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LEuropa è in panne. Perché? E quale dovrebbe essere la politica europea di un partito di centro moderato, se mai in Italia ce ne fosse uno?Certamente un partito di dentro moderato deve stare nel Partito Popolare Europeo, per ragioni ideali e anche perché è lì che si svolgono i giochi veri della politica europea: Jean Claude Juncker (Presidente della Commissione) è nel PPE, Donald Tusk (Presidente del Consiglio Europeo) è nel Ppe), Angela Merkel (la Cancelliera Tedesca) è nel Ppe. Certamente un partito di centro moderato deve essere europeista. Ci sono però tre modi di essere europeisti. Si può stare con chi comanda, non disturbare il manovratore, e navigare felici dovunque egli ci conduce, gridando per esempio ad ogni passo: viva lausterità! Si può scegliere di fare la parte del Giamburrasca, difendere puntigliosamente gli interessi nazionali italiani e gridare ad ogni passo: abbasso lausterità. Nel primo caso non si conta nulla. Nel secondo si può strappare qualcosa di più ma ci si espone alle vendette del manovratore. Il terzo modo è quello di chi propone una rotta alternativa e si adopera a costruire su questa linea una maggioranza senza smettere mai di dialogare con la Commissione, con il Consiglio Europeo e con la Germania.Per proporre una linea nuova è necessario prima di tutto dire con chiarezza cosa è che non va nella linea attuale. Detto in breve: manca il coraggio di affermare linteresse europeo. Prevale la paura di sacrificare il proprio interesse nazionale e così si perdono le grandi opportunità che si potrebbero sfruttare solo insieme. Una forza di centro italiana dovrebbe per prima cosa affermare il primato dellinteresse europeo su quelli nazionali e quindi la necessità di procedere speditamente verso lintegrazione europea.Facciamo un esempio di quello che voglio dire. Lesistenza di una rete digitale ad alta velocità ed alta capacità che abbracci tutta lUnione è un interesse comune di tutti gli europei. Chi sta a Helsinki ha interesse a vendere e comprare via internet a Cosenza tanto quanto chi sta a Cosenza ha interesse a vendere e comprare e comunque a comunicare con chi sta a Helsinki. La interconnessione di internet ad alta velocità ed alta capacità è un interesse comune europeo.Facciamo un passo avanti: la interconnessione delle reti (non solo di internet ma anche della rete dellenergia, della logistica, cioè delle ferrovie, delle strade, dei porti, degli aeroporti, degli interporti etc...) è un interesse comune europeo. Costa di meno e rende di più pianificare e realizzare queste reti a livello europeo piuttosto che affidarsi alle iniziative dei singoli stati membri che poi devono faticosamente raccordarsi fra loro. Oggi ogni stato cerca di fare per conto suo (talvolta con un limitato sostegno europeo) spendendo il meno possibile e calcolando puntigliosamente il ritorno per i propri cittadini. Questo calcolo egoistico è però impossibile per la ragione che abbiamo detto: è interesse di chi sta ad Amburgo comunicare rapidamente con Palermo tanto quanto è interesse di chi stava Palermo comunicare rapidamente con Amburgo, ed è interesse di chi vuole investire in Europa, di chi vuole creare ricchezza e posti di lavoro in Europa, stare dentro una rete efficiente. Qui cè un interesse europeo che è comune e che non è semplicemente la somma degli interessi dei singoli stati. Perché allora non affidiamo il compito di costruire le reti europee ad un Commissario Europeo per lEconomia e non lo dotiamo di risorse sufficienti?Dove trovare queste risorse? In primo luogo sul mercato. Le infrastrutture sono un investimento sicuro che si paga da se attraverso le tariffe che lutente deve pagare per utilizzarle. È verosimile che grandi quantità di denaro che adesso giacciono oziose nelle banche e nelle assicurazioni accetterebbero volentieri di finanziare un grande programma europeo garantito dalla Unione.Per attirare il capitale privato la Unione dovrebbe naturalmente investire del capitale proprio.È necessario rivedere il bilancio pluriennale dellUnione per consentire una spesa appropriata. È opportuno anche dotare lUnione di risorse proprie in misura sufficiente.Abbiamo bisogno di un ministro europeo della economia che pianifichi le reti, sia autorizzato ad emettere titoli di debito pubblico per finanziarle e sia dotato di risorse proprie per gestire questo debito.Vuol dire questo che ci sarebbero più tasse da pagare per i contribuenti? No perché gli stati membri non sarebbero più tenuti a realizzare loro le spese di investimento per le reti. I denari spesi sarebbero alla fine gli stessi ma sarebbero spesi meglio, in modo più efficiente.Oggi questo non si fa perché stenta a passare lidea di interesse o bene comune europeo. Gli stati membri sono più preoccupati di minimizzare il loro contributo alla spesa comune che di massimizzare il beneficio per tutti e in questo modi lEuropa si avvia a perdere la sfida della competitività mondiale.Se Alfano e Verdini e Cesa vogliono costruire in Italia una forza di centro europeo dovrebbero attrezzarsi per dare queste battaglie, in Italia ma anche (e forse soprattutto) in Europa. Il populismo anti/europeo non si batte seguendolo sulla via del calcolo miope degli interessi nazionali ma mostrando nei fatti come lEuropa apre il cammino del benessere delle future generazioni.