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«Uno sfascio, frutto di arroganza e incompetenza». Andrea Romano, deputato del Partito Democratico e uno dei subcommissari del partito romano, fotografa la situazione capitolina come una Caporetto annunciata.E' arrivato per il Pd il momento di dire «noi lo avevamo detto»?Nessuno di noi ha mai auspicato lo sfascio della Capitale. Anzi, spero che la sindaca Raggi abbia il coraggio di ammettere le proprie colpe e che magari lanci un appello alle opposizioni. Se lo facesse, il Partito democratico non si tirerebbe certo indietro.In che senso?Nessun inciucio o grande coalizione, per carità. Dico solo che tutto il nostro partito è a disposizione di Roma e non gode nel vederla nel caos: se ci fosse la volontà di creare un dialogo costruttivo, il Pd capitolino ci sarebbe.Come si spiega questa crisi, dopo meno di 100 giorni di governo della giunta di Virginia Raggi?Nel Movimento 5 Stelle romano si è alzato il coperchio sulla sotterranea guerra tra bande degna della peggior politica e a pagarne le spese sono i romani. La cosa più assurda è che nessuno capisce sulla base di che cosa siano scattate queste dimissioni a catena.Non si capiscono le parti in campo?No, quelle sono assolutamente chiare. Da una parte il sindaco Raggi e Frongia, dall'altra l'ex gruppo consiliare. Quello che rimane incomprensibile è su che cosa si stiano scontrando: non esiste alcun fondamento culturale e politico dietro questa contesa. Solo interessi personali, verrebbe da pensare.Volendo fare l'avvocato del diavolo, anche nel Pd non mancano antagonismi...Indubbiamente. Però almeno gli scontri nel Pd possono venire letti in chiave politica: c'è una maggioranza renziana e una minoranza dem che si scontra su temi politici chiari e con ideologie intellegibili. Lo stesso vale anche per il centro-destra, che tutto sommato si muove e di divide al proprio interno secondo logiche comprensibili. I Cinque Stelle invece ragionano in ottiche settarie degne di Scientology, da cui è impossibile estrapolare una cifra politica.Quali saranno le conseguenze dirette di queste dimissioni?La giunta ha perso pezzi importanti, soprattutto l'assessore al Bilancio Marcello Minenna, che è anche a capo della gestione delle partecipate. Non a caso hanno lasciato anche gli amministratori di Ama (L'azienda municipale che si occupa dei rifiuti, ndr) e Atac (azienda dei trasporti pubblici, ndr). La resa di conti tra fazioni ha conseguenze pubbliche gravissime, che pagheranno con gli interessi i cittadini romani a partire da subito e proprio nei settori già in forte difficoltà a Roma.Sull'addio della capo di gabinetto Carla Raineri sembra che abbia pesato soprattutto il giudizio dell'Anticorruzione.Al netto delle ragioni del suo divorzio dall'amministrazione, le parole della Raineri gettano una luce sinistra sulla giunta. Cosa ha inteso sottintendere quando ha detto che credeva di essere stata chiamata «per garantire la legalità»? E' un modo quantomeno singolare di esprimersi, che lascia immaginare, nella migliore delle ipotesi, che ci sia stata poca trasparenza da parte di questa giunta.Eppure i grillini hanno fatto quadrato e puntano ad andare avanti. Potrebbero far passare questa crisi per un peccato d'inesperienza?L'inesperienza qui non c'entra, siamo di fronte al risultato disastroso dell'arroganza e dell'ideologismo settario tipico del Movimento 5 Stelle. Sono arrivati in Campidoglio come un gruppo di maoisti che si insediano nel loro quartier generale. Non hanno saputo farlo funzionare e anzi hanno avuto la protervia di volerlo piegare alle loro regole assurde. Il caso-Roma è simile a quello di Livorno, ma su scala infinitamente maggiore. Il rischio è che anche nella Capitale si cada nel caos del malgoverno che oggi regna con la giunta Nogarin, ma con conseguenze all'ennesima potenza.Roma è il fallimento dell'idea che la società civile si possa appropriare virtuosamente delle istituzioni?Attenzione, i Cinque Stelle non hanno nulla a che fare con la società civile, sono più politici della peggior vecchia politica. Anzi, hanno provato a contagiare la società civile con la loro mistica del curriculum e degli scontrini, invece di prendere il meglio di ciò che può offrire.Intanto, Roma è al centro di una partita nazionale più ampia, come quella delle Olimpiadi.Il premier Matteo Renzi è stato molto rispettoso del governo di Roma, rinunciando a qualsiasi tipo di commento sulla situazione in Campidoglio e lasciando alla Raggi la scelta sulle Olimpiadi. E' chiaro però che non si può pensare che tutto il Paese sconti l'incapacità grillina ad amministrare: i Giochi sarebbero un'opportunità per tutta l'Italia e se i Cinque Stelle decidessero di escludere Roma se ne assumeranno la piena responsabilità politica.