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Da molti giorni Marco manca dalla sede del partito radicale, in Via di Torre Argentina, 76. La prima volta che ho messo piede in quelle stanze ho sentito che era casa mia. La forza delle battaglie radicali si respira in unatmosfera che è di accoglienza, apertura, libertà di pensiero. La senti. Marco era commosso fino alle lacrime. Attorno a lui, per labolizione dellergastolo ostativo e del 41 bis dellordinamento penitenziario, si erano raccolti costituzionalisti, avvocati, giornalisti, studenti universitari. Una sola voce, insieme alla sua, la sua! La sua vita per il Diritto, per i diritti. La sua richiesta alta, luminosa e ferma: "essere speranza!".Non cercarla, perseguirla, inseguirla, essere! Il suo imperativo, ora anche il mio. Una vocazione, un voto. "Spes contra spem", come il titolo del VI Congresso di Nessuno Tocchi Caino. Per questo Marco non si è mai mosso da lì, da quella sede che è casa sua, che è casa mia. Parla, fuma, sorride. E speranza, è una proiezione, unidea. Cè. E ora vado a trovarlo tra le sue pareti domestiche. A dargli un bacio, a dirgli che lo aspetto, che lo aspettiamo. Che ho, abbiamo bisogno di lui. Lo trovo seduto a leggere il giornale. Ha una delle sue cravatte improbabili, il viso sorridente, gli occhi accesi. Racconta, chiede, non si ferma. Osserva, pensa, progetta. La casa di Marco è colorata, è calda. Legno, stoffa, libri, biscotti, profumo di caffè e le sigarette di sempre. Gli dico che continuiamo ad alzare la voce, contro lergastolo, contro il 41 bis. Che siamo speranza! Il 41 bis, è una mia rabbiosa fissazione, mi raccomando! Mi dice. Gli ho portato appunti, scritti, bozze di lavoro. Legge, commenta. Cè! Si sono appena chiusi gli Stati Generali sullesecuzione penale. Vedremo... Già, vedremo. Ho mille abbracci per lui, anche quelli dei suoi detenuti. Cerco di darglieli tutti, e per ognuno ne tengo un po per me. Adesso sono detenuto anchio, dice. E sorride.