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DARIO PARRINI POLITICO
Daro Parrini, vicepresidente dem della commissioe Afri costituzionali del Senato, è scettico sull’ide aid nuova legge elettorale che filtra in questi giornid a FdI, spiega che è ingannevole definire “proporzionale” una legge che con il premio di maggioranza può arrivare a produrre fino a 15 punti percentuali di distorsione nella traduzione dei voti in seggi» e che «bisogna reintrodurre le preferenze e farlo in modo pieno e sensato».
Senatore Parrini, la convince la proposta arrivata da FdI su un’ipotetica legge elettorale proporzionale con un premio di maggioranza?
La verità è che non c’è nessuna proposta. Lunedì lo stesso Alberto Balboni di FdI ha testualmente dichiarato: «non esiste alcuna proposta di legge elettorale di Fratelli d’Italia, stiamo solo discutendone tra noi all’interno del partito e anche con gli alleati». Il primo fatto da evidenziare è che le regole con cui si eleggono i parlamentari non sono una cosa di parte. Sono di tutti. Bisognerebbe affrontare l’argomento con rigore, mettendo in campo idee organiche, e coinvolgendo da subito l’opposizione nel suo complesso. Il centrodestra invece lancia estemporaneamente nel dibattito ipotesi lacunose e sgangherate. Servirebbe poi un utilizzo corretto delle parole.
Cioè?
Ad esempio, è ingannevole definire “proporzionale” una legge che con il premio di maggioranza può arrivare a produrre fino a 15 punti percentuali di distorsione nella traduzione dei voti in seggi. Una legge è proporzionale se, come dice la parola, assicura che vi sia – al netto dell’effetto di soglie di sbarramento esplicite o implicite – una sostanziale “proporzione” tra la percentuale di voti e la percentuale di seggi che una lista o una coalizione raccolgono. Una legge elettorale col premio nega in radice il principio di proporzionalità. È piuttosto un sistema “maggioritario di lista”, perché tende a creare uno squilibrio assai consistente nella traduzione dei voti in seggi. Inoltre l’esistenza di un premio di coalizione spinge a formare alleanze pre- elettorali, una prassi che non esiste in nessun sistema proporzionale. In tutti i Paesi in cui c’è il proporzionale - Spagna, Germania, Svezia eccetera - la formazione delle alleanze avviene dopo le elezioni.
Eppure Balboni, che è presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, spinge perché si scriva una legge che trasli sul nazionale le leggi regionali: è tecnicamente possibile?
La legge elettorale vigente nella stragrande maggioranza delle Regioni è un maggioritario di lista a un turno, con un premio slegato dal raggiungimento di una soglia, e quindi potenzialmente abnorme. È un sistema inesportabile a livello nazionale, come ha chiarito una volta per tutte la sentenza 1 del 2014 della Corte Costituzionale. E poi le Regioni sono istituzioni con una sola assemblea legislativa. Il Parlamento ne ha due con uguali competenze. A livello nazionale c’è il bicameralismo paritario. E c’è l’articolo 57 della Costituzione che impone l’elezione del Senato su base regionale. Se si vuol fare a livello nazionale un sistema con premio di maggioranza bisogna prevedere sia una soglia di scatto del premio, che nelle Regioni non esiste, sia affrontare il problema posto dall’articolo 57. Su questo il centrodestra balbetta, anche perché è diviso. E c’è reticenza anche su punti fondamentali.
Ad esempio?
Che succede se la lista o la coalizione che arriva prima non raggiunge la soglia di premio? Non ne hanno idea, come ha ammesso in un’intervista il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri. Si ritiene di affrontare il problema dell’articolo 57 della Costituzione prevedendo un premio nazionale per la Camera e premi regionali per il Senato? Fu la scelta del Porcellum, e si rivelò disastrosa. E che ne è del premio se le elezioni delle due camere, che restano due elezioni distinte, producono maggioranze diverse? Anche su questo buio fitto. Tutta questa mancanza di chiarezza si spiega col fatto che una legge con un premio legato a una soglia, fermi restando il bicameralismo paritario e l’articolo 57 della Costituzione, si porta dietro, fatalmente direi, la necessità di prevedere il ballottaggio come norma di chiusura. Non puoi avere l’uno senza l’altro. E qui casca l’asino: il centrodestra è ballottaggio- fobico, come dimostra il loro pressing per rendere marginale il secondo turno nei comuni sopra i 15 mila abitanti. In sintesi, non si può chiedere all’opposizione di prendere posizione su qualcosa che non è una proposta ma solo un ammasso incoerente di congetture.
Si parla molto anche del ritorno delle preferenze: può essere questa la base per il dialogo con le opposizioni?
Ridare potere agli elettori nella scelta dei parlamentari è la questione più rilevante. Per questo bisogna tornare alle preferenze, che già si utilizzano per eleggere europarlamentari e consiglieri comunali e regionali. Ma anche su questo fronte bisogna evitare i pastrocchi. Per esempio sento parlare del sistema misto capolista bloccato- preferenze. Ma è un sistema che potrebbe stare in piedi se dovessimo eleggere una sola camera da 600 componenti. Perde ogni credibilità se le camere da eleggere sono due da 400 e 200 componenti. I partiti medi e piccoli eleggerebbero quasi solo capilista bloccati. Balboni si è spinto a dire che potrebbero andare bene anche le liste bloccate purché corte. Ma le liste bloccate corte sono già previste dalla legge vigente e non vanno bene! Inutile girarci intorno. Bisogna reintrodurre le preferenze e farlo in modo pieno e sensato. Ma su questo Fdi subisce i veti di Fi e Lega. La restituzione di potere agli elettori è così importante che io mi spingo a dire che il mio partito, se non riuscisse a ottenere il ripristino per legge delle preferenze, dovrebbe usare le primarie aperte per selezionare le candidature al Parlamento.
Si discute anche di una soglia di sbarramento, magari al 5 come nel sistema tedesco o più bassa: è d’accordo?
Un sistema alla tedesca o alla spagnola, cioè un proporzionale con alte soglie di sbarramento esplicite o implicite, sarebbe, con l’aggiunta delle preferenze, l’ideale. Ma il sistema cui pensa il centrodestra – la legge con premio di maggioranza – del sistema tedesco, come di qualsiasi sistema veramente proporzionale, non è nemmeno lontanissima parente. E soprattutto hanno in mente una soglia di premio – il 40% - inaccettabile, perché troppo bassa. Se vuoi un premio, devi darlo non a una minoranza ma a chi prende la maggioranza assoluta, come avviene dal 1993 nei comuni sopra i 15 mila abitanti.