Livia Turco ci aveva messo la faccia. Si era buttata a capofitto nella campagna elettorale romana con l’entusiasmo di una ragazzina. L’aspirante sindaco Roberto Giachetti l’aveva voluta accanto a sé per guidare l’assessorato ai Servizi sociali in caso di vittoria. Lei, dalemiana di ferro, aveva accettato la chiamata alle armi al fianco di un candidato considerato molto vicino a Matteo Renzi. In perfetto «stile comunista», dice.Si aspettava uno stacco di questo tipo?Sinceramente no. Che non vincessimo era immaginabile, ma non con queste proporzioni. Anche perché ho fatto una campagna elettorale in stile comunista: andando nei mercati di periferia.E che impressione ha avuto stando in mezzo alla gente?C’era un’ostilità feroce nei nostri confronti, per varie ragioni: il governo, il partito, mafia capitale. Ma ho trovato anche persone che mi chiamavano “compagna” e mi abbracciavano in modo commovente. E col passare dei giorni ero diventata un po’ più fiduciosa, perché Roberto Giachetti era riuscito a farsi conoscere e mi sembrava di cogliere un apprezzamento importante sulla sua persona. L’immagine che Giachetti riusciva a dare era quello di un sindaco competente, che conosce la città e è capace di dare risposte puntuali. Credevo che avesse fatto breccia.Sulla sconfitta ha pesato di più il giudizio negativo sul governo o il trattamento riservato dal Pd a Ignazio Marino?La delusione covava da tempo, indipendentemente dalla vicenda Marino. Anzi, il modo in cui Marino ha gestito la città credo abbia peggiorato la situazione. Ho incontrato tanti lavoratori delle cooperative sociali che non accettavano di essere criminalizzati per la faccenda mafia capitale e che ce l’avevano a morte con alcune delibere della Giunta Marino, per cui l’unico criterio di selezione era quello del minor costo e del massimo ribasso.Ma che fine hanno fatto i vostri elettori?O sono rimasti a casa o hanno votato 5stelle. Ma vorrei sottolineare una cosa, i grillini non hanno vinto solo grazie al web e alle facce nuove, hanno un’organizzazione sul territorio che sembra quella del Pci: erano presenti ovunque. Guardando i militanti del Movimento 5 stelle mi sembrava di ritornare giovane, ho rivisto entusiasmo e capacità di relazioni umane.Mantre il Pd romano è sparito. Soprattutto dalle periferie...Ahimé sì, è un dato drammatico questo. I quartieri popolari si son sentiti completamente abbandonati. A Tor Bella Monica non hanno più i servizi essenziali, i centri anziani son diventati dei posti di una miseria assoluta (lì dove ancora esistono). Io ricostruirei il partito iniziando proprio dai presidenti di Municipio, che purtroppo adesso non abbiamo più, che hanno fatto dei miracoli per mantenere vivo un minimo servizio e per creare aggregazione in periferia.Molti di quei presidenti non riconfermati adesso puntano il dito sulla gestione commissariale del Pd romano e su Matteo Orfini. Crede abbiano ragione?Non conosco abbastanza queste vicende e preferirei non entrare nel merito di questa discussione.Per riorganizzare il partito serve un segretario a tempio pieno?Ne sono sempre stata convinta. Per ricostruire un partito popolare serve una persona che si dedichi a tempo pieno a questo scopo.Renzi dovrebbe dunque rinunciare al doppio incarico?Sì, l’ho sempre sostenuto. I risultati del doppio incarico sono sotto gli occhi di tutti. Non penso a un segretario del partito che poi faccia la guerra al presidente del Consiglio, ma serve una figura che ricostruisca dalle basi e che sia anche capace di valorizzare le cose positive del governo. Pensiamo alle unioni civili o alle politiche sull’immigrazione rappresentate anche in Europa, sono dei grandi risultati che nessuno ha adeguatamente valorizzato perché non c’era un partito dietro.Il premier crede che la sua colpa sia stata non rottamare abbastanza. Crede sia un’analisi corretta?Mi sembra un’analisi demenziale. Far fuori la gente di una certa età è la cosa più facile del mondo, più complesso è costruire una classe dirigente. Al di là delle battute, aspetto l’analisi compiuta della sconfitta che il segretario farà in direzione. Credo ci sia molto da riflettere per tutti.Bisognerà rimettere mano all’Italicum in fretta?Sono in tanti a dirlo. Quando hai a che fare con un polo capace di attrarre sia a destra che a sinistra, forse bisogna intervenire. Prima del referendum, in modo da andare al voto in un clima molto più pacato.L’unico modo per fermare i 5 stelle è cambiare la legge elettorale?La competizione coi 5 stelle deve essere prima di tutto sui contenuti e sul metodo. Perché, ripeto, loro hanno vinto perché sono organizzati come lo erano i comunisti.Cosa accadrà al Pd se Renzi perdesse il referendum?Io non mi auguro che Renzi perda, penso che il Paese abbia bisogno di stabilità. Vorrei solo vedere un Pd più tranquillo, senza personalismi e senza rancori. Sono sicura che Matteo, che viene dallo scoutismo, sia capace di costruire comunità, lo faccia allora. Io tifo per il Pd, spero che cresca e che diventi un partito di sinistra e popolare.