Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei primi cittadini del Pd, è appena uscito dall’assemblea delle Ali, che presiede, quando risponde alle nostre domande. Spiega che sull’abuso d’ufficio «la discussione nel Pd non è ancora matura» ma che la sua abolizione è «una vittoria dei sindaci» che se non la sostenessero «perderebbero la faccia». E condivide poi le parole di Vincenzo De Luca sul tema. «L’origine dei problemi sull’abuso d’ufficio - dice - è che si è portato in campo penale questioni che attengono invece al campo amministrativo e che quindi dovrebbero riguardare i Tar e il Consiglio di Stato».
Presidente Ricci, come commenta l’assoluzione in appello bis dell’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti?
Siamo tutti felicissimi da amministratori locali perché è la fine di un calvario. Conoscevamo l’onestà e la serietà di Simone Uggetti e in questi anni abbiamo cercato di stargli vicino in questa vicenda giudiziaria molto strana, dove addirittura è stato arrestato per alcuni giorni. Finalmente giustizia è fatta ma sono passati sette, otto anni di inferno in cui tutti noi ci siamo immedesimati in lui. Per questo ora siamo molto felici.
In direzione Schlein si è detta contraria all’abolizione dell’abuso d’ufficio, mentre lei è a favore. Pensa sia possibile una convergenza?
La discussione nel Pd non è ancora matura su questi temi. C’è un posizionamento di buona parte del gruppo parlamentare che è contrario all’abolizione. Noi avevamo chiesto una riforma radicale. Il punto è che c’è un governo che abolisce il reato e noi riteniamo che questa sia una vittoria dei sindaci, coerentemente con quanto diciamo da dieci anni. Se poi l’abolizione apre un vuoto normativo e crea aspetti contraddittori in termini giuridici, sarà il Parlamento a colmare il vuoto che si viene a creare.
Perché gli amministratori locali chiedono da anni una radicale modifica del reato, esultando, come nel suo caso, per la sua abolizione?
Noi sindaci non siamo giuristi ma dobbiamo essere coerenti, altrimenti perdiamo la faccia come amministratori locali. Da dieci anni chiediamo a tutti i governi una riforma radicale dell’abuso d’ufficio e ora viene abolito. Non possiamo che essere a favore. Altrimenti non ci capirebbe nessuno, in primis i cittadini che ci hanno visto chiedere una cosa per dieci anni. E non ci capirebbero i colleghi, i cui problemi abbiamo provato a rappresentare in questi anni.
Il presidente della Campania si è schierato su questa linea in maniera fin troppo netta. Che ne pensa?
Il presidente De Luca dice una cosa condivisibile, e cioè che l’origine dei problemi sull’abuso d’ufficio è che si è portato in campo penale questioni che attengono invece al campo amministrativo e che quindi dovrebbero riguardare i Tar e il Consiglio di Stato. Questo è il problema originario e condivido molto questa idea.
Ha detto anche che certi dirigenti del Pd non dovrebbero esprimersi sul tema. Condivide anche questo?
Penso che non sia una questione tra amministratori locali e dirigenti del partito, ma ci sono dei nodi che non siamo riusciti a sciogliere. Alcuni riguardano il tema del garantismo. Io credo in una sinistra garantista, cosa che a parole diciamo tutti ma nei singoli temi spesso agiamo in senso contrario. L’altro nodo è quello del funzionamento della PA e dell’esigenza dei sindaci di una maggiore velocità e semplificazione. Penso che la sinistra dovrebbe sfidare la destra su un’idea di semplificazione della macchina amministrativa, ma anche su questo ogni volta che si apre una discussione nel Pd abbiamo posizioni molto diverse tra amministratori locali e dirigenti nazionali. Basta guardare la discussione sulla legge Severino o sul codice degli appalti.
Il dibattito sulla Corte dei conti va nella stessa direzione?
In realtà no, mi sembra che la questione rientri nell’insofferenza del governo rispetto ai controlli della magistratura contabile. A volte la Corte dei conti ha un ruolo esagerato, ma non nel caso del Pnrr.
Da coordinatore dei sindaci dem, chiederà conto a Schlein di tutti questi aspetti?
Su questi temi è da anni che la posizione degli amministratori è diversa da quella di chi dirige i gruppi parlamentari. Io ho votato i sette punti che Schlein ha proposto nell’agenda da qui ai prossimi mesi, ma chiedo un chiarimento su ciò che crea schizofrenia tra le nostre necessità e il pensiero dei dirigenti nazionali.
In realtà il Pd e il centrosinistra avevano modificato l’abuso d’ufficio, nel Conte bis, anno 2020. Non bastava?
La modifica del 2020 è stata positiva ma non era sufficiente. Andava nella direzione giusta ma rispetto alle dinamiche del reato, alle ingiustizie che troppo spesso si sono create e al livello di interpretazione dell’abuso d’ufficio dovevamo avere più coraggio. D’altronde i numeri parlano chiaro. È un reato difficilmente perseguibile e che al tempo stesso ingolfa il sistema giudiziario senza portare alcun miglioramento sulla battaglia per la legalità. E inoltre mina la reputazione di tanti amministratori per un reato che in sostanza non esiste, se non in termini civili.
Gli altri aspetti della riforma li conosco meno, mentre sull’abuso d’ufficio l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle negli ultimi dieci anni. Ma non mi pare una riforma della riforma della giustizia ma provvedimenti, alcuni positivi altri meno, ma non una riforma corposa, nonostante l’enfasi che ne dà il ministro Nordio.