sul dualismo Nato/ Putin, e questo non aiuta.
Dall’altra parte, crede che le diversità tra Pd e M5S, ad esempio sulle armi, possano mettere a rischio l’alleanza?
Per quanto da cittadino consideri l’atteggiamento “cerchiobottista” di Conte un po’ troppo opportunista, come analista non penso che si possa interpretare queso elemento come tale da incrinare la possibilità di collaborazione tra M5S e Pd. Ci sono componenti dell’elettorato di centrosinistra o di sinistra che per varie ragioni prendono per buone le verità alternative prossime alla propaganda russa riguardo alle ragioni della guerra o le teorie del cosiddetto pacifismo astratto. Questi argomenti sono molto presenti in una parte dell’opinione pubblica di sinistra oggi rappresentata, ad esempio, dall’Anpi, ma costituiscono una parte relativamente piccola dell’elettorato. Nonostante questo Conte ha intuito che per non allontanare questo genere di elettori doveva dare qualche messaggio. E l’ha dato.
Pensa che si possa arrivare a una modifica della legge elettorale?
Che nella maggioranza si possa trovare un accordo sulla revisione della legge elettorale, date le premesse citate sopra, è improbabile. Non si capisce perché i partiti del centrodestra dovrebbero lavorare a un sistema più proporzionale del Rosatellum.
Con il rischio di una “non vittoria” da parte di alcuno.
Alla vigilia delle Politiche 2018 il Rosatellum è stato dipinto come una legge troppo proporzionale, costruita per “non far vincere” centrodestra e M5S. Poi si è detto che fosse troppo maggioritaria, tanto più dopo la riduzione del numero dei parlamentari. Sono falsi entrambi gli argomenti. È una legge mista con un potenziale di maggioritario significativo. Nel 2018 è sembrata molto proporzionale perché l’effetto maggioritario si è tradotto in una vittoria del M5S al Sud e del centrodestra al Nord. Oggi, se le due coalizioni si compattano, ci sono buone possibilità che una delle due, in particolare il centrodestra, possa ottenere la maggioranza assoluta.