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La maggior parte degli emendamenti in materia di voto di scambio e di legittima difesa sono stati presentati da lui, che ha dato battaglia pur rimanendo inascoltato dal governo. L’ex presidente del Senato, Piero Grasso, ha lanciato un appello al governo: «Con la modifica al 416ter si rende più difficile perseguire il reato». Che cosa prevede la modifica all’articolo sul voto di scambio? Il testo promosso dal relatore Giarrusso ha eliminato il riferimento alla modalità mafiosa della promessa di voto e questo è positivo; però ha previsto anche che il soggetto autore della promessa, anche attraverso intermediari, debba essere “appartenente” alla mafia e noto come tale a chi accetta i voti. E questo quali perplessità solleva? Secondo il nostro ordinamento, un soggetto è da considerarsi appartenente alla mafia solo dopo una condanna definitiva e passata in giudicato. Ecco, chi come me si è occupato a lungo di questi fenomeni sa che la realtà dei fatti è diversa: sul territorio un soggetto può essere riconosciuto come mafioso ed esercitare un potere mafioso pur non avendo alcuna condanna definitiva. Questo testo, dunque, limita molto l’applicabilità della norma sul voto di scambio. Un’altra perplessità sta nel calcolo della pena, che viene aumentata della metà nel caso in cui l’imputato di voto di scambio sia stato eletto. In questo caso, la pena va dai 15 ai 22 anni e mezzo. Nessuno più di me sa quanto la mafia sia qualcosa di ripugnante, ma che un candidato eletto venga punito in modo più grave di un mafioso e quasi quanto un omicida mi sembra sproporzionato per il nostro sistema penale. Lei ha presentato un emendamento per tentare di correggere il testo. Cosa prevedeva? La mia proposta faceva riferimento ad una delle finalità tipiche di cui al 416-bis, ovvero quella di impedire o ostacolare il libero esercizio del diritto di voto procurando, in cambio di denaro o altra utilità, consensi al candidato. In questo modo, collegando la promessa ad uno dei fini tipici della mafia, non appare necessario, come previsto invece dal Ddl Giarrusso, che l’unica ipotesi di voto di scambio si realizzasse soltanto attraverso l’accordo con un soggetto condannato definitivamente per mafia: è sufficiente quindi che il voto si ricolleghi a un clan mafioso e che questo si avvalga per imporlo della intimidazione diffusa sul territorio. Un mafioso, infatti, non gira con un cartello al collo con sopra scritto “condannato in via definitiva” e la consapevolezza da parte del candidato è difficilissima da acquisire in giudizio. Che problemi potrebbero presentarsi, oltre alla difficoltà della prova? Esiste anche un problema intertemporale, per quanto riguarda i processi in corso, basati sulla precedente formulazione di questo articolo. Se la norma approvata oggi al Senato venisse considerata più favorevole al reo, tanti processi in corso potrebbero finire in assoluzioni. Nei procedimenti in via di definizione, infatti, potrebbe mancare la prova della consapevolezza da parte del candidato della condanna definitiva del mafioso. Ha provato a interloquire in aula per spiegare questo elemento, vista la sua esperienza in materia? Ho fatto presente che in questo modo diminuiscono le possibilità applicative del 416-ter, che è strumento importantissimo perchè tutela la rappresentanza parlamentare. In un sistema democratico, infatti, incidere sul voto significa promuovere un’azione sovversiva. In Aula, però, il relatore Giarrusso non si è presentato, il Presidente della commissione Ostellari ha fatto da relatore e i 5 Stelle sono andati avanti senza fare alcuna concessione ad emendamenti delle minoranze. I miei appelli sono stati inutili, anche se avevo proposto di rinunciare al mio emendamento, purchè la maggioranza ne facesse propri i contenuti. Altro fronte caldo e blindato dalla maggioranza è quello sulla legittima difesa. Sì, tutti gli emendamenti presentati dai grillini sono stati ritirati e quelli delle minoranze nemmeno presi in considerazione. La spaventa la possibilità di una difesa “sempre legittima”? Mi spaventano soprattutto le sue conseguenze indirette. Lungi da me difendere ladri e rapinatori, ma io penso che le norme debbano rientrare nel quadro di uno stato di diritto, non con automatismi che non calcolano in alcun modo la proporzione tra azione e reazione. Le faccio un esempio che ho fatto anche in aula: un figlio dimentica le chiavi di casa, torna alle tre di notte e cerca di aprire la porta, il padre si alza e gli spara con la pistola che tiene sul comodino. Non è un caso così al di fuori della realtà: una norma come quella voluta dal governo legittima indirettamente il diritto di armarsi e chiunque ha un arma rischia di innescare una spirale di violenza. La dicitura attuale prevede davvero che si possa sparare a vista, entro le mura domestiche? Nelle mura domestiche, ma anche - secondo la giurisprudenza - nelle appartenenze al domicilio come il garage o il giardino. Attualmente, l’unico caso in cui si prevede la colpevolezza è l’uccisione di un ladro in fuga, perchè proprio la fuga fa cessare la situazione di pericolo. Aggiungo che il testo presenta una dizione poco solida come quella di “minaccia di uso delle armi”: significa che è legittima difesa anche se si spara contro un ladro che ci minaccia verbalmente, con la pistola nella cinta. In sintesi: non conta più la proporzione tra azione e reazione. Esiste una relazione, sul piano politico, che lega le modifiche al 416ter e alla legittima difesa? Il disegno è lo stesso, perchè si punta all’innalzamento della pena come fattore di sicurezza. Si tratta di un modo molto superficiale di interpretare il concetto di sicurezza, perchè le assicuro che l’aumento delle pene non crea alcuna deterrenza: chi commette un reato agisce prevedendo l’impunità, non la pena. Lo hanno confermato tutti gli operatori del diritto ascoltati in Commissione, eppure per il governo questo è un modo di propagandare rigore per nascondere il vero problema: trovare i colpevoli dei reati e processarli in modo giusto e rapido. La conferma di questo me l’hanno data gli auditi, durante l’iter per la legge sulla legittima difesa. Che cosa le hanno chiesto? Le associazioni di tabaccai, benzinai, farmacisti, gioiellieri sono venute in Senato a chiederci non una difesa sempre legittima o pene più alte, ma di eliminare l’uso del contante senza che per loro comporti spese. Usando moneta elettronica, infatti, sparisce l’oggetto stesso delle rapine. In aggiunta, hanno chiesto un maggior controllo del territorio e lamentato la lunghezza dei processi e la mancanza di certezza della pena. Questo, e non propaganda, chiedono i cittadini.