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PAOLO BARELLI, POLITICO
Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha partecipato al congresso del Ppe a Valencia e ha raccontato al Dubbio la discussione sulla futura linea in un momento così delicato per il futuro dell’Ue, affrontando anche il dibattito italiano in tema di indulto e sovraffollamento delle carceri.
Pierferdinando Casini, qualche giorno fa, ha rilanciato la proposta di un provvedimento di clemenza per i detenuti, stante la drammatica situazione di sovraffollamento nei nostri istituti penitenziari. I suoi colleghi di partito Zanettin e Calderone si sono detti d'accordo con la proposta di un “mini-indulto” di un anno che permetterebbe di far uscire dalle carceri chi ha ancora 12 mesi di condanna da scontare. Qual è il suo punto di vista?
Il Parlamento è già intervenuto con l’approvazione di un disegno di legge proposto dal governo sulle carceri che rappresenta una prima risposta concreta alla crisi delle carceri italiane perché mira a semplificare e snellire le procedure burocratiche per consentire di uscire dal carcere in anticipo a chi ne ha diritto. Il testo approvato promuove inoltre l’umanizzazione degli istituti penitenziari, introduce misure alternative alla detenzione, prevede l’istituzione di un albo di comunità adibite alla detenzione domiciliare, che potranno accogliere alcune tipologie di detenuti - come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati - dove potranno scontare il fine pena. Con la istituzione del commissario alla edilizia carceraria siamo certi che si potranno limitare gli effetti del sovraffollamento, consentendo di intervenire celermente per ristrutturare e adeguare le strutture esistenti e costruirne delle nuove.
Per Calderone, in particolare, il sovraffollamento carcerario si risolve evitando di mandare dietro le sbarre i cittadini innocenti e la vera priorità per Fi è modificare la custodia cautelare. Che ne pensa?
Riteniamo che si debba limitare l’uso spesso disinvolto della carcerazione preventiva: la custodia cautelare in carcere deve essere un’eccezione, come ricordato anche dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo.Il nostro approccio è quello di sempre, garantista. Essere garantisti non significa però un “liberi tutti”. È essenziale in uno stato di diritto garantire la certezza della pena, che dev’essere espiata in condizioni dignitose e rispettose della persona. Su questo fronte è impegnata Forza Italia. Altri provvedimenti come l’indulto per il momento non sono all’ordine del giorno, anche se ritengo che per le residue pene finali, contenute entro i dodici mesi, per i detenuti che hanno commesso lievi reati e si sono comportati bene durante l’espiazione della pena e hanno mostrato concreti segni di ravvedimento, è possibile individuare forme alternative alla detenzione in carcere.
Ha preso parte al congresso del Ppe. Quale sarà la linea per riuscire a fare uscire l’Ue da una condizione di ormai endemica debolezza?
Tengo a dire che dal congresso sono uscite molte indicazioni importanti, e perfettamente in linea con le proposte che Forza Italia ha portato a Valencia. Per esempio il congresso ha fatto proprio il nostro documento sulla politica industriale europea, che contiene le ricette per combattere la crisi dell’industria e rilanciare le filiere produttive storiche del nostro paese e del nostro continente, a cominciare dal manifatturiero e in particolare dall’automotive, fino alle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.
Tajani confermato vicepresidente è un riconoscimento al lavoro di Forza Italia e alle sue posizioni moderate, proprio quelle che spesso non piacciono agli alleati di governo…
Il nostro leader ha ottenuto un risultato molto importante, è stato votato con un consenso amplissimo che dimostra la convergenza sul suo nome di tutte le maggiori delegazioni europee. Questo premia il suo impegno europeista di decenni, come parlamentare europeo, capogruppo, Commissario Europeo, Vicepresidente della Commissione e Presidente del Parlamento europeo.
Anche a Valencia si è discusso di sicurezza. Tajani ha espresso pieno sostegno alla linea von der Leyen, proprio mentre Salvini diceva che il piano di riarmo è una follia. Come si fa sintesi tra posizioni così diverse?
Non è un mistero che i partiti della maggioranza – ed anche quelli dell’opposizione – in Europa appartengono a famiglie politiche diverse ed abbiano sensibilità diverse. Questo esiste da trent’anni e non ha mai impedito al centrodestra di fare sintesi e di governare in modo coerente e senza sbandamenti. La linea del governo è chiara, ed è per la responsabilizzazione dell’Europa e il rafforzamento della difesa europea, nella prospettiva di forze armate comuni.
Tajani ha presentato una risoluzione sulla competitività che è stata molto apprezzata. E ha sostenuto la necessità di rivedere il Green Deal. Lei che ne pensa?
Non si tratta di mandare in soffitta la scelta ambientalista, che è un’esigenza che tutti condividiamo. L’ambiente, come Tajani ha spiegato molto bene, si tutela con più scienza, più tecnologia, più ricerca. Con una politica sull’energia realistica e concreta, che garantisca energia certa e a prezzi ragionevoli, utilizzando tutti gli strumenti possibili, e non solo alcuni, per ridurre le emissioni, senza fermare l’economia e la produzione. Quindi per esempio il nucleare, quello più sicuro di nuova generazione, è molto importante.
Sulle riforme istituzionali in Europa, invece, c’è bisogno di trovare alleati e idee comuni. Come si potrà arrivare alle riforme che sembrano indispensabili per dare nuova forza all’Unione?
Sarà un percorso lungo, me ne rendo conto, ma indispensabile se l’Europa vuole essere un protagonista del futuro. Occorre riformare le istituzioni europee in modo da renderle più vicine ai cittadini, che oggi sentono spesso l’Europa come una burocrazia distante e inutilmente ostativa. Per questo chiediamo l’elezione diretta, e non la semplice indicazione, del Presidente della Commissione, in modo che siano gli europei a scegliere. Chiediamo che il Parlamento Europeo abbia un vero potere di iniziativa legislativa. Chiediamo di superare il principio dell’unanimità nelle decisioni europee, che oggettivamente limita molto le possibilità di una politica estera e di difesa comune.