«Gli spettri del passato agitano di nuovo l’Europa». Il senatore Giulio Terzi (FdI), ex ministro degli Esteri, già ambasciatore d’Italia negli Usa e in Israele, ora presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea a Palazzo Madama, esprime forti preoccupazioni per quanto sta accadendo in Ucraina.

Nel cuore dell’Europa gli aggressori russi in difficoltà sul campo, sperano di ricevere aiuto dal gelo invernale, dopo la distruzione delle reti elettriche e delle reti idriche. Secondo Terzi, è il momento che la giustizia internazionale si affermi. L'istituzione di un Tribunale speciale e l’applicazione del principio di giurisdizione universale possono essere strumenti adeguati per mettere di fronte alle loro responsabilità – a partire da Putin – i protagonisti dell’aggressione del 24 febbraio scorso.

La tecnica usata dalla Russia in Ucraina denota cinismo e disumanità? Si fa leva sugli eventi atmosferici per annichilire la popolazione ucraina?

Proprio così. La Russia di Vladimir Putin ha deciso di armare l'inverno per far congelare i cittadini ucraini nelle loro abitazioni. Nelle città e nelle campagne le persone sono costrette a rinunciare ai servizi necessari e alle abitudini più elementari. Privati di elettricità, acqua, riscaldamento, trasporti, non possono accendere la luce, cucinare un pasto caldo, utilizzare il bagno, ricaricare il cellulare, accedere ad internet. Il freddo, con temperature che sprofondano a meno venti gradi, incombe e nelle città la situazione è più grave di quella delle campagne dove è almeno possibile raccogliere e bruciare la legna per scaldarsi.

Quali iniziative possono essere messe in campo dall’Italia e dall’Europa per far cessare questa atrocità? La storia, con i suoi corsi e ricorsi, ci ripresenta il conto?

In Italia e altri Paesi europei sono in via di approvazione risoluzioni che denunciano questa operazione spietata e criminale che priva la popolazione ucraina di risorse vitali e riporta la memoria della tragedia e i fantasmi di una follia genocida conosciuta come "Holodomor", una carestia che si consumò nella prima metà degli anni Trenta del secolo scorso proprio in Ucraina. Le angoscianti immagini degli sfollati da Kherson ripropongono e impongono il lancio e la condivisione di iniziative come quelle che da tempo il Parlamento europeo ha intrapreso. Penso in particolare alla risoluzione dell'ottobre 2008 per commemorare la ' carestia artificiale' del 1932- 1933 alla quale in questi giorni si ispirano sia il Parlamento di Bruxelles che i vari Parlamenti nazionali.

Lei presiede la Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato. Come intende muoversi?

Nei giorni scorsi ho avuto l'opportunità di effettuare incontri con colleghi e ambasciatori europei e ho riscontrato una comune inquietudine sulla gravità della situazione che sconfina nel genocidio per non poche caratteristiche precise. Sono lieto di aver ricevuto apprezzamento per quanto stiamo facendo come Italia in sede parlamentare con una iniziativa parlamentare di Fratelli d'Italia su questo tema. Essa rispecchia anche le raccomandazioni dell'ultimo incontro COSAC a cui ho partecipato a Praga e in cui è stata condannata l'aggressione militare dell'Ucraina da parte della Federazione Russa. Si chiede anche il ritiro incondizionato delle forze di quest'ultima nel rispetto dell'integrità territoriale di Kiev, l'istituzione di un Tribunale Speciale e la sollecita applicazione del principio di giurisdizione universale per assicurare giustizia alle vittime e punire i responsabili dei gravi crimini sanzionati dal diritto internazionale.

Possono farsi passi in avanti nell’ambito della giustizia internazionale?

Nell’Ue e nei Paesi atlantici si sta ulteriormente consolidando la linea del primato del diritto e della democrazia contro quella della violenza e dell'autoritarismo incarnata dall'attacco di Mosca contro Kiev. La linea del sostegno politico, finanziario e militare va rafforzandosi. È un primo passo cruciale nel cammino della giustizia reso possibile grazie al sostegno al Procuratore della Corte Penale Internazionale e ai team investigativi, anche nazionali, già all'opera fin dalle settimane successive all'invasione per raccogliere prove schiaccianti nei confronti dei responsabili russi.

Ci apprestiamo a celebrare il Natale con un conflitto armato, che scuote l’Europa come ottant’anni fa, dagli esiti ancora imprevedibili. Un tuffo nel passato più triste?

Sono comparsi nuovamente spettri e immagini del passato: trincee fangose della Prima Guerra Mondiale, scene di una carestia indotta artificialmente, code di sfollati infreddoliti, intere città sventrate o rase al suolo. Il tutto alle porte dell'Europa. Porte che abbiamo giustamente aperto ad una popolazione, quella ucraina, che oggi non combatte più soltanto per l'adesione alla nostra comunità europea di cittadini e valori, ma per quegli stessi identici valori europei ed occidentali che costituiscono la nostra identità.