L’Europa è la culla del diritto e dei diritti. Tuttavia, spesso assistiamo a crepe che possono mettere a rischio ciò che forse diamo per scontato: un sistema giudiziario equo, accessibile e indipendente. È questa la ragione del manifesto-appello che il CCBE ha rivolto alla politica alla vigilia delle elezioni europee?

Ci sono molte ragioni per il Manifesto. Una di queste è certamente quella di sottolineare l’importanza di un sistema giudiziario equo, accessibile e indipendente, elementi spesso dati per scontati. Come evidenziato nel Manifesto del CCBE, dobbiamo lavorare con grande fermezza per preservare quanto è stato raggiunto in tutta l’Unione Europea. Il CCBE monitora costantemente e evidenzia i rischi che possono minare il sistema giudiziario e lo Stato di diritto. Ad esempio, nel suo contributo alla Relazione sullo Stato di diritto della Commissione europea per il 2024, il CCBE ha fornito una panoramica degli eventi che hanno avuto un impatto sulla tematica.

Il contributo del CCBE è composto anche dai rapporti ricevuti dagli Ordini degli Avvocati nazionali e dalle Law Societies riguardanti sviluppi a livello di Stati membri, con un particolare focus su quelli che rappresentano un rischio e potenzialmente minano l’indipendenza degli avvocati, degli Ordini e l’accesso alla giustizia.

Nel suo contributo, il CCBE evidenzia anche le preoccupazioni e le prassi che in differenti contesti rappresentano un attacco ai valori della professione legale e al funzionamento del sistema di giustizia stesso, tra cui la riservatezza delle comunicazioni avvocato-cliente, minacce o molestie fisiche agli avvocati, online o anche per vie giudiziarie, come anche normative e azioni politiche che hanno la possibilità di influenzare negativamente l’indipendenza degli Ordini e degli avvocati. Il CCBE continuerà a monitorare e a evidenziare questi rischi le loro potenziali conseguenze, e per questo motivo il nostro Manifesto richiama l’attenzione sulla necessità di essere vigili contro le minacce allo Stato di diritto. Desidero aggiungere che queste minacce non sono sempre immediatamente classificabili, ma spesso possono avere conseguenze pratiche di vasta portata, sia a livello dell’UE che nazionale.

Inoltre, per sottolineare quanto sia importante il tema dello Stato di diritto per la nostra organizzazione, il CCBE ha recentemente creato una rete di punti di contatto nazionali responsabili del monitoraggio e della segnalazione di questioni interne rilevanti la tutela dello Stato di diritto, nonché di facilitare e rafforzare il coordinamento degli Ordini degli Avvocati nazionali e delle Law Societies per il contributo del CCBE alla Relazione annuale della Commissione sullo Stato di diritto. Crediamo che tale rete fornirà alle istituzioni dell’UE preziose informazioni sulle diverse situazioni nazionali che stanno accadendo sul piano interno. A livello europeo continueremo ad impegnarci con le istituzioni dell’Unione per tenere alta la guardia su questi problemi, e siamo molto grati alle istituzioni dell’UE per il loro impegno, supporto e comprensione di quanto accade in questo ambito.

Anche in Europa, specialmente in alcuni Paesi, si ha l’impressione che la difesa dello Stato di diritto e delle tutele vengano vissute come una sorta di fastidio, un ostacolo al raggiungimento della verità processuale; allo stesso tempo l’avvocato viene spesso dipinto dai media come colui che lavora per frenare questo desiderio di verità, mentre sta solo difendendo i diritti di una parte. Questa narrazione rischia di indebolire il diritto alla difesa e la figura stessa dell’avvocato. Come si può arginare questa deriva?

Il CCBE è fiducioso che la maggior parte delle persone comprenda il ruolo importante che svolge un avvocato. Ogni giorno, gli avvocati assistono i loro clienti in molte situazioni diverse e difficili, sia nella consulenza che nella rappresentanza in giudizio. Gli avvocati hanno il dovere di assistere i clienti anche in questioni che possono essere viste come impopolari. Indipendentemente dalle circostanze, un avvocato deve garantire che un cliente sia adeguatamente assistito, correttamente rappresentato e assicurargli che possa avere un processo equo.

Tuttavia, ciò non è sempre apprezzato o compreso da tutti, poiché possono sorgere certe percezioni - che provengono dai media o da altre fonti - che presentano una visione erronea di ciò che fa un avvocato, del suo ruolo e, in definitiva, della sua funzione.

Lo Stato di diritto e le tutele che concede la legge non dovrebbero mai essere visti come un fastidio o un ostacolo al raggiungimento della verità. Al contrario, è grazie a queste tutele che possiamo fare affidamento sul nostro sistema giudiziario e credere nei risultati che esso produce. Gli avvocati sono parte integrante di qualsiasi sistema giudiziario e sono attori chiave nell’amministrazione della giustizia. Abbiamo notato in vari contesti un aumento della mancanza di comprensione della necessità della difesa dei principi che derivano dallo Stato di diritto e siamo consapevoli che ci saranno pressioni da svariate fonti o reazioni a certi atteggiamenti. Tuttavia, ciò che rimarrà costante è l’impegno a consolidare il nostro ruolo nel difendere i diritti.

È anche per questo motivo che, nell’ambito del diritto penale, ad esempio, abbiamo contribuito in modo molto attivo allo sviluppo di garanzie procedurali per persone indagate o anche solo sospettate nei diversi procedimenti, al fine di raggiungere standard minimi di tutela dei diritti in tutti gli Stati membri dell’UE su questioni quali, ad esempio, la presunzione di innocenza. A tal proposito, il nostro Manifesto fa espresso riferimento anche alla necessità di garantire che le tutele esistenti siano attuate in modo efficace, al fine di assicurare la protezione effettiva dei diritti fondamentali, come il diritto ad un processo equo, alla rappresentanza legale e alla stessa presunzione d’innocenza.

Il CCBE continuerà ad impegnarsi per garantire che il ruolo e la funzione di un avvocato siano compresi; ma c’è la necessità che questa responsabilità sia assunta in modo più ampio e a diversi livelli della società, proprio per promuovere il ruolo e la funzione di un avvocato, contrastando qualsiasi rappresentazione distorta della professione.

L’indipendenza della professione legale, l’accesso alla giustizia, l’equità del sistema giudiziario sono alcuni dei punti che caratterizzano il Manifesto del CCBE. La politica ascolterà le vostre richieste?

Il CCBE ritiene che i politici, in larga parte, condividano l’importanza di una professione legale indipendente, dell’accesso alla giustizia e della necessità di un sistema giudiziario equo. Sarebbe una prospettiva preoccupante se si presumesse che questi principi non siano ritenuti importati dal livello politico. Tuttavia, il CCBE riconosce anche quanto facilmente questi principi possano subire interferenze qualora siano percepiti come una minaccia alle posizioni di alcuni politici o di determinate agende politiche. È per questo motivo che è necessaria un’applicazione coerente dello Stato di diritto, un’applicazione che non fluttui a seconda dei cambiamenti politici. Abbiamo notato anche che c’è una maggiore attenzione, comprensione e difesa della necessità di tutelare l’accesso alla giustizia e l’equità del sistema giudiziario quando si osservano sviluppi che in altri Paesi che minacciano o interferiscono con lo Stato di diritto.

Nel Manifesto chiedete anche un sostegno per il patrocinio a spese dello Stato e l’assistenza legale alle persone che si trovano in posizione svantaggiata. Desidera parlarne?

Certamente. Il CCBE ritiene che sia importante dedicare una parte specifica del nostro Manifesto a sottolineare che gli individui, compresi coloro con limitate risorse finanziarie, devono avere accesso facilitato e diretto alla giustizia. Senza un’assistenza legale adeguata e un accesso garantito dallo Stato a tale assistenza ci saranno individui svantaggiati nel navigare nel sistema legale. E sono spesso proprio coloro che sono più svantaggiati a necessitare di maggior protezione.

Tuttavia, desidero aggiungere che il patrocinio a spese dello Stato non è sufficiente di per sé, ed è per questo che facciamo anche presente che il sistema giudiziario stesso ha bisogno di maggiori risorse a livello di strutture e di personale. Queste risorse sono necessarie per avere - e aspettarsi - il funzionamento efficiente dei tribunali, la risoluzione tempestiva delle controversie e l’amministrazione della giustizia nel complesso. Fondamentalmente, è necessario sia un sistema di patrocinio a spese dello Stato efficace e adeguatamente sostenuto, sia un sistema giudiziario dotato di risorse adeguate.

Il futuro della professione legale, come molte altre professioni, dovrà confrontarsi inevitabilmente con l’intelligenza artificiale che può essere vista come un pericolo, ma anche come un’opportunità. Pensa che l’Europa debba promuovere la formazione degli avvocati per affrontare le sfide del sistema giudiziario del futuro?

Il CCBE ritiene che la formazione in tutti gli ambiti del diritto sia essenziale, e la formazione in materia di intelligenza artificiale (IA) non rappresenta un’eccezione. La formazione sull’IA richiede, tuttavia, una riflessione attenta e la conoscenza dei potenziali rischi e benefici dei diversi strumenti e sistemi di IA, nonché una comprensione approfondita dei principi etici che sottendono al sistema giudiziario. Ritengo che sia d’interesse comune sapere che nel 2022 il CCBE ha prodotto una Guida sull’uso degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale da parte degli avvocati e degli studi legali nell’UE (“ Guide on the use of Artificial Intelligence- based tools by lawyers and law firms in the EU”). Questa guida mira a fornire informazioni su come gli avvocati potranno utilizzare le opportunità fornite dagli strumenti IA e come essi potrebbero aiutare i processi organizzativi anche dei piccoli studi. L’obiettivo è fornire agli avvocati un base per capire cosa possono e cosa non possono realisticamente aspettarsi da questi sistemi.

Inoltre, due anni prima, nel 2020, il CCBE ha prodotto un documento dal titolo “ Considerations on the legal aspects of Artificial Intelligence” (Considerazioni sugli aspetti legali dell’Intelligenza Artificiale). Questo documento ha indicato che con la crescita dell’IA e l’arrivo della legal tech, l’attività legale è diventata sempre più complessa proprio in ragione delle nuove problematiche legali sollevate dall’IA e dallo sviluppo di strumenti digitali altamente sofisticati, che gli avvocati devono capire e padroneggiare. Il documento ha anche evidenziato che l’impatto dell’IA sulla formazione degli avvocati non si limita alle competenze tecnologiche necessarie, poiché è molto importante sviluppare anche le pertinenti capacità soft e di performance strategica, come anche lo sviluppo delle capacità per comprendere meglio le esigenze dei clienti nell’uso di questi sistemi. Pertanto, la formazione dovrebbe essere utilizzata per estendere la competenza generale degli avvocati nella comprensione dell’ambiente tecnologico in cui probabilmente lavoreranno, mantenendo il focus sui principi legati all’etica degli avvocati e alla protezione dei diritti umani. Più in dettaglio, il documento si riferisce all’auspicio a che siano adottati programmi e offerte di corsi di formazione che forniscano conoscenze e competenze pratiche e teoriche. Ciò al fine di consentire agli avvocati di comprendere ed essere in grado di utilizzare le tecnologie legali, tra cui l’IA, la blockchain, gli smart contracts (cd contratti intelligenti), i big data, gli strumenti di risoluzione delle controversie online (ODR), l’automazione, ecc.

Pertanto, il CCBE è molto impegnato a contribuire a che la formazione sia sviluppata al livello appropriato e sulle tematiche più rilevanti e, in effetti, l’Unione Europea dovrebbe promuovere e sostenere lo sviluppo di uno strumento per la formazione degli avvocati al fine di affrontare il sistema giudiziario del futuro.

Vorrei aggiungere che il CCBE è lieto di vedere che c’è anche una maggiore comprensione a livello di istituzioni europee del fatto che i giudici, i pubblici ministeri, il personale giudiziario e gli altri operatori della giustizia siano sufficientemente formati per essere in grado di cogliere i vantaggi dell’uso delle tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale, e anche per affrontare i rischi associati al loro uso e i requisiti etici in termini di comportamento.