La presunzione di innocenza è un principio formalmente presente nel nostro Codice, ma di fatto ben lungi dall'essere adottato, come dimostra una moltitudine di casi di cronaca giudiziaria che con cadenza quotidiana si presentano all'attenzione dei cittadini.

Giovedì il tema, strettamente connesso alla questione della civiltà giuridica nel nostro paese, sarà al centro di un convegno che si terrà a Roma in piazza della Minerva, presso la Sala Capitolare, dalle 10 e 30 del mattino, con relatori e moderatori di primo piano (e con l'assegnazione di crediti formativi da parte dell'Ordine degli Avvocati), tra cui il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, l'ex- presidente della Camera Luciano Violante e il giornalista Alessandro Barbano.

Tra i principali promotori dell'iniziativa c'è Alberto Balboni, presidente FdI della commissione Affari costituzionali del Senato, avvocato, relatore in aula del ddl Casellati sul premierato che oggi dovrebbe ottenere il primo via libera parlamentare. A Balboni abbiamo chiesto alcune considerazioni sul convegno e, ovviamente, un parere sulla riforma della giustizia che è stata da pochi giorni controfirmata dal Quirinale e si appresta a muovere i primi passi a Montecitorio, oltre che un commento all'annuncio di giornate di sciopero da parte dell'Anm.

Presidente, dibattere del principio di innocenza per sottolineare l'urgenza delle riforme?

È' importante ragionare di questo tema, perché la presunzione di innocenza - che è un passo avanti rispetto alla presunzione di non colpevolezza - va nella direzione di una maggiore civiltà giuridica. In Italia lo abbiamo introdotto con un decreto legislativo nel 2021, sulla base di una direttiva europea del 2016, ed è fondamentale collegato al concetto dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, enunciato nell'articolo 3 della nostra Costituzione: non ha senso considerare una persona colpevole soltanto perché sottoposta a un procedimento giudiziario e non è sufficiente la semplice presunzione di non colpevolezza. Bisognava fare un passo in più, lo abbiamo fatto ma naturalmente cambiare il Codice non significa avere la bacchetta magica, e i problemi sono rimasti.

In effetti, si può dire che è un principio che ha fatto breccia, per usare un eufemismo.

Il problema è il processo mediatico, perché come è noto i processi vengono fatti in tutti i luoghi tranne che dove dovrebbero essere fatti, e cioè in tribunale. Il processo in tv o sui giornali non può che anticipare un giudizio che il più delle volte propende per l'accusa. Io difendo strenuamente il diritto di cronaca, che è sancito dalla Carta all'articolo 21, ma va contemperato col principio di innocenza.

Molto dipenderà anche dal destino del ddl Nordio e dalla separazione delle carriere...

La separazione delle carriere è necessaria, come tutti sanno, per dare attuazione all'articolo 111 della Costituzione. È una delle mie battaglie più antiche ed è tra i punti cardine del programma del centrodestra. Noi, quando prendiamo degli impegni, tendiamo a realizzarli, ma vorrei sottolineare che la separazione delle carriere è solo il punto di partenza del percorso che deve portare alla completa attuazione della parità tra accusa e difesa. È un passo in avanti, ma ci sono tante cose da fare e ovviamente ci sono da vincere delle resistenze che il sistema giudiziario italiano si porta dietro da decenni, ed è a causa di queste resistenze che siamo ancora dentro a una cultura sostanzialmente inquisitoria, in cui essere sottoposto a procedimento penale significa essere colpevoli.

L'Anm, come previsto, ha già annunciato le barricate: scioperi, agitazioni e proteste di altro tipo.

L'Anm si considera la Terza Camera ma non lo è, perché non ha un mandato popolare. Le leggi le fa il Parlamento, Anm è un sindacato e dovrebbe occuparsi prevalentemente dei diritti dei magistrati, e se guardiamo al trattamento retributivo e ad altre prerogative, credo che da questo punto di vista i magistrati non abbiano nulla di cui lamentarsi, se li confrontiamo con altri funzionari pubblici. Beninteso, è un valore aggiunto dare spunti e consigli, un lavoro importante che se svolto in modo costruttivo potrebbe migliorare il testo del ddl Nordio: non abbiamo pregiudizi per il premierato e per l'Autonomia, non ne abbiamo nemmeno per la riforma della giustizia. Se però l'Anm vuole arrogarsi un diritto di veto che non le compete, proclamando scioperi e agitazioni per bloccare la riforma, noi non ci stiamo.

Oggi dovrebbe arrivare il primo via libera per il premierato. Secondo lei c'è tempo per fare anche la riforma della giustizia, che come il ddl Casellati è una legge costituzionale e ha bisogno di un lungo iter di approvazione?

Il tempo c'è eccome, perché questa legislatura arriverà a fine mandato e lo abbiamo visto anche dal risultato delle Europee. Per quanto riguarda la competenza, credo che non ci sia dubbio sul fatto che il ddl Nordio vada attribuito alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia congiuntamente.

Per finire vorremmo farle una domanda su un tema a noi molto caro: assistiamo a un numero sempre più alto di suicidi in carcere. Cosa si può fare per invertire la tendenza?

Ogni suicidio in carcere è una sconfitta per l'intera società e per il sistema. Dobbiamo fare di tutto per impedire che questo avvenga, rendendo i nostri carceri dei luoghi in cui la pena venga sì scontata ma nel rispetto della dignità umana, nell'ottica della rieducazione e del reinserimento, perché nessuno può essere considerato un rifiuto della società. Bene dunque ricorrere alle pene alternative o a convenzioni per l'accoglienza di chi è a fine pena o chi ha basso grado di pericolosità sociale. L'unica cosa che non posso accettare è che il modo di risolvere il problema è azzerare la pena. Non sono d'accordo con chi parla di amnistia o ulteriori sconti di pena, perché se si azzera l'afflittività della pena si abbassa la difesa sociale e la dissuasione, e non si rispettano i diritti delle vittime dei reati.