Alla vigilia di una complicata manovra finanziaria, le tensioni all’interno della coalizione centrodestra hanno raggiunto il livello di guardia. E se fin qui la premier Giorgia Meloni ha tollerato la nuova strategia, dal sapore chiaramente elettorale, di Matteo Salvini, adesso il limite è stato raggiunto. Le ultime posizioni del leader leghista in ordine al condono edilizio, alla pace fiscale e all’avvio concreto dei lavori per la realizzazione del ponte sullo Stretto hanno provocato un richiamo formale da parte di Meloni e, al contempo, un rafforzamento dell’asse tra la premier e l’ala moderata del Carroccio, rappresentata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Le risorse a disposizione del governo sono limitate e i problemi da affrontare molto gravi in un autunno difficile che ha tutta l’aria di essere il primo vero banco di prova per la tenuta dell’esecutivo. E fino a quando le sortite elettorali di Salvini si sono limitate ai flirt con i sovranisti di Le Pen, Meloni ha tollerato senza intervenire direttamente, ma adesso che Salvini parrebbe mettersi di traverso su questioni concrete, la tolleranza sembra passare a zero. Da capire, a questo punto, fino a dove il leader leghista avrà intenzione di tirare la corda, anche in considerazione del precedente registrato durante la stagione del Papete che portò alla fine del primo governo Conte. Il presidente di “Verde è popolare”, e democristiano doc, Gianfranco Rotondi, fa il punto della situazione.

Dopo un anno di Governo Meloni, la premier dice che il Paese ha acquistato maggiore stabilità e credibilità internazionale. Lei concorda? Le spostamento di Salvini verso i sovranisti e i flirt con Le Pen possono cambiare l’equilibrio raggiunto?

Intanto il governo è espressione di una coalizione e non tutte le posizioni partitiche coincidono nell’ambito della collocazione europea. Concordo senz’altro con la premier sulla oggettiva constatazione di un maggiore peso dell’Italia negli scenari europei ed internazionali. Un merito che è di Giorgia Meloni, ma anche effetto della stabilità politica, del fatto che gli osservatori internazionali sanno di doversi rapportare al medesimo governo per cinque anni, circostanza non usuale in Italia. Quanto a Salvini, in Europa ha una collocazione diversa dal resto della coalizione, ma ciò avveniva anche nei governi della prima repubblica: si pensi alla collaborazione della Dc col Psi, in un tempo in cui popolari e socialisti in Europa erano vigorosamente contrapposti.

I problemi però non riguardano soltanto la collocazione in Europa e la politica estera. Matteo Salvini sembra mettersi di traverso anche su questioni interne a partire dalla manovra finanziaria in discussione con le proposte di condono edilizio e richiesta di fondi per il ponte sullo Stretto ad esempio. E’ solo campagna elettorale?

Una volta nelle richieste di condono era specializzata Forza Italia, vedo che adesso c’è competizione anche su questo terreno. Non mi sembra una tragedia. Quanto al Ponte, è un’opera strategica e storica e non solo la Lega ne sollecita la rapida realizzazione.

Ritiene che questa rinnovata “sindrome da Papeete” possa avere ripercussioni anche interne alla Lega con una spaccatura tra Salvini e Giorgetti?

Il Papeete ha dato a Salvini una severa lezione: l’avanti e indietro in politica non rende mai, la Lega ha pagato carissima la scelta di appoggiare un governo con il Movimento Cinque Stelle per poi farlo cadere, poi tornare al governo col Pd e, infine, far cadere anche il Governo guidato da Mario Draghi. Ora il partito di Salvini è in crescita, a conferma di quanto renda la stabilità in termini di consenso.

Mentre Lega e Fdi sono ai ferri corti Forza Italia si prepara a commemorare Berlusconi e tracciare la nuova rotta. In questo scenario gli azzurri rischiano di scomparire?

Lo dico da analista politico e non da parlamentare schierato: chi racconta il declino elettorale di Forza Italia non capisce molto di politica. La vita dei leader non finisce col ciclo fisico: pensi a Berlinguer, e veda quanto incide ancora nel dibattito pubblico a sinistra. Ha ragione Paolo Berlusconi: Silvio è vivo, c’è. Aggiungo: non c’è solo in Forza Italia, pensi che la mia Dc lo ricorderà a ottobre a Saint Vincent e consideri che sia nel gruppo di Fdi che in quello della Lega ci sono tanti berlusconiani. Sicuramente, però, l’attenzione mediatica su Berlusconi gioverà elettoralmente a Forza Italia, che alle Europee, secondo me, supererà largamente il dato delle Politiche.

Che suggerimenti dà a Giorgia Meloni per portare a casa la manovra finanziaria con buoni risultati, considerando le scarse risorse a disposizione, il problema lavoro, la crisi economica e le frizioni con gli alleati?

Penso che il governo sia concentrato nella spending review e in una strategia virtuosa di contenimento del costo sociale della crisi. Serviranno anche fantasia e coraggio e Giorgia ne ha.