Marco Pedrazzi, professore di Diritto internazionale all’Università di Milano, spiega che «è possibile che all’eventuale incriminazione di Putin si pervenga per gradi, identificando prima altri presunti responsabili fra le gerarchie militari e politiche della Federazione russa» e che «è prevedibile che possa essere confermata dalle prove che man mano saranno raccolte, non necessariamente a carico di Putin, una serie di crimini di guerra e, verosimilmente, anche di crimini contro l’umanità».

Professor Pedrazzi, secondo Giovanni Maria Flick rinviare a giudizio Putin è «un’ipotesi plausibile». Quante possibilità ci sono che questo accada?

Data la apparente gravità dei fatti cui assistiamo in questi giorni in Ucraina, concordo sul fatto che sia possibile che prima o poi il presidente Putin venga indagato ed accusato di crimini davanti alla Corte penale internazionale. È però possibile che all’eventuale incriminazione di Putin si pervenga per gradi, identificando prima altri presunti responsabili fra le gerarchie militari e politiche della Federazione russa. Non è neppure da escludere che Putin venga indagato e rinviato a giudizio davanti a giudici interni, in Ucraina così come in altri paesi. E a questo proposito va ricordato il ruolo complementare della Corte penale internazionale, che può intervenire solo in assenza di procedimenti interni o laddove questi ultimi non siano genuini.

Nell’eventualità, qual è il procedimento da seguire prima di vedere il presidente russo alla sbarra come fu, ad esempio, per Milosevic?

Occorre ricordare che Milosevic venne arrestato e condotto davanti al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia quando ormai non era più presidente della Repubblica federale jugoslava. Ammesso che Putin possa un giorno essere processato, è praticamente impossibile che ciò possa accadere finché rimane al potere. Le procedure da seguire, se parliamo della Corte penale internazionale, prevedono che il Procuratore prosegua le indagini e, laddove ravvisi indizi sufficienti che portino a ritenere che una persona sia responsabile di crimini sottoposti alla giurisdizione della Corte, possa richiedere alla Camera preliminare della Corte l’emissione di un mandato di arresto. A quel punto, se la Camera preliminare accede a questa richiesta, il mandato viene fatto circolare fra gli Stati parte dello Statuto, che sono tenuti ad eseguirlo.

Chi e in che modo avrebbe il compito di verificare le accuse di crimini di guerra e genocidio denunciate a gran voce da Kiev?

Come già ricordato, il compito spetta, nel caso della Corte penale internazionale, in primo luogo al Procuratore della Corte; dopodiché sono i giudici che devono verificare, attraverso una serie di passaggi successivi, l’esistenza di indizi sufficienti per arrestare l’indagato e, una volta arrestato, per confermare le accuse a suo carico formulate dal Procuratore, rinviandolo dunque a giudizio. Nel caso di Putin occorrerebbe naturalmente identificare un titolo di responsabilità, non essendo egli chiaramente l’autore materiale dei presunti crimini. Tale titolo potrebbe consistere nella responsabilità del superiore o in altre forme di responsabilità che colpiscano la partecipazione a piani criminosi che comportino la realizzazione di una serie di condotte identificabili quali crimini internazionali. Quanto alle accuse, è prevedibile che possa essere confermata dalle prove che man mano saranno raccolte, non necessariamente a carico di Putin, una serie di crimini di guerra e, verosimilmente, anche di crimini contro l’umanità. È più complessa, anche se non da escludere, la prova del genocidio, che richiederebbe la dimostrazione dell’intento di distruggere, in tutto o in parte, il popolo ucraino in quanto tale.

Il Tribunale de L’Aja non può processare in contumacia: in che modo allora si potrebbe arrivare a un giudizio su Putin?

Il processo a Putin si può svolgere davanti alla Corte penale internazionale soltanto se il leader del Cremlino viene arrestato e condotto davanti alla Corte. Ciò plausibilmente potrebbe verificarsi soltanto a seguito di un eventuale cambio di regime a Mosca. Ma è plausibile che la Russia, che non è parte dello Statuto di Roma, decida di non consegnare Putin alla Corte neppure dopo che questi si sia o sia stato allontanato dal potere. Si pensi al caso dell’ex presidente del Sudan Al Bashir, il quale non è stato consegnato alla Corte neppure dopo il suo rovesciamento a seguito di colpo di Stato. Ecco perché ritengo che tutta l’attenzione prestata dalla stampa al possibile arresto di Putin, tanto più a conflitto ancora in corso, sia eccessiva. Il processo a Putin rimane per ora un’ipotesi lontana, a meno naturalmente di mutamenti radicali della situazione che non sono per ora ipotizzabili.

A prescindere dalla possibile incriminazione di Putin, quali sono le "armi" del diritto internazionale per arrivare a una tregua?

Il diritto internazionale non dispone di “armi” per arrivare ad una tregua, tanto più a fronte dell’incapacità del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire nella situazione. Certo, l’Assemblea generale potrebbe rivolgere alle parti delle raccomandazioni, ma da un lato essa si è dimostrata riluttante, dall’altro, l’Assemblea non è in grado di giocare un ruolo decisivo. Il diritto internazionale fornisce lo strumento dell’accordo fra le parti. Ma il contenuto di questo accordo e i modi per arrivarci sono nelle mani della politica e della diplomazia. Arrivare ad una tregua è senz’altro più semplice che giungere ad una soluzione definitiva, anche dal punto di vista del diritto internazionale.