Il filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia, analizza il divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, spiega che «non c’è alcun senso nel tentare disperatamente di formare un centro davvero rappresentativo in questo paese», definisce i due leader come «personaggi animati da un egocentrismo scatenato» e giudica «ridicolo pensare che oggi in Italia ci sia un problema di moderazione o di centro».

Cacciari, il progetto del partito unico del terzo polo è definitivamente morto, a detta di Calenda, ma Renzi risponde che è «un autogol clamoroso». Che ne pensa?

Penso che tutto questo sia di scarsissimo interesse. Sia che prima o poi finiscano insieme sia che si compirà il divorzio definitivo, ormai è evidente che l’operazione di un “nuovo centro” è del tutto tramontata. Ma d’altronde si sapeva anche prima che cominciasse. Non c’è alcun senso nel tentare disperatamente di formare un centro davvero rappresentativo in questo paese.

Eppure entrambi, sia Renzi che Calenda, si oppongono a quello che chiamano il bipopulismo di destra e sinistra: non stanno così le cose?

Direi di no e direi anche che la situazione è chiara: da una parte c’è una coalizione di destra, dall’altra devono cercare di fare una coalizione che possa svolgere un’opposizione a chi governa attualmente il paese. Poi che questa coalizione sia di un tipo o di un altro, cioè più spostata verso il centro o verso sinistra, è secondario. Ma certo non si può costruire con personaggi animati da un egocentrismo scatenato come sono Renzi e Calenda.

Crede che in mezzo alle coalizioni che ha appena descritto non ci sia dunque spazio per i cosiddetti “moderati”, magari provenienti anche da Forza Italia e da una parte del Pd?

Se vogliamo parlare di contenuti, parliamone. È ridicolo, e sottolineo ridicolo, pensare che oggi in Italia ci sia un problema di moderazione o di centro. Occorre avviare un percorso di riforme radicali, altro che moderazione. Riconosco che alcune di queste riforme, come quella della Costituzione, provò a farle Renzi negli anni del suo governo, ma bisogna fare quella del mercato del lavoro, quella del fisco, tutte con scelte che devono essere radicali e guardare al futuro, per non aumentare il debito.

Cosa ha portato secondo lei alla rottura tra Renzi e Calenda?

Stiamo parlando di personaggi egocentrici, che hanno una mania di protagonismo e che non sono in grado di fare i capi di partiti o di guidare movimenti. Hanno la loro immagine allo specchio dalla mattina alla sera. Sono la negazione del leader politico, che dovrebbe accentrare e aggregare e non dividere, come invece fanno entrambi.

Ha parlato di una coalizione che unisca le opposizioni al centrodestra, ma come possono andare d’accordo Renzi, Calenda, Conte e Schlein?

Non lo so, ma quel che è certo è che il centrodestra una coalizione ha saputo farla, gli altri no. E così la destra vince e la sinistra perde. È matematica.

Messa così sembrerebbe che Meloni possa governare all’infinito…

Beh ma non ci sono mica soltanto le faccenduole italiane. Ci sono questioni internazionali da affrontare, ci sono le guerre, se dipendesse solo dalle beghe interne Meloni governerebbe 500 anni ma i governi cadono e le coalizioni si disfano per tanti motivi.

Finirà che i voti moderati se li prenderà Schlein?

Si può benissimo formare un partito riformista senza Calenda e Renzi, ma bisogna vedere cosa ha in testa la Schlein. Per il momento rappresenta un’immagine, cioè quella di una donna giovane che ha provocato un rimbalzo nelle intenzioni di voto al Pd rispetto alla debacle dem. Ma bisognerà vedere come funzionerà il gruppo dirigente intorno a lei e quali opposizione si determinano nel Pd rispetto alla segreteria.

Uno dei motivi della rottura tra Renzi e Calenda è la direzione del Riformista assunta dal primo: che effetto le ha fatto?

Un fatto molto strano ma anche divertente. Il mio amico Emanuele Macaluso si rivolterà nella tomba. Ma è anche il segno che evidentemente il rapporto con Calenda non funzionava, ora vediamo se Renzi sarà bravo come giornalista.