A dicembre il ministro Nordio aveva accolto la proposta dell’Ucpi di creare un tavolo a cui far sedere avvocati, magistrati e accademici per mettere mano ad alcune criticità della riforma Cartabia del processo penale. Nonostante molteplici promesse quel tavolo ancora non c'è. Ne parliamo con Eriberto Rosso, Segretario dell’Unione Camere Penali.

Il 27 marzo il presidente Caiazza ha convocato la giunta denunciando una inerzia sulle riforme. Il tavolo che vi aveva promesso Nordio è un tavolo fantasma?

Di certo non è nato e la sensazione è che ci si muova in un terreno incerto, senza idee precise sui tempi e su chi debbano essere gli interlocutori. Intanto le conseguenze dei nuovi meccanismi processuali si cominciano ad avvertire nella esperienza professionale quotidiana e l’avvocatura penale non può più aspettare. Per parte nostra abbiamo subito presentato al ministro una serie di proposte di emendamenti per rimuovere le criticità più manifeste dei decreti attuativi. È un lavoro che abbiamo condotto insieme ai professori del nostro Centro studi Marongiu e che poi abbiamo proposto alla discussione con gli studiosi del processo penale. Nella nostra inaugurazione dell’anno giudiziario di qualche settimana fa a Ferrara ne abbiamo discusso con politici e magistrati e in quella sede il ministro ha confermato l’impegno assunto.

Una questione che vi preoccupa molto è quella delle impugnazioni. Quali sono i pericoli?

Le nostre proposte per interventi immediati riguardano anche l’appello. Non è pensabile che vada a regime la previsione dei decreti attuativi che impone un nuovo mandato e l’elezione di domicilio, a pena di inammissibilità, nell’atto di impugnazione. Si tratta di un ostacolo burocratico destinato a escludere dalla filiera delle impugnazioni gran parte degli imputati assistiti da difensori di ufficio. Vi è poi una critica più generale sulla filosofia del nuovo appello e sull’impugnazione del pm ma intanto è necessario ripristinare la pienezza del diritto a un secondo grado di giudizio per chi è stato condannato.

Anche la questione improcedibilità è nella vostra lista delle urgenze.

Avevamo subito detto che sostituire la prescrizione con un meccanismo di natura processuale avrebbe determinato una stortura nel sistema. Operatori, studiosi, la stessa magistratura associata ne hanno sottolineato l’incongruenza e quasi tutte le forze politiche si sono già dichiarate d’accordo per il ripristino della prescrizione. Del resto a nessuno sfugge che la soluzione individuata con la riforma sia stata un compromesso politico che ha ignorato i profili della scienza penale.

Quali sono invece le criticità relative all'udienza pre- dibattimentale nei giudizi con rito monocratico?

Si dovrà pure prendere atto che nessuno degli attori del processo condivide questo nuovo istituto, destinato nel migliore dei casi ad appesantirne la disciplina, per di più sulla base degli atti del fascicolo delle indagini.

In una intervista a questo giornale ieri Il professor Fiandaca ha detto: ' Al posto di Nordio io non avrei ad esempio accettato di fare il ministro o mi sarei già dimesso', riferendosi al fatto che il Nordio editorialista non potrà mai essere uguale al Nordio ministro. Concorda?

Il fatto che a ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia sia stata chiamata una personalità che professa i principi del diritto penale liberale è una buona cosa. Dalle petizioni è però necessario che si passi ai fatti e al rispetto degli impegni assunti.

Fiandaca è anche scettico sull'obiettivo della separazione delle carriere. Voi avete segnali invece positivi dal Parlamento?

Su questo tema vi sono leader e forze parlamentari probabilmente più affidabili di altri. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, continueremo nella nostra attività di interlocuzione politica e chiameremo quella parte di società civile disponibile a impegnarsi per la realizzazione del disegno costituzionale a un impegno straordinario perché la separazione delle carriere resti al centro della mobilitazione politica. Questa legislatura può realizzare un grande obiettivo di civiltà giuridica e consegnare il vero strumento equilibratore nel processo. La politica deve affidarsi alle idealità e trovare la forza per resistere ai veti.

Siete pronti anche a giorni di astensione qualora la situazione non si smuovesse sulle riforme?

In queste ore il ministro Nordio ha voluto con noi ribadire il suo impegno a interloquire sulle proposte di riforma. Apprezziamo il gesto politico e ne verificheremo la portata. Assumeremo comunque tutte le iniziative che, per quanto dipende da noi, portino governo e Parlamento a realizzare presto interventi legislativi in linea con le nostre proposte.