«NON È CIVILE CHE CHI VIENE SOTTOPOSTO PER ANNI A UN’ACCUSA INGIUSTA DEBBA SOPPORTARNE DA SOLO ANCHE LE SPESE»

ENRICO COSTA

DEPUTATO DI AZIONE, PRIMO FIRMATARIO DELLA NORMA SUL RIMBORSO DELLE SPESE AGLI ASSOLTI

GIOVANNI MARIA JACOBAZZI «È un risultato importante atteso da anni», dichiara soddisfatto Enrico Costa, oggi deputato di Azione dopo essere stato a lungo una colonna della giustizia per Forza Italia e per il centrodestra. Lo scorso fine settimana l’aula di Montecitorio ha approvato l’emendamento alla legge di Bilancio, primo firmatario l’ex viceministro, che prevede per gli assolti con formula piena il diritto al rimborso delle spese legali sostenute per difendersi. L’assoluzione dovrà essere stata pronunciata con sentenza irrevocabile, perché il fatto non sussiste, l’imputato non lo ha commesso, il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato.

Onorevole Costa, è contento?

Certo. L’emendamento, sottoscritto anche da Lucia Annibali di Italia viva e Maurizio Lupi di Noi con l’Italia, prevede un principio di assoluto buonsenso: se lo Stato sottopone un cittadino innocente al lungo, defatigante e spesso umiliante calvario delle indagini e del processo, è giusto che lo risarcisca.

Il processo è già una pena…

Esatto. Oggi in Italia chi riesce a dimostrare la propria assoluta estraneità al reato o l’insussistenza di qualunque fatto di rilevanza penale, non solo deve sopportare il peso del processo ma anche quello delle spese necessarie per difendersi. E questo non è giusto.

Si potrà avere un rimborso fino a diecimila e 500 euro.

È un risarcimento concreto dopo che la vita di molte persone è stata rovinata da processi finiti nel nulla. Ed è anche un importante passo verso la vera civiltà giuridica.

A quanto ammonta il budget annuale?

Adesso ad otto milioni di euro, ma confido che in prossimi provvedimenti possa essere “aggiornato”.

Quanti sono gli assolti ogni anno?

Purtroppo questo dato non è noto. Si possono conoscere solo le condanne, tramite il casellario. Il ministero della Giustizia non ha un sistema preciso per la raccolta dei dati sui processi che sono stati definiti con l’assoluzione.

La strada scelta è stata quella del rimborso delle spese legali. Ci può spiegare?

Inizialmente si era pensato alla detrazione delle spese. Nella scorsa legislatura, da parte del senatore Gabriele Albertini, era stata depositata una proposta di questo genere. Poi si è deciso di optare per il rimborso, che è più flessibile.

Fino all’ultimo, però, c’è stato da soffrire.

Sbaglio?

L’ala “giustizialista” del Movimento 5 Stelle, in effetti, ha fatto resistenza. Poi però l’intervento da parte di tutti i gruppi, dalla Lega con Massimo Garavaglia che ha sostenuto l’aumento del fondo a otto milioni dai cinque inizialmente previsti, finoi a Italia viva con Maria Elena Boschi, a Giusi Bartolozzi di Forza Italia ed a Enrico Borghi del Partito democratico.

Quale sarà il passo successivo?

Serve una maggiore responsabilità da parte dei magistrati.

Può anticiparci qualcosa?

C’è una mia proposta che prevede una valutazione di professionalità “ad hoc” per i magistrati requirenti. Se un pm, ad esempio, vede sistematicamente assolti gli imputati che manda a giudizio e andare in fumo le sue indagini, bisognerà tenerne conto ai fini delle progressioni di carriera.

Ci sono poi i profili disciplinari.

Non è facile arrivare a considerare anche questo aspetto. Difficile che maggioranza attuale possa approvare una norma che prevede il procedimento disciplinare per i magistrati che hanno arrestato ingiustamente una persona. Eppure, come ripeto sempre, serve abbandonare la cultura della comoda “deresponsabilizzazione” secondo la quale al magistrato che arresta un innocente non succede nulla.

Il tema degli errori giudiziari è ricorrente.

Ricordo sempre che dal ’ 92 ad oggi 28mila persone sono state arrestate ingiustamente e risarcite per una cifra complessiva che supera gli 800 milioni di euro. Anche se il 90 per cento delle ingiuste detenzioni non viene risarcito sulla base del presupposto che il sottoposto a cautela ha “contribuito” colposamente all’errore avvalendosi, come prevede il codice, della facoltà di non rispondere.

«ACCUSARE SEMPRE GLI INNOCENTI È IRRILEVANTE?»

«C’È UN’ALTRA MIA PROPOSTA CHE PREVEDE UNA VALUTAZIONE DI PROFESSIONALITÀ AD HOC PER I MAGISTRATI REQUIRENTI: SE UN PM VEDE SISTEMATICAMENTE ASSOLTI GLI IMPUTATI CHE MANDA A GIUDIZIO, E VEDE ANDARE IN FUMO LE PROPRIE INDAGINI, BISOGNERÀ TENERNE CONTO AI FINI DELLE PROGRESSIONI DI CARRIERA.

BASTA CON LA DERESPONSABILIZZAZIONE »