Zhanna Agalakova è una importante giornalista che ha lasciato Mosca da qualche anno. Ha iniziato a lavorare per il Primo Canale nel 1999 come presentatrice di “Prime Time”. Nel 2005 il trasferimento a Parigi. Qualche anno dopo, nel 2012, ha raggiunto New York, dove per sette anni ha ricoperto l’incarico di corrispondente. Agalakova si è licenziata dalla tv russa a seguito dell’aggressione ai danni dell’Ucraina del febbraio 2022. Nel settembre scorso, in segno di protesta, ha rispedito a Putin le medaglie che le vennero consegnate per i meriti professionali, compresa l’onorificenza dell’Ordine dell’Amicizia molto ambita e prestigiosa in Russia. Abbiamo parlato con Zhanna Agalakova sul tentativo di “ammutinamento” (così lo ha definito il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov) del 24 giugno da parte di Yevgeny Prigozhin, capo della brigata Wagner.

Siamo ad una resa dei conti oppure quanto accaduto sabato scorso rappresenta solo il riposizionamento degli apparati di potere?

Premetto che osservo quanto accade in Russia come giornalista e come cittadina non con gli occhi del politologo o dell’esperto militare. Tutto quello che è successo è come una commedia con dei risvolti anche un po’ tragici. I personaggi coinvolti, Vladimir Putin e Yevgeny Prigozhin, si sono comportati in maniera ridicola e al tempo stesso tragica per la loro condotta in un paese grande come la Russia, in tempo di guerra. Tutti si interrogano nel mio paese sulla natura e sulle finalità delle azioni del capo della brigata Wagner. Ufficialmente quello che è stato detto non mi ispira affatto fiducia: sia Putin che Prigozhin sono due grandissimi bugiardi. Ci sono però delle indicazioni utili.

A cosa si riferisce?

La spiegazione, la più logica, rispetto a quanto accaduto qualche giorno fa, è che Prigozhin, dopo il tentativo di arrivare a Mosca, ha cercato subito di salvarsi, essendo stato minacciato di morte. Non sappiamo esattamente quanti fossero i combattenti della Wagner impegnati a raggiungere Mosca. Dal canto suo Putin non ha sottovalutato il tentativo della “marcia su Mosca” e ha temuto conseguenze gravi. Nel suo discorso, trasmesso da tutti i canali russi, ha sottolineato il tradimento di Prigozhin da punire severamente. Subito dopo, però, ha fatto una inversione di marcia, rimangiandosi le parole. Un atteggiamento che neanche il capo di un piccolo Stato può permettersi. Credo che Putin e Prigozhin abbiamo contrattato e che Prigozhin abbia ottenuto qualche garanzia per rimanere in vita.

Dunque, una tregua tra i due. Ma potrà reggere?

Non credo proprio. L’arma più potente di Putin è quella di fare ostaggi e di architettare intrighi. Sono questi gli strumenti che predilige per restare in piedi, per conservare il potere. Sono gli strumenti che poi ha trasferito al suo management politico. Io dubito che Prigozhin possa vivere ancora a lungo anche se lontano dalla Russia. Si parla di un suo trasferimento in Bielorussia. Io non credo neppure che lui si trovi lì.

Si rischia, nelle alte sfere del potere, il “tutti contro tutti” con la conseguenza che gli uomini più influenti del regime, compreso il ministro della Difesa Sergei Shoigu, debbano continuamente guardarsi le spalle?

Penso di sì. La situazione che si è venuta a creare ha fatto emergere tutte le contraddizioni della classe politica, dell’élite che governa la Russia. Ricordiamo che molti propagandisti non hanno detto neanche una parola durante il trasferimento dei combattenti della Wagner da Rostov sul Don a Mosca. Soltanto dopo sono intervenuti in maniera molto superficiale. Lo stesso hanno fatto gli esponenti politici. Tutto ciò la dice lunga sul loro approccio. Stanno a guardare, vogliono i cambiamenti, non osano incentivarli e aspettano che qualcuno si muova al loro posto. Speravano che questa persona fosse Prigozhin. Una prospettiva molto triste se pensiamo che il cambiamento debba passare attraverso le attività di chi arruola mercenari impegnati pure a sterminare gli ucraini. È tutto molto triste e poco edificante. Per questo considero quanto accaduto un “vaudeville tragico”.

In Russia si è aggiunta all’«operazione militare speciale» l’«operazione antiterrorismo» per reprimere ogni tentativo di intaccare lo strapotere putiniano. A pagare il prezzo più alto saranno ancora una volta i comuni cittadini?

Sicuramente. I russi saranno ancora più oppressi e vedranno sempre più ridotti i margini per una difesa legale. La cosa paradossale è che nel frattempo sono state tolte tutte le accuse inizialmente rivolte a Prigozhin. La legge in Russia ormai non vale niente. Può essere cambiata secondo le esigenze di chi comanda. Lo stesso avviene per la Costituzione, che viene modificata secondo le esigenze di Putin per consentirgli di rimanere al potere. Prigozhin ha tentato di fare un colpo di Stato, gli è stato consentito di scappare e ha ottenuto un giorno dopo il perdono. Situazioni inimmaginabili per un semplice cittadino.

La rivolta della Wagner e di Prigozhin ha comunque “aperto crepe nel potere di Putin”, per dirla con le parole del sottosegretario di Stato americano Blinken?

La vicenda Prigozhin-Putin non è ancora finita. Abbiamo visto due parti del “vaudeville tragico” al quale facevo riferimento poco fa. La prima parte è stata la marcia verso Mosca, la seconda il falso perdono di Putin nei confronti del capo della Wagner. Sono convinta che ci sarà anche una terza parte tutta da vedere. Quanto successo aumenterà le paure di Putin. Basti vedere la sua faccia quando si è presentato in televisione per condannare l’azione di Prigozhin. Qualcuno ha osato intaccare il suo potere e dopo i fatti di sabato scorso sono emersi dei punti deboli.

Le opposizioni possono compattarsi o non cambierà niente per loro? Continueranno ad essere oppresse e perseguitate?

L’opposizione in Russia non esiste. Si trova tutta all’estero. Come possa reagire a fronte delle ultime vicende è difficile dirlo. Io temo misure ancora più repressive. Per quanto riguarda chi si trova in Russia va aggiunto che è molto difficile, per non dire impossibile, che una persona già indebolita con l’aumento dei controlli e delle misure repressive possa reagire.