Il professor Zagrebelsky è persona colta e istruita. Ha letto moltissimi libri. È stato presidente della Consulta, insegna diritto Costituzionale all’Università. Ieri in un’intervista al Fatto Quotidiano ha detto ( testualmente): «Il parlamentare è libero di cambiare partito e anche di votare in dissenso dal suo gruppo. Ma se lascia la maggioranza con cui è stato eletto per passare all’opposizione o viceversa deve decadere da parlamentare perché ha tradito gli elettori». Tradotto: o obbedisci al tuo capopartito o vai a casa. Tutto ciò è costituzionale? «Perfettamente costituzionale», ha giurato il professore.

Può darsi che in qualche parte del mondo sia costituzionale, ma in Italia no. Effettivamente nella Russia di Breznev le cose funzionavano esattamente come vuole Zagrebelsky. In quegli anni funzionavano così anche in Po- lonia, in Bulgaria, in Ungheria, in Cecoslovacchia. Poi cadde il Muro di Berlino e anche in quei paesi fu abolito il vincolo di mandato. Che era stato abolito, in altri paesi d’Europa, ai tempi della rivoluzione francese.

Zagrebelsky vuole ripristinarlo. Liberissimo. Però non può sostenere che ripristinarlo sia una operazione costituzionale. Esiste un articolo della Costituzione italiana, l’articolo 67, che dice così: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato'. Capito? “Senza vincolo”. Evidentemente il professore non conosce quest’articolo.

Ora uno dice: benedetto figliuolo, insegna pure la Costituzione quanto vuoi, però magari, una volta alla settimana dagli anche una letta a questa benedetta Costituzione, no? Sono solo 139 articoli, un’oretta: che ci vuole?