Il governo di unità nazionale, caratterizzato dalla presenza dei generali, servirà a gestire una fase delicatissima della storia d’Israele. Prevedere gli esiti dell’assedio e dell’attacco definitivo nella Striscia di Gaza è molto difficile. «Assisteremo ad una operazione militare brutale», dice Ugo Tramballi, senior advisor dell’Ispi ed editorialista del Sole 24Ore.

La creazione di un governo di unità nazionale è stata una soluzione inevitabile per tentare di sradicare Hamas?

Sì, è stata una soluzione assolutamente inevitabile. Il governo, fino a ieri al potere, era pericolosissimo, perché pieno di estremisti, coloni nazional- religiosi, non in grado di gestire il conflitto al quale stiamo assistendo. Si tratta del conflitto più cruento tra israeliani e palestinesi. Dunque, servono al governo dei professionisti. Succede sempre così in Israele, quando c’è una guerra. Il Paese si compatta, dimentica le divisioni e la guerra la gestiscono i generali. Non a caso il nuovo governo di unità nazionale è in realtà il governo dei generali. È composto da ex capi di Stato maggiore, militari, ex ministri della Difesa. In Israele non c’è il rischio di un colpo di Stato. I militari hanno un potere enorme, ma sono stati sempre rispettosi delle leggi e della democrazia. I militari in servizio e in pensione, diversamente da altri Paesi, sono stati sempre la parte più moderata. Hanno sempre suggerito di trattare con i palestinesi, ribadendo che la vera sicurezza del Paese passa dalla creazione di uno Stato palestinese e che non bisogna andare a bombardare l’Iran. I generali sanno cosa fare, ma, dopo i fatti dei giorni scorsi, devono tenere conto dello spirito degli israeliani che in questo momento vogliono la vendetta. Assisteremo quindi ad una operazione militare brutale.

A proposito dell’operazione militare, quali sono le opzioni? È realistico distruggere Gaza, senza tenere conto della popolazione civile indifesa?

Un intervento di questo tipo sarebbe inaccettabile, senza comunque dimenticare che quello che ha fatto Hamas è imperdonabile. Non si può pensare che in futuro questo Hamas possa un giorno diventare un interlocutore. C’è anche da ricordare che una quarantina di anni fa la nascita di Hamas fu agevolata e sostenuta proprio dagli israeliani in chiave anti- Olp e contro Al- Fatah. Allora Al- Fatah controllava dal punto di vista palestinese la Striscia di Gaza, permettendo ad Hamas di crescere. Poi, come spesso succede, quando il mostro cresce, è difficile controllarlo. In questo momento, inoltre, gli israeliani devono badare a due cose.

Quali?

La prima riguarda la presenza di circa 150 ostaggi nelle mani di Hamas, che potrebbero essere usati come scudi umani. La seconda cosa riguarda alcune difficoltà oggettive. Non è più così facile, come una volta, muoversi nella Striscia di Gaza. Nel 2009 le truppe di terra che entrarono a Gaza furono devastanti. Nel 2014 ci furono delle perdite. Oggi, è un po’ come per la controffensiva ucraina. Quando è partita, hanno trovato i russi preparati. Sarà una operazione terrestre molto più complicata rispetto al passato. Il rischio è che la reazione distruttiva israeliana possa contribuire a ottenere il risultato sperato da Hamas: sollevare la popolazione palestinese della Cisgiordania e addirittura le popolazioni dei Paesi arabi, mai favorevoli ad accordi con Israele.

La liberazione degli ostaggi potrà davvero essere raggiunta solo con la potenza di fuoco?

No. Ci vuole una trattativa, evidentemente. Diverse trattative sono in corso. Il Qatar, per esempio, sta cercando una mediazione affinché vengano liberate sia le donne israeliane sia le donne palestinesi nelle prigioni. Si chiede pure la liberazione dei minorenni. Questa impostazione potrebbe dare il via ad una trattativa proficua. Se dovesse realizzarsi, non è detto, però, che il clima si distenderà. Va aggiunto che Hamas difficilmente libererà gli uomini presi in ostaggio. In passato anche i morti sono stati usati per fare scambi di prigionieri.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto ad Israele di rispettare il diritto di guerra. In questo momento di così grande esasperazione sarà possibile?

Il ministro della Difesa israeliano è stato molto duro e ha definito i terroristi di Hamas «animali, che vanno trattati come animali». L’assedio di Gaza presuppone di togliere l’elettricità, l’acqua, il cibo. Questo dimostra lo stato d’animo israeliano, dopo che Hamas non ha minimamente rispettato le leggi di guerra. Non solo i comandanti, ma anche i soldati che entreranno a Gaza, dopo i massacri dei kibbutz, non so con quale spirito agiranno. Potremmo assistere a delle cose orrende anche da parte israeliana.

In questo contesto l’Autorità nazionale palestinese è sparita quasi del tutto?

“Chi l’ha vista?”, potrei rispondere. Ormai l’Anp subisce da tanto tempo. Anzi, è praticamente scomparsa. È ormai una gerontocrazia che vive di aiuti internazionali. I suoi esponenti sono totalmente incapaci di fare qualcosa, prima di tutto di dimostrare che esistono e di fare qualcosa per la popolazione. Sono impegnati nella lotta di successione ad Abu Mazen, oramai cominciata da tempo. Abu Mazen ha 87 anni, soffre di cuore, potrebbe morire da un momento all’altro. È un leader oramai vecchio, con una mentalità vecchia tipica dei palestinesi in esilio. Ha studiato all’Università di Mosca, viene da un mondo completamente diverso rispetto a quello in cui adesso si fronteggiano israeliani e palestinesi. Io sono convinto che se domani gli israeliani dovessero ritirarsi, i primi a preoccuparsi sarebbero quelli dell’Autorità palestinese. Loro vivono grazie all’occupazione. Se dovessero governare un Paese, sarebbero totalmente incapaci, oltre che corrotti.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha parlato di Olocausto. Un uso disinvolto della storia?

Anche certi giornali della destra italiana hanno titolato le loro pagine usando la parola Olocausto. Credo che tutto questo offenda gli israeliani. L’Olocausto è qualcosa di inenarrabile. Gli ebrei, avendo vissuto varie persecuzioni, sono molto attenti e precisi quando si devono usare certe parole. Quello che hanno fatto sabato e domenica i miliziani di Hamas è un pogrom. Un massacro che gli europei hanno compiuto in passato, a partire dai crociati. I fatti dei giorni scorsi sono equiparabili a un pogrom. Non parliamo di Olocausto